La proposta Calderoli sull’autonomia regionale differenziata, approvata dal governo, ora è all’esame del parlamento. Calderoli ha anche nominato la commissione per definire i Lep (Livelli Essenziali di Prestazione).
In realtà non c'è nulla di cui vantarsi, è stata bloccata un'iniziativa importante contro la crisi climatica.
Draghi non è un ambientalista ma ha saputo collocare l'Italia in una posizione corretta sulla crisi climatica in occasione del G20 di Roma e poi della Cop 26 di Glasgow puntando sull'obiettivo di non arrivare all'aumento di 1,5 gradi.
Non è passato molto tempo, l'Italia oggi si sta collocando in una posizione opposta, di retroguardia e nel caso dei motori endotermici delle auto con una brusca inversione di rotta, contrastando le iniziative più coraggiose della Commissione europea sui temi ambientali...
La marcia trionfale dell’Aida rappresentata dall’approvazione (solo preliminare) della proposta Calderoli in Consiglio dei ministri dovrebbe servire alla rielezione di Fontana e a rilanciare la Lega ormai superata da Fratelli d’Italia anche in Lombardia e Veneto.
Non è cambiato granché dalla precedente bozza Calderoli. Il Parlamento continua a essere tenuto di lato, si esprime solo con atti di indirizzo (raccomandazioni) sulle intese tra il governo e la Regione, di cui il governo tiene conto se vuole. Il Parlamento entra veramente in campo solo alla fine del percorso quando deve approvare il testo definitivo o respingerlo. Si intravvede fin d’ora il voto di fiducia. Resta la procedura pattizia tra governo e singola Regione. È un accordo a due, ora se ne saprà un poco di più, ma la procedura sostanziale resta materia che non si potrà sottoporre a referendum, in altre parole è imposta definitivamente....
La bozza Calderoli per il Consiglio dei Ministri sull'autonomia regionale differenziata cambierà. Le critiche ricevute, anche da destra, hanno lasciato il segno su punti rilevanti come il tentativo di ridimensionare il ruolo del parlamento, sull'uso dei Dpcm per approvare i LEP mentre occorre una legge, sui patti vincolanti tra Governo e Regione interessata. Valuteremo le modifiche alla bozza Calderoli.
Occorre mettere a fuoco altri aspetti importanti e non meno pericolosi.
Il primo riguarda il Governo. Il Presidente del Consiglio ha il compito di guidare il Governo e i Dpcm, quando la legge li prevede come nell'emergenza Covid, sono a sua firma, ma nella bozza Calderoli il comma 5 dell'articolo 2 recita: “il Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie predispone lo schema di intesa definitivo” e lo invia alla Regione interessata. In pratica il Ministro (Calderoli) procede senza il Presidente del Consiglio, che però deve firmare l'intesa.
I Presidenti di Veneto e Lombardia per ora sono leghisti, quindi l'intesa verrebbe predisposta in famiglia con il Ministro Calderoli. Giorgia Meloni può accettare un ruolo solo formale ? Tanto più che l'obiettivo attuale è rafforzare il ruolo di chi guida il Governo.
Il testo del comma 5 prosegue: “entro 30 giorni dalla dall'approvazione della Regione lo schema di intesa definitivo su proposta del Ministro per gli Affari regionali e autonomie è deliberato dal Consiglio dei Ministri”. Qui il Presidente del Consiglio scompare anche se dovrà firmare l'intesa con la Regione.
Il ruolo del parlamento non è previsto. Nulla. Tutto rinviato alla approvazione finale con la quale il parlamento può solo dire si o no a tutto il pacchetto preconfezionato, senza poterlo emendare...
L’elezione diretta del Presidente della Repubblica, che nelle intenzioni dovrebbe garantire una centralizzazione per contenere le Regioni, non sarebbe in grado di governare le loro divaricazioni.
Per la Lega l’autonomia regionale differenziata è la risposta alla tentazione presente in regioni forti (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna) di procedere per conto loro nella saldatura con aree forti della Germania e del Nord Europa.
Quirinale...
L'errore del Governo sulle accise è grave e spinge l'inflazione, come l'aumento delle tariffe autostradali, ma il difetto più grave è che non ha una politica per controllare e contrastare l'inflazione, come conferma il prezzo del gas che sale mentre cala sui mercati.
La Bce prima ha sbagliato sull'inflazione al 2%, sottovalutando la guerra e i suoi contraccolpi, poi ha virato bruscamente tornando a prima del Draghi di “whatever it takes” aumentando i tassi di interesse, a ruota della Fed, come da dottrina monetarista, socialmente ingiusta ed economicamente perdente...
Le politiche economiche del governo delle destre sono un misto di propaganda e interventi “segnaposto”, cioè promesse di azioni future. La distanza tra promesse elettorali e realtà è avvertita anche da Giorgia Meloni che ha cercato di dimostrare l’indimostrabile.
Le attese per il deficit pubblico erano talmente pessimiste che è passato come atto “normale” lo scostamento di bilancio di un punto di Pil, 20 miliardi di euro, dando continuità alle misure prese da Draghi. Il tanto rivendicato scostamento è servito solo a continuare scelte precedenti. La decisione di prelevare meno dalle aziende che hanno speculato sull’esplosione dei prezzi delle fonti energetiche rispetto a quanto aveva deciso Draghi ha aperto un serio problema. Da 10 miliardi di euro si è passati a 2,5 miliardi, i 7,5 mancanti sono stati trovati altrove. Per questo l’attacco al reddito di cittadinanza è stato così aspro e irragionevole...