Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews del 30/09/20)
Siamo ancora in tempo a batterci per la democrazia costituzionale e parlamentare
Il punto più dolente della campagna per il No è stato di non essere riuscito a contrapporre alla campagna populista scagliata contro il parlamento una posizione contraria altrettanto forte, capace di smuovere un immaginario di massa sulla base della convinzione che questo parlamento può e deve essere spinto ad impegnarsi per fare uscire l’Italia dalla crisi causata dalla pandemia, malgrado un sistema di elezione sbagliato e una qualità inadeguata della sua composizione. Il futuro parlamento, ridotto di numero e meno rappresentativo avrà difficoltà ancora maggiori a svolgere questo ruolo, oggi decisivo per il futuro del nostro paese. La lontananza da un impegno nel referendum di settori sociali fondamentali come il mondo dei lavori e della sua rappresentanza sindacale ha certamente indebolito la credibilità di un impegno per spingere il parlamento alla consapevolezza della necessità che svolga fino in fondo il suo ruolo. Il No ha pagato lo scotto di questo stare a guardare. Purtroppo questa disattenzione del mondo dei lavori e dei sindacati rischia di essere pagata pesantemente proprio da questo stesso mondo, che è rimasto ad assistere senza entrare in campo, tranne apprezzabili eccezioni, e oggi ha meno spazio di intervento di prima.
Il risultato del referendum è netto: 70% per il Sì, 30% per il No. Certo, se si pensa al punto di partenza (la previsione di un 90 a 10) e alle tante iniziative per condizionare il risultato (election day, campagna elettorale accorciata, ecc.) il risultato finale non è affatto disprezzabile. Anzi, è la conferma che la campagna del No ha costretto il Sì a impegnarsi, perché il risultato non era più così scontato, a differenza dell’inizio. La democrazia ci guadagna quando il confronto politico tra le posizioni obbliga tutti ad impegnarsi e porta ad un aumento dei partecipanti al voto, in particolare se si tratta di Costituzione. Purtroppo, l’accorpamento di più elezioni nelle stesse giornate ha nascosto largamente il valore di una scelta che ha modificato in modo non marginale la Costituzione e la maggiore partecipazione al voto è stata condizionata da questa scelta di mascheramento, la differenza tra regioni è evidente. Anche l’articolazione dei risultati del No tra centri urbani grandi e piccoli, tra aree socialmente diverse e tra aree del Nord e del Sud ha un significato politico e sociale rilevante, anche se non è arrivato ad invertire il risultato finale.
Il risultato del referendum porterà tra qualche tempo (difficile dire quando con precisione) gli elettori a votare per eleggere 400 deputati e 200 senatori. Se il parlamento non sostituirà rapidamente la legge elettorale fatta approvare da Calderoli per conto della Lega nel maggio 2019, già in vigore, approvandone una nuova che la sostituisca, i contraccolpi negativi del taglio del parlamento si faranno sentire pesantemente. Certo, per arrivare alla nuova legge elettorale sono in programma altre modifiche della Costituzione, definite quando le sinistre hanno capovolto la loro posizione precedentemente contraria. Ad esempio, occorre decidere se il Senato così rimpicciolito continuerà ad essere eletto su base regionale. Questo sancirebbe di fatto un sistema elettorale ipermaggioritario, con soglie del 25-30% nelle regioni più piccole, qualunque sia la soglia di accesso formalmente prevista dalla futura legge elettorale... Continua a leggere...
articolo di Alfiero Grandi su www.transform-italia.it del 7 Ottobre 2020
Una riflessione sullo stato della nostra democrazia non può che iniziare da un quadro più complessivo. Da tempo vengono osservati altri paesi per i quali sono stati coniugati nuovi termini come “democratura”, cioè forme istituzionali che intrecciano forme della democrazia, come elezioni più o meno libere, con altre tipiche di un governo accentrato in èlite ristrette e di una burocrazia strutturata che garantisce che le strutture dello stato siano al servizio del potere, fino a comprimere libertà democratiche individuali e le associazioni autonome, a volte superando i limiti delle garanzie basilari e attentando alla vita stessa.
Diversi paesi come la Russia, la Turchia possono essere inclusi in questo blocco e purtroppo l’elenco sta crescendo perchè i poteri economici e finanziari dominanti hanno un occhio di riguardo per queste situazioni, a cui chiedono garanzie ma si guardano bene dal sollevare questioni di libertà e di democrazia. Finanche la Cina in certe fasi è stata guardata con ammirazione.
Altri paesi mantengono l’impianto democratico ma sono guidati da una maggioranza settaria ed escludente, che tende a uniformare il ruolo dello stato e delle strutture pubbliche alla sua ideologia discriminatoria. La conquista della maggioranza viene fatta coincidere con l’occupazione ideologica dello stato, rimettendo in causa conquiste e diritti fondamentali. In questo novero rientrano Polonia, Ungheria, ecc. dando vita ad una sorta di dittatura della maggioranza che non si fa ritegno di considerare le proprie opinioni le uniche che hanno diritto di esistere e comprimendo autonomia della magistratura e dell’informazione. Anche questa versione, che cerca di mantenere un equilibrio tra mano libera nello sconvolgimento all’interno e relazioni internazionali basate su convenienze, è in crescita e ha un ampio insediamento nei paesi dell’est... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su Domani 27/10/20)
Sono stato contrario al Mes e al condizionamento esterno usato per mettere in riga gli italiani e costringerli ad accettare scelte altrimenti indigeribili.
L'episodio più grave è stata la modifica dell'articolo 81 della Costituzione che ha introdotto l'obbligo del “pareggio” di bilancio, dal quale ci si può scostare solo con un voto qualificato del parlamento e che solo pochi giorni fa ha tenuto in ansia la maggioranza al Senato. Modifica decisa con una maggioranza dei 2/3 in parlamento, confermando che grandi convergenze sono sempre sono benefiche - come conferma il taglio dei parlamentari - se hanno l'obiettivo di impedire il referendum popolare, scrivendo una pagina di subalternità ai rigoristi europei. Oggi tanti hanno cambiato parere sull'incauta modifica dell'art 81 e la stessa Unione ha sospeso l'austerità e lanciato un piano solidale europeo per fronteggiare la crisi provocata dalla pandemia... Continua a leggere...
L'esito del referendum non ha portato ad una situazione stabile, con conseguenze certe. Le promesse fatte in campagna elettorale si sono rivelate strumentali, al solo fine di vincere il referendum, basta pensare alla legge elettorale, ormai rinviata a primavera/estate del 2021. Neppure le ulteriori modifiche costituzionali sono state approvate e perfino l'abbassamento dell'età di voto a 18 anni per il Senato - pur perdendo per strada l'abbassamento dell'età per essere eletti - è stato approvato. Per di più il Pd non ha visto di meglio che proporre ora il monocameralismo, anziché proporre semmai di cambiare il taglio del parlamento, e adombra una nuova Camera proponendo di costituzionalizzare la conferenza stato/regioni. La legge elettorale ha bisogno del presupposto di un quadro costituzionale stabilizzato, così tutto è più complicato. Per noi è urgente approvare una nuova legge elettorale sulla base di due principi: diritto dei cittadini di scegliere direttamente i loro parlamentari - che non debbono essere nominati dai capi partito - e proporzionalità - tanto più necessaria dopo il taglio del parlamento - per rappresentare le diversità politiche e le aree territoriali. Non possiamo rassegnarci a votare con il rosatellum, nella versione adattata da Calderoli/Lega, che ha accresciuto il peso del maggioritario. Non approvare una nuova legge elettorale fa correre il rischio che un incidente politico, sempre possibile, possa portare la destra ad essere favorita e perfino a creare le condizioni per eleggere da sola un nuovo presidente della Repubblica. Veltroni, che pure aveva dichiarato di essere per il No, ha rilanciato la legge maggioritaria, utilizzando il traino ... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su Left del 20/11/20)
Il taglio del parlamento, purtroppo confermato dal referendum del 20/21 settembre, ha conseguenze sul funzionamento delle istituzioni del nostro paese, prima ancora che siano approvate ulteriore modifiche costituzionali e forse le anticipa. E' il frutto avvelenato del taglio del parlamento, che è stato archiviato in fretta dopo il voto, mettendo la sordina alle promesse fatte, a partire dalla nuova legge elettorale.
La ragione è politica. Il taglio ha dato un duro colpo al ruolo e al prestigio del parlamento, che erano già in caduta libera per inadeguatezza del suo funzionamento e per l'incapacità di rappresentare le ansie e le speranze delle elettrici e degli elettori, perchè la scelta degli eletti non è in mano ai cittadini ma ai capi dei partiti, che sono decisivi nel meccanismo elettorale che controlla le candidature e decide chi sarà eletto.
Un parlamento con componenti non rappresentativi degli elettori è debole di per sé e il potere è concentrato nelle mani dei pochi decisori e il suo lavoro è scandita dai governi.... Continua a leggere...
(articolo del 30/12/20 di Alfiero Grandi su DOMANI)
Paolo Mieli sul Corriere evidenzia il rischio che si arrivi ad una crisi politica del governo prima del semestre in cui il Presidente della Repubblica non potrà più sciogliere le Camere. In sostanza un incidente di percorso potrebbe costringerci a votare con la legge elettorale in vigore: il Rosatellum rimaneggiato dalla Lega. Presto entrerà in vigore il decreto del governo che ridefinisce collegi e circoscrizioni sulla base del taglio dei parlamentari, presentato come un atto dovuto, ma non è così […] [scarica file in pdf]
(www.jobsnews.it del 04/10/21)
Il voto in Germania è stato seguito più per la previsione che l’uscita di scena di Angela Merkel non avrebbe favorito il suo partito, la CDU, e a sorpresa Scholz, candidato di punta socialdemocratico, avrebbe superato sia i popolari tedeschi che i verdi, dati per favoriti all’inizio della campagna elettorale. Quando alla nevrosi dell’informazione italiana è venuta meno l’attrazione della notizia mediatica l’attenzione è scesa e il dopo elezioni è oggi pressoché ignorato. Eppure, scavando sugli aspetti fondamentali del risultato elettorale tedesco si scoprirebbe che le elezioni tedesche parlano all’Italia molto più di quanto non si voglia ammettere. Ad esempio in Italia ha prevalso il luogo comune che la sera delle elezioni occorre conoscere il vincitore. Una sciocchezza del tutto indimostrata, che serve solo a giustificare una legge elettorale maggioritaria e un eventuale premio di maggioranza alla coalizione vincente per “garantire la governabilità”... Continua a leggere...
(articolo del 11/1/21 di Alfiero Grandi su DOMANI)
La ricerca sulla sinistra sembra finalmente avviata. Le destre hanno avviato da tempo la loro ricostruzione. I rischi per la democrazia dipendono anche da questo squilibrio, perché è viva quando la dialettica culturale, politica e sociale è forte. C’è chi punta ad unificare i soggetti politici esistenti, in parte residui di un passato glorioso, e chi vorrebbe tradurre in scelte politiche le aggregazioni diffuse nella società, spesso esterne alle forme politiche della sinistra […] [scarica file in pdf]
Quando si condivide oltre mezzo secolo di scelte con una persona, di più con un compagno è molto difficile pensare che è morto. Con Mario Bettini è così. Mi ha sempre rimproverato scherzosamente di essere responsabile di averlo trascinato in un impegno prima politico nel Pci, poi nella Cgil, da cui non è più uscito.
Operaio specializzato della Sasib nel 1968 diventò protagonista delle lotte operaie nella sua fabbrica insieme ad un altro gruppo di giovani che riuscirono a dare una svolta ad una fabbrica duramente colpita dai licenziamenti e dai reparti confino. Questo gruppo, insieme ad altri, diventò interlocutore del Pci, il partito di riferimento e della Fiom, sindacato a cui erano legatissimi, diretto all'epoca da Claudio Sabattini.
Generosi, coraggiosi, disinteressati sapevano trasformare gli incontri con dirigenti che apprezzavano in confronti alla pari e questo in particolare era dovuto alla personalità di Mario che era il punto di riferimento del gruppo.
Lavorammo insieme, dalla Fgci aiutavo la preparazione del giornalino aziendale a cui Mario teneva molto, quando passai a dirigere la commissione operaia della federazione accettò il distacco - era stato eletto consigliere comunale - per fare il funzionario a tempo pieno del Pci. Entrò nel Comitato centrale del Pci. Abbiamo lavorato insieme come funzionari del Pci, poi della Cgil quando cambiò la fase politica a Bologna, lui diventò segretario prima degli edili poi della Camera del Lavoro, mentre lo ero della Cgil regionale.
Poi le strade diventarono in parte diverse ma la stima profonda e l'amicizia sono restate sempre le stesse.
Molti anni fa decise di trasferirsi con la sua compagna a Ceglie Messapica e gli capitò la stranezza che gli chiesero di fare il segretario dello Spi di Brindisi. Finì con il farlo per 8 anni confermando la grande passione per l'impegno politico e sindacale.
Lascia tutti noi più soli, mancherà a quanti l'hanno conosciuto e hanno lavorato con lui.
Alfiero Grandi
22/1/2021
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 31/01/21)
La crisi di governo è stata descritta da tanti come uno scontro tra persone. Questi elementi ci sono ma non sono decisivi. L’attacco a Conte ha nascosto, fino al camuffamento, che la principale ragione della crisi sono i fondi del Next Generation EU, indispensabile aiuto dell’Europa per sostenere la ripresa dell’Italia dopo le drammatiche conseguenze economiche e sociali causate dalla pandemia da Coronavirus. I fondi per l’Italia sono il 28 % del totale europeo, una percentuale tanto rilevante che un loro uso fallimentare avrebbe conseguenze pesanti non solo sull’Italia ma sulla stessa Unione Europea. Un fallimento segnerebbe la fine di ogni tentativo di adottare scelte europee che vanno oltre la sospensione delle regole europee dettate dall’austerità e dell’obiettivo di cambiarle prima che a qualcuno venga in mente di farle tornare in vigore. Ritorno in vigore che per l’Italia sarebbe una sciagura ingestibile con conseguenti tagli e sacrifici sociali di proporzioni senza precedenti... Continua a leggere...
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