Nei giorni scorsi ci sono stati eventi in direzioni fortemente contrastanti.
Da un lato il parlamento italiano ha approvato a larga maggioranza in via definitiva (8 febbraio) la modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione per inserire tra i suoi principi fondamentali la tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi (art. 9) prevedendo che l’iniziativa economica non possa svolgersi in modo da recare danno alla salute e all’ambiente e che la legge ha il compito di determinare programmi e controlli per indirizzare l’attività economica pubblica e privata a fini ambientali (art. 41). Certo, la giurisprudenza della Corte costituzionale aveva già consolidato nella pratica buona parte di questi principi con sentenze che di fatto hanno anticipato quello che ora è scritto nella Costituzione. Anche alcune direttive europee hanno contribuito a mettere al centro salute e ambiente. Dall’altro lato la Commissione europea, sotto la pressione di interessi pubblici e privati, ha contraddetto sé stessa, i suoi stessi coraggiosi obiettivi contenuti nel piano Fit for 55, e ha approvato una proposta di direttiva sulla tassonomia europea che vorrebbe inserire gas e nucleare tra le energie rinnovabili, che in realtà non sono...