Il taglio del parlamento, purtroppo confermato dal referendum del 20/21 settembre, ha conseguenze sul funzionamento delle istituzioni del nostro paese, prima ancora che siano approvate ulteriore modifiche costituzionali e forse le anticipa.
E' il frutto avvelenato del taglio del parlamento, che è stato archiviato in fretta dopo il voto, mettendo la sordina alle promesse fatte, a partire dalla nuova legge elettorale.
La ragione è politica. Il taglio ha dato un duro colpo al ruolo e al prestigio del parlamento, che erano già in caduta libera per inadeguatezza del suo funzionamento e per l'incapacità di rappresentare le ansie e le speranze delle elettrici e degli elettori, perchè la scelta degli eletti non è in mano ai cittadini ma ai capi dei partiti, che sono decisivi nel meccanismo elettorale che controlla le candidature e decide chi sarà eletto.
L'esito del referendum non ha portato ad una situazione stabile, con conseguenze certe.
Le promesse fatte in campagna elettorale si sono rivelate strumentali, al solo fine di vincere il referendum, basta pensare alla legge elettorale, ormai rinviata a primavera/estate del 2021.
Neppure le ulteriori modifiche costituzionali sono state approvate e perfino l'abbassamento dell'età di voto a 18 anni per il Senato - pur perdendo per strada l'abbassamento dell'età per essere eletti - è stato approvato.
Per di più il Pd non ha visto di meglio che proporre ora il monocameralismo, anziché proporre semmai di cambiare il taglio del parlamento, e adombra una nuova Camera proponendo di costituzionalizzare la conferenza stato/regioni.
La legge elettorale ha bisogno del presupposto di un quadro costituzionale stabilizzato, così tutto è più complicato. Per noi è urgente approvare una nuova legge elettorale sulla base di due principi: diritto dei cittadini di scegliere direttamente i loro parlamentari - che non debbono essere nominati dai capi partito - e proporzionalità - tanto più necessaria dopo il taglio del parlamento - per rappresentare le diversità politiche e le aree territoriali.
Non possiamo rassegnarci a votare con il rosatellum, nella versione adattata da Calderoli/Lega, che ha accresciuto il peso del maggioritario. Non approvare una nuova legge elettorale fa correre il rischio che un incidente politico, sempre possibile, possa portare la destra ad essere favorita e perfino a creare le condizioni per eleggere da sola un nuovo presidente della Repubblica.
Veltroni, che pure aveva dichiarato di essere per il No, ha rilanciato la legge maggioritaria, utilizzando il traino ...
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