Vale la pena di insistere sulle ragioni che spingono a chiedere il referendum abrogativo sulla legge 86/24 (Calderoli), la cosiddetta “autonomia differenziata”. Il governo Meloni ha appaltato al Ministro Calderoli la legge sull’autonomia regionale differenziata e non vuole prendere atto della sentenza 192 del 3-12-24 della Corte costituzionale e delle sue conseguenze. Se l’avesse fatto avrebbe potuto proporre l’abrogazione di quanto resta della legge, consentendo così una discussione in parlamento senza i condizionamenti degli errori fatti. Purtroppo questo governo è incapace di ammettere errori e di cercare un confronto serio in parlamento e con la società.
Senza cancellazione la legge continua ad esistere, pur menomata dalla sentenza della Consulta, come del resto ha riconosciuto la Cassazione. La Corte costituzionale con la sentenza 192 ha chiarito che nessuna interpretazione degli articoli 116 c.3 e 117 della Costituzione è possibile contraddicendo i principi fondamentali della Carta, come ha fatto la legge Calderoli. In pratica la sentenza ha interpretato questa parte del titolo V alla luce dei principi generali della Costituzione, ad esempio chiarendo che l’Italia è una e indivisibile e quindi i diritti garantiti dalla Carta ai cittadini debbono essere gli stessi, senza distinzione di regione o altro.
L’unità nazionale va salvaguardata e questo riguarda sia lo stato che le regioni, oltre che i comuni che tuttavia sono compressi dalla legge Calderoli in un ruolo subalterno.
Che cosa ha detto la Corte CostituzionaleLa sentenza 192 ha riconsegnato al parlamento il ruolo fondamentale che gli affida la Costituzione, tanto più se si tratta di decisioni che riguardano i diritti fondamentali, a partire dai Lep (i livelli essenziali delle prestazioni) che non possono in alcun modo essere sequestrati dal governo, per di più senza criteri espliciti di delega decisi dal parlamento.
Meno che mai il parlamento può essere obbligato ad approvare una legge senza poterla modificare, magari ...
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