Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
(www.jobsnews.it del 27/09/21)
“Strana vita la mia”, storia raccontata da Romano Prodi in un libro (Solferino editore) a pochi mesi dall’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
L’occasione per Prodi di essere eletto alla Presidenza della Repubblica si presentò nel 2013 ma si dissolse rapidamente rivelando una fronda interna al Pd di proporzioni inaspettate. Prodi valuta i voti del Pd che gli sono mancati ben più dei 101 franchi tiratori, di cui si è parlato all’epoca, perché ritiene di avere attirato voti anche dall’altro schieramento. Resta un fatto grave, per certi versi inspiegabile, che il Pd non abbia mai aperto una riflessione per comprendere le ragioni dell’affossamento della candidatura del suo fondatore. Non avere aperto una riflessione lascia un’ombra inquietante sul Pd che sembra non essere in grado di affrontare pubblicamente questa ferita. Non lo è stato dopo la bocciatura e le dimissioni di Bersani, né con i successori immediati, né con Renzi, né con Zingaretti e per ora neppure Letta ha deciso di fare chiarezza... Continua a leggere...
(www.jobsnews.it del 20/09/21)
La questione clima e le iniziative per evitare il disastro ambientale sono centrali. Purtroppo nella discussione politica e sociale sembra che ci sia ancora tempo, mentre la relazione degli scienziati dell’ONU denuncia il drammatico ritardo nell’adottare le misure necessarie e sottolinea i rischi concreti di aggravamento dell’alterazione del clima. Il clima non è un capitolo come altri, quasi che dopo si potesse passare ad altro argomento. Oggi l’alterazione del clima è il punto centrale che deciderà del futuro stesso dell’umanità e le iniziative per fermare la deriva clima alterante sono la conseguenza indispensabile per rimediare al massimo possibile. Il PNRR ha avuto il merito, riprendendo orientamenti e input della Commissione Europea di dare centralità a questo tema con iniziative importanti e investimenti per 67 miliardi di euro... Continua a leggere...
(www.jobsnews.it del 13/09/21)
All’inizio in sordina, tra gli addetti ai lavori, ora in modo sempre più evidente si sta aprendo la discussione tra gli stati europei sul futuro delle regole del patto di stabilità. Dopo il trattato di Maastricht (1992) si arrivò al patto di stabilità e crescita nel 1997, con un’impostazione segnata da un’egemonia tedesca ispirata da una concezione liberista dell’austerità, ben poco solidale con gli stati in maggiore difficoltà. Il patto di stabilità fu concepito come condizione per arrivare all’Euro. La vittima più illustre del modello di austerità dieci anni dopo fu la Grecia, la cui crisi fu gestita dall’Europa sulla base di scelte che fecero pagare a quel paese prezzi sociali altissimi. La Grecia ebbe la sfortuna di diventare protagonista, suo malgrado, di una cura di austerità senza precedenti, per di più di esempio ad altri, Italia in testa. Solo dopo averne constatato l’esito disastroso la cura di austerità alla Grecia fu oggetto di ripensamenti. Non sempre sinceri... Continua a leggere...
(www.jobsnews.it del 4/09/21)
Il presidente del Consiglio Draghi condivide le dichiarazioni del suo ministro per la Transizione ecologica? Il quale anziché dedicarsi anzitutto ai compiti per arrivare a mettere sotto controllo le emissioni climalteranti non trova di meglio che contraddire il risultato del referendum popolare del 2011 che ha bocciato con il 60% dei voti la proposta del governo Berlusconi di reintrodurre il nucleare civile. Per di più era il secondo referendum vinto dal No al nucleare civile, visto che il primo nel 1987 aveva portato alla chiusura di tutte le centrali esistenti in Italia.
Qualche accenno alla possibilità di reintrodurre il nucleare civile il ministro Cingolani lo aveva fatto alcuni mesi fa, ma sembrava che le reazioni alle sue aperture fossero rientrate. Invece no, è recidivo, oggi riprende l’argomento con dichiarazioni molto più impegnative, il cui vero punto di forza sembrano essere i contratti vinti dalle aziende italiane in altri paesi che non hanno deciso di uscire dal nucleare. In sostanza gli affari vengono prima della salute dei cittadini, dell’ambiente e di nuovo si sprecano le rassicurazioni sulla sicurezza degli impianti che sarebbero di nuova generazione. Stupisce che queste dichiarazioni vengano fatte proprio nel decimo anniversario del disastro di Fukushima in Giappone. La logica è sempre quella, ogni volta si millantano sicurezze e risultati che non esistono. Il nucleare civile di qualunque dimensione e di qualunque generazione resta pericoloso per ambiente e cittadini, cioè è soggetto ad incidenti, costa un’enormità nel momento in cui le energie rinnovabili hanno costi molto inferiori, per non parlare delle scorie nucleari il cui smaltimento è un rompicapo senza soluzioni accettabili.
Draghi farebbe bene a richiamare il suo ministro spiegando a Cingolani che non può mettersi contro il voto dei cittadini. La questione nucleare è chiusa e al massimo si tratta di gestire nel modo migliore le conseguenze nefaste degli impianti del nucleare civile che l’Italia ha avuto. Certo, il ministro Cingolani è ripetitivo! Ha la fissa del nucleare e ammonisce, soprattutto gli ambientalisti “radical chic” (ma chi parla più così?): “Se non guardate i numeri rischiate di farvi male come mai successo in precedenza”. Il ministro – che sembra non avere ancora capito che lo sconvolgimento climatico si abbatte drammaticamente su tutti – di quali numeri sta parlando?
È vero o no che dobbiamo realizzare, in tutto il mondo, pure in fretta, un formidabile spostamento verso gli impieghi dell’elettricità in tutti i settori di consumo, ma il nucleare è lì rannicchiato da anni sotto il 2% dei consumi finali d’energia, superato alla grande dall’idroelettrico e nel 2020 anche dalle rinnovabili (3100 TWh vs 2750 TWh). Già, ma c’è la IV generazione! Impreciso e confusionario come sempre, Cingolani biascica di IV generazione “senza uranio arricchito e acqua pesante”, per di più “a costo basso”. Perché non è andato a dare un’occhiata alla pagina online del Generation IV International Forum (GIF)? Nessuno dei sei reattori lì proposti, tre “veloci” e tre “termici” – peraltro gli stessi di venti anni fa quando il GIF nacque – corrisponde alle fanfaluche del ministro. “A costo basso”? Certo, come la mitica generazione III “plus”, quella che Sarkozy voleva rifilare all’ingenuo duo Berlusconi/Scaiola e fortunatamente fermati in Italia dal “popolo sovrano” (referendum 2011). L’esercizio di questa fantomatica generazione III plus, previsto per il 2012 a Flamanville (Francia), ancora oggi non decolla, per di più con una quintuplicazione, al 2018, dei costi! Figuriamoci la IV generazione, per la commercializzazione della quale il GIF vaticina, senza vergogna, il 2030. Bisogna avere un po’ di compassione per i pii desideri di un settore che già nel 1986 fu proclamato da Forbes come il più clamoroso fallimento industriale degli Usa.
Carlo Rubbia riprese, con autorevolezza, la critica di fondo al nucleare, del quale la Fisica si è disinteressata da quando, sessanta anni fa è divenuto materia per i tecnici attuatori, mentre bisognerebbe mettere al centro la necessità di un ripensamento generale della Fisica del reattore perché a garantire la sicurezza siano gli stessi principi fisici di funzionamento. Così si predicava per i reattori “a sicurezza intrinseca” – chi ne parla più? – come quello progettato qui da noi da quel galantuomo, competente, di Maurizio Cumo. Ma senza successo di attenzione. Per questo Rubbia affermava: “Il nucleare classico, compreso quello di quarta generazione, non può aspirare a una diffusione su larga scala” (La Repubblica, 30 maggio 2007). Un altro radical chic, mentre Cingolani continua col suo tic nucleare a un livello tale da far sembrare quel letterato di Minopoli, presidente dell’AIN, come un Nobel candidato per la Fisica.
La questione purtroppo è seria. Draghi spieghi a Cingolani che non si va contro un doppio pronunciamento popolare e che il suo compito è dedicarsi seriamente alla transizione ecologica e all’attuazione del PNRR, cercando di seguire le linee della Commissione europea anziché scegliere il ruolo di frenatore come è stato per il piano Fit for 55 che avanza proposte coraggiose, certo da valutare con attenzione nei loro effetti, ma per attuarle al meglio non per ritardarle o peggio sabotarle. Al contrario, le inevitabili contraddizioni e conseguenze di un coraggioso cammino verso una risposta seria alla crisi climatica, tendendo conto della denuncia degli scienziati dell’ONU.
Ci sarebbe materia di confronto per scelte coraggiose invece di attardarsi a tenere bordone alla lobby degli interessi del nucleare e della conservazione nel campo delle politiche innovative nell’ambiente e nell’energia.
In questo caso si confrontano come poche altre volte innovatori e conservatori e sembra impossibile che Draghi scelga di essere trascinato sul versante della conservazione
Mario Agostinelli Presidente Laudato Sii
Alfiero Grandi vice Presidente Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
Jacopo Ricci Presidente dell’Associazione giovanile NOstra
Massimo Scalia Coordinatore scientifico d ell’Osservatorio sulla transizione ecologica – PNRR
Ci sono persone delle quali è complicato parlare per l’intreccio tra qualità personali indubbie e rapporti di amicizia. Distinguere con oggettività è un’impresa ardua. Bruno Trentin è una di queste figure, anche per questo avevo cercato di condividere con altri questo impegno che hanno partecipato allo stesso percorso nel gruppo dirigente della Cgil, ma finora senza esito.
Dopo 14 anni dalla morte mi sono imposto di iniziare a fare i conti con le mie difficoltà e di provare a descrivere la figura di Trentin come l’ho vissuta.
Una figura chiave, importante, di svolta. Tanto più rilevante se inserita nel contesto sia del gruppo dirigente della Cgil che del Pci/Pds dell’epoca. I legami profondi con la Cgil e l’appartenenza al Pci, sia pure con disincanto e posizioni critiche, non erano un vincolo esterno ma fortemente vissuto e questo contribuisce a spiegare i tormenti e persino le sue difficoltà personali, come appare dai diari. Non poteva non esserne parte, ma non poteva esserlo per ragioni di appartenenza organizzativa e quindi Trentin doveva esercitare continuamente un difficile esercizio di responsabilità e insieme di coraggio individuale... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 02/08/21)
Usava dire che il problema è politico. Concetto oggi in disuso per la fatwa che ha colpito la politica, in buona parte per colpa sua, ma anche perché a poteri economici, finanziari e corporazioni varie non è parso vero che la politica avesse una tendenza al suicidio per acquistare una sempre maggiore libertà di decidere o di influire senza i vincoli e i controlli, a cui la politica ha rinunciato nel tempo.
Ci sono ragioni oggettive che spingono in questa direzione. Poteri enormi e invasivi sono cresciuti a dismisura, senza controlli reali, senza sedi internazionali adeguate di intervento e regolazione, e decidono su tutto quanto riguarda i loro interessi senza alcun riguardo per i poteri pubblici. Sopravanzano gli Stati, di fatto svolgono politiche sovranazionali in piena autonomia, di cui spesso gli stati sono subalterni. Basta pensare alle grandi aziende dell’ICT, che partendo da un nucleo originario si stanno espandendo in modo pervasivo in altri settori e sono ormai un nucleo forte delle borse e della finanza. Pensano a tutto: dallo spazio a battere moneta... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 26/07/21)
Siamo alle soglie del semestre “bianco” durante il quale il Presidente della Repubblica non può sciogliere in anticipo le Camere. Le elezioni anticipate sono un deterrente nelle mani del Presidente della Repubblica per ricondurre a ragionevolezza i partiti riottosi e far prevalere il senso di responsabilità. Forse per questo il Presidente Mattarella ha chiarito che comunque può esercitare altri poteri come rinviare alle Camere decreti legge che durante la conversione hanno subito rigonfiamenti esagerati, fino a raddoppiare il numero degli articoli e aumentare a dismisura le materie in essi contenute. Tuttavia il Presidente ha inevitabilmente aperto una riflessione ben più consistente.
Anzitutto sul rapporto tra governo e parlamento. È un fatto che i decreti legge sono raddoppiati dal febbraio 2020 se confrontati con il periodo precedente e che i voti di fiducia sono la normale modalità con cui arrivano all’approvazione in parlamento, inoltre il voto di fiducia porta con sé i maxiemendamenti. Questo significa che il rapporto tra governo e parlamento è rovesciato. Il parlamento è chiamato ad approvare gli atti del governo che di fatto ne dettano l’agenda e i tempi, mentre non ha di fatto lo spazio (purtroppo spesso neppure le condizioni politiche) per esaminare ed approvare proposte di legge essenzialmente parlamentari. Emblematicamente questa è la situazione in cui si è trovato il ddl Zan che è stato rinviato con la motivazione che c’erano decreti da approvare con urgenza entro i termini, altrimenti sarebbero decaduti. Probabilmente questa motivazione è stata utile ad alcune posizioni politiche che non volevano votare prima della pausa di agosto, ma resta il fatto che è stata spiegata con l’urgenza di altri provvedimenti, guarda caso del governo, confermando così che il parlamento sempre più è chiamato ad un ruolo di ratifica delle decisioni e delle mediazioni trovate a livello di governo. Mentre il parlamento è l’asse del nostro sistema costituzionale... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 10/07/21)
Il Senato ha approvato la legge che modifica la Costituzione decidendo che voteranno per il Senato anche quanti hanno compiuto 18 anni. Circa 4 milioni di giovani elettori/elettrici in più. Scelta condivisibile. Tuttavia questa proposta di modifica è passata a condizione di perdere per strada la corrispondente modifica dell’elettorato passivo, come in origine era previsto. In pratica i giovani potranno votare per i senatori ma non essere eletti e questo ne fa una modifica per lo meno dimezzata. Così i giovani vengono così considerati adatti per eleggere ma non per essere eletti, per questo la novità è debole.
Il voto a 18 anni per eleggere i senatori fa parte di un (teorico) pacchetto di ulteriori modifiche della Costituzione che nelle intenzioni, dichiarate pubblicamente dall’allora maggioranza del governo Conte 2, doveva correggere alcuni difetti evidenti del taglio dei parlamentari. Senza insistere ulteriormente sull’errore compiuto nel tagliare il numero dei parlamentari, gettando in questo modo la croce dei malfunzionamenti – che ci sono – del nostro sistema istituzionale sul parlamento stesso, è abbastanza evidente che allo stato dei fatti è difficilissimo che il pacchetto di ulteriori modifiche costituzionali arrivi al traguardo... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 4/07/21)
La crisi del sistema politico italiano (in particolare dei partiti) rischia di diventare istituzionale e di fare scivolare il nostro paese verso una modifica dei valori, degli obiettivi, costruendo nuove gerarchie sociali che sono il contrario dell’inclusione, mettendo in crisi il ruolo della Costituzione e quindi minacciando la stessa tenuta sociale del nostro paese.
Apparentemente il governo Draghi rappresenta una fase anestetizzata. In realtà non è affatto una pausa, nel paese si agitano tensioni e si sviluppano iniziative. Ci sono movimenti profondi che stanno cambiando collocazioni e orientamenti dei partiti attuali, le loro alleanze e tendono a modificare in profondità il futuro politico del paese. In altre parole i problemi non risolti di identità, di radicamento, di capacità di rappresentare dei partiti stanno portando a convulsioni sempre più profonde, a cui non corrispondono reazioni adeguate, all’altezza dei problemi da affrontare... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 27/06/21)
Quanto sta avvenendo nel Movimento 5 Stelle ha diverse conseguenze. Alcune di grande rilievo sul futuro politico di una possibile alleanza contro la destra alle prossime elezioni. Ad esempio emerge chiaro che le difficoltà a raggiungere un’alleanza diffusa nei Comuni che voteranno ad ottobre non sono solo la conseguenza di singole questioni locali ma di una difficoltà politica, per non dire confusione, nel vertice e di situazioni diversificate, perfino opposte nelle singole realtà che voteranno ad ottobre.
Si vedrà quali saranno gli esiti di questa fase tormentata, con conseguenze imprevedibili. Tuttavia qualche considerazione su aspetti esterni alla crisi del Movimento si può tentare già ora.
Esiste da tempo il problema di decidere una nuova legge elettorale in grado di aiutare il superamento dei gravi limiti politici a cui quelle recenti hanno portato il parlamento, in omaggio alla vulgata che il problema è decidere, la rappresentanza seguirà, come l’intendenza di Napoleone. Il risultato è stato da tempo il capovolgimento dei ruoli. Il governo decide, anzi da tempo soprattutto il presidente del Consiglio, e il parlamento ratifica. Del resto cosa altro sono i ripetuti voti di fiducia, i decreti legge a getto continuo da approvare entro 60 giorni, i maxiemendamenti votati a scatola chiusa, se non la conferma di una preminenza del governo? Il parlamento approva, a volte con sordi brontolii. Con qualche crisi e passaggio di fronte, ma la sostanza resta che il parlamento non ha un ruolo protagonista... Continua a leggere...
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