Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
No al taglio del Parlamento
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews 27/07/20)
Le cronache parlamentari sulla nuova legge elettorale dicono che la discussione è ancora ferma. Forse il gruppo dirigente del Pd inizia a comprendere l’errore fatto di avere capovolto la posizione precedente (contraria) sul taglio del Parlamento pur di fare l’accordo di governo con il M5Stelle, ottenendo la contropartita di ulteriori modifiche della Costituzione e di una nuova legge elettorale. L’impegno di votare il taglio del Parlamento è stato rispettato, mentre quelli richiesti – a torto o a ragione – come contropartita sono ancora nella nebbia. Il percorso parlamentare conferma che se il governo dovesse cadere prima del semestre bianco è probabile che si voterebbe con la legge fatta approvare malignamente da Calderoli, che adatta il “rosatellum” ai nuovi numeri del Parlamento.
Il tentativo di arrivare ad approvare un nuovo testo di legge elettorale almeno in commissione alla Camera prima del referendum si è rapidamente arenato ed è la conferma che il taglio del Parlamento è un pasticcio di cui la parte della maggioranza che ha capovolto la sua posizione, approvando la modifica della Costituzione, sembra non rendersi conto. All’errore di avere capovolto la propria posizione si è aggiunta ora... Continua a leggere...
Invito a visitare il sito del Comitato per il No al taglio del parlamento, costituito in vista del prossimo
referendum costituzionale del 20-21 settembre 2020
https://www.noaltagliodelparlamento.it/
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews e www.strisciarossa.it del 07/08/20)
C'è agitazione nel Pd sul referendum sul taglio del parlamento. Forse si rende conto in ritardo che la maggioranza di cui fa parte ha deciso di votare per il referendum il 20/21 settembre, con uno strappo istituzionale che mischia il voto per cambiare la Costituzione con quello per Regioni, Comuni e supplettive parlamentari. Tanto è vero che c' è voluta una nuova legge che rendesse possibile fare ciò che in 70 anni non è mai accaduto... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su Il Manifesto del 14/08/20)
Le ragioni del No. Nel prossimo referendum la scelta è tra ridare credibilità alla rappresentanza dei cittadini o dare un altro colpo al ruolo del parlamento
I parlamentari che hanno chiesto bonus legati alla pandemia, destinati a chi è stato colpito duramente, non hanno scusanti. I partiti e gli organi parlamentari debbono prendere severi provvedimenti altrimenti si assumeranno la responsabilità di lasciare campo libero alla deriva populista. Questi comportamenti inaccettabili contribuiscono alla caduta di credibilità del parlamento ma occorre il coraggio di reagire all’antipolitica... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi pubblicato dal Il Fatto Quotidiano il 20/8/20)
Nota di presentazione:
Preferisco inviare a chi interessa la versione originale dell'articolo che non si rivolgeva, come si può vedere sotto, al direttore del Fatto Marco Travaglio, ma più semplicemente utilizzava lo spazio chiesto al quotidiano e concesso dal direttore per esporre le ragioni del No.
L'escamotage "caro direttore " aggiunto in capo all'articolo è servito a Travaglio per intrecciare nel suo fondo una polemica astiosa, non gradevole sul piano personale, ma soprattutto con ironie e giudizi fuori luogo sul merito dell'articolo che espone semplicemente gli argomenti a favore del No.
L'obiettivo del mio articolo era portare sulle pagine del Fatto posizioni che finora non hanno avuto ospitalità perchè il quotidiano sostiene esplicitamente il Si e vi compaiono solo queste posizioni.
Travaglio ha scelto, purtroppo, di rispondere con una stroncatura dell'articolo, tradendo un nervosismo esagerato sul referendum costituzionale. Alla matita rossa e blu usata a sproposito, tra cui falsi che vede solo lui, si può rispondere con Totò: ma mi faccia il piacere.
Per sostenere le ragioni del No, di cui sono convinto, scriverei su qualunque giornale, le conseguenze non mi interessano.
TAGLIO PERCHE' NO (titolo del quotidiano)
Le ragioni del referendum costituzionale sono quasi ignote.
Sull'onda di un populismo montante è stato individuato nel taglio dei parlamentari l'obiettivo principale. E' vero: i parlamentari non hanno fatto molto per dimostrare che il loro ruolo è decisivo per la democrazia, arrivando a votare la legge per il taglio del 36,5% del parlamento per opportunismo, per incapacità di opporsi, per obbedienza ai capi. Forse pensando possa essere un deterrente per far durare questa legislatura... Continua a leggere...
(artiolo di Alfiero Grandi sul Domani 2 settembre 2020)
Con la vittoria del Sì al referendum di settembre, l'Italia si troverebbe con un assetto istituzionale squilibrato e con camere meno capaci di arginare il governo
- Per decidere come votare al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre bisogna valutare se la riforma intende ristabilire il ruolo del parlamento o se si intende contribuire al suo definitivo ridimensionamento.
- Il Movimento 5 stelle, primo promotore del taglio, non ha mai trovato altri argomenti che il risparmio dei costi, un risparmio che però tutti sanno essere irrisorio.
- Chi promette maggiore efficienza, non spiega da dove questa dovrebbe arrivare: i patti di coalizione per una modifica della legge elettorale e dei regolamenti parlamentari non sono stati rispettati. Nell'attesa, dopo il taglio l'Italia si troverebbe un assetto istituzionale sbilenco.
Nella discussione sul taglio del parlamento troppi sembrano dimenticare che ogni iniziativa dovrebbe dichiarare il proprio obiettivo. Il punto centrale per decidere come votare al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre è stabilire se la riforma intende ristabilire il ruolo del parlamento, oggi purtroppo in crisi di credibilità, o se si intende contribuire al suo definitivo ridimensionamento... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews del 11/09/20)
La scelta del Pd era preannunciata, quindi nessuna vera sorpresa. Purtroppo è una decisione che crea ancora più confusione. L’ansia di trovare giustificazioni alla decisione di schierarsi per il Si al referendum, dopo avere votato Si nel quarto voto alla Camera capovolgendo le tre precedenti votazioni contrarie, porta a giravolte senza fine e ancor meno convincenti. Peggio il tacon del buso come dicono in Veneto. La proposta ventilata dalla direzione del Pd di lanciare una iniziativa per superare il bicameralismo omogeneo tra Camera e Senato, paradossalmente, conferma che il taglio del parlamento che si voterà il 20/21 settembre è ancora più incomprensibile e inaccettabile, in quanto non è detto che i correttivi migliorino la situazione. Prima il Pd e LeU hanno chiesto dei contrappesi al voto sul taglio del parlamento, con l’impegno di approvare una nuova legge elettorale e apportando altre modifiche alla Costituzione. Ora, non solo dopo un anno è sostanzialmente tutto fermo e la confusione sotto il cielo è grande, ma si cerca di compensare questo blocco, di fatto, oltre che con impegni a parole del tipo faremo questo e quello con una nuova proposta che investe il ruolo della Camera e del Senato, quindi una ulteriore modifica della Costituzione.
Così si delinea un futuro di continue modifiche della Costituzione per aggiustare (il taglio del parlamento) quello che aggiustare non è possibile.
Era già difficile per Pd e LeU giustificare un capovolgimento di posizione, dal no al sì, ora la confusione diventa massima. Se erano queste le vere intenzioni perché semplicemente non si è preteso di cambiare la proposta voluta fortemente dai 5 Stelle e da questi imposta all’attuale maggioranza? Cambiare fin dall'inizio in parlamento il testo avrebbe allungato di qualche mese, ma almeno sarebbe stata risparmiata al paese dopo oltre un anno la commedia delle modifiche richieste e mai arrivate. Del resto il testo del taglio del parlamento è stato sostanzialmente concordato durante il governo Conte 1 tra Lega e M5Stelle e non si vede perché cambiando la maggioranza con l’ingresso del Pd e di Leu non era possibile concordare un nuovo testo, inserendo da subito le modifiche in modo comprensibile. Naturalmente anche un testo modificato poteva risultare inaccettabile ma almeno tutte le carte sarebbero state sul tavolo e il giudizio sarebbe stato più lineare. Invece così siamo arrivati ad un pasticcio in cui non ci sono veri punti fermi se non il taglio del parlamento, del quale sarebbero beneficiari solo i 5 Stelle, o almeno così pensano loro. Questa ansia di cambiare qualcosa è solo la conferma che il taglio del parlamento è semplicemente sbagliato. Per fortuna il risultato del referendum può ancora bloccare questa proposta e consentire di discutere dopo la bocciatura di questa manomissione della Costituzione serenamente di come rilanciare il ruolo del parlamento nel nostro assetto costituzionale... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews del 19/09/20)
Diciamo con chiarezza che se per fare passare la modifica di un punto decisivo della Costituzione occorre “promettere” altre modifiche vuol dire che quella che viene portata al voto domenica e lunedì è un pasticcio che non convince fino in fondo nemmeno chi dice di sostenerla
Senza l’iniziativa del No il taglio del parlamento sarebbe passato sotto silenzio e le elettrici e gli elettori si sarebbero accorti degli effetti troppo tardi, a cose fatte.
Proprio chi ha voluto il taglio del parlamento, che è un pesante colpo al suo ruolo e porterà ad un suo ridimensionamento a favore del potere del governo di imporre le sue scelte e dei poteri economici e finanziari che da tempo tentano di ridurre il potere del parlamento, non solo in Italia, di accentrare le scelte decisionali, di renderle nascoste agli occhi della maggioranza dei cittadini e non controllabili.
Solo l’azione del parlamento, con le sue leggi, potrebbe riuscire ad avere un potere di controllo e di decisione sui poteri e portare a sintesi le diversità territoriali e sociali. Durante la pandemia abbiamo capito tutti che occorre un forte ruolo nazionale per garantire a tutti i cittadini, ovunque risiedano, gli stessi diritti effettivi, ma se dovesse uscire ridimensionato il parlamento, per la vittoria del Si, non solo nel numero ma soprattutto nel prestigio e nel ruolo, tutto sarà più difficile... Continua a leggere...
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