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Con il taglio campo libero alla deriva populista
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  14/08/2020  10:35:47, in Politica, letto 1295 volte
(articolo di Alfiero Grandi su Il Manifesto del 14/08/20)

Le ragioni del No. Nel prossimo referendum la scelta è tra ridare credibilità alla rappresentanza dei cittadini o dare un altro colpo al ruolo del parlamento

I parlamentari che hanno chiesto bonus legati alla pandemia, destinati a chi è stato colpito duramente, non hanno scusanti. I partiti e gli organi parlamentari debbono prendere severi provvedimenti altrimenti si assumeranno la responsabilità di lasciare campo libero alla deriva populista. Questi comportamenti inaccettabili contribuiscono alla caduta di credibilità del parlamento ma occorre il coraggio di reagire all’antipolitica.

Nel prossimo referendum la scelta è tra ridare credibilità alla rappresentanza dei cittadini o dare un altro colpo al ruolo del parlamento. Per rimettere il parlamento al centro del nostro sistema istituzionale occorre ridargli rappresentatività, i suoi componenti debbono rispondere agli elettori che debbono poterli scegliere e fidarsi di loro.

Oggi non è così. Se i parlamentari continueranno ad essere nominati dall’alto verranno scelti per fedeltà ai capi non per qualità. Il parlamento è stato costretto a ratificare decisioni dei capi dei partiti e dei governi. Dalla mozione che affermava che Ruby era nipote di Mubarak ad oggi il prestigio del parlamento è andato in crisi. Oggi il parlamento funziona male. C’è una crisi da risolvere, ma tagliare i parlamentari non è un rimedio, anzi peggiorerà la situazione.

Dall’incostituzionale porcellum ad oggi il parlamento è stato formato con leggi elettorali che hanno creato una frattura tra parlamentari e Paese. Decreti legge e voti di fiducia a raffica hanno fatto il resto. Nel referendum sono in gioco la riduzione del 36,5 % dei deputati e dei senatori e il ruolo stesso del parlamento, architrave dell’assetto costituzionale italiano, indebolirlo aprirebbe la strada a modifiche radicali della Costituzione come il Presidenzialismo, obiettivo rilanciato dalla destra.

Il Presidente da garante diventerebbe capo della fazione vincente. Il Movimento 5 Stelle è responsabile di avere imposto il taglio del parlamento nella formazione del nuovo governo. Il Pd e LeU per far nascere il governo Conte 2 hanno ribaltato la loro posizione, passando dal voto contrario, dato ben tre volte, al voto a favore alla Camera per consentirne l’approvazione parlamentare, rinunciando a puntare almeno alla riscrittura della proposta concordata in precedenza tra M5Stelle e Lega.

Da qui l’inseguimento di Pd e Leu di un fantomatico riequilibrio con altre modifiche della Costituzione e una nuova legge elettorale, per evitare di tornare al voto con la legge fatta approvare da Calderoli insieme al terzo voto sul taglio del parlamento. Era troppo pretendere almeno parità con la Lega? La giustificazione che questo ha consentito la formazione del governo non regge, sia perché il M5Stelle ha abbandonato per strada altri punti “irrinunciabili”, sia perché aveva ed ha tutto da perdere da elezioni anticipate. È stato sottovalutato che la modifica della Costituzione, definita dal centro sinistra nel 2013 la più bella del mondo, non doveva essere inserita in un accordo di governo e andrebbe semplicemente respinta se presentata con la motivazione di una risibile riduzione dei costi.

Il parlamento è garanzia della qualità della nostra democrazia e il suo ruolo andrebbe risanato e rilanciato, non ridotto ulteriormente. Del resto anche un paragone europeo non giustifica il taglio del parlamento. L’Italia ha deciso un aumento del deficit pubblico di 100 miliardi di euro e attende sostegni dall’Europa per cifre enormi. Fare funzionare il parlamento per avere una effettiva rappresentanza dei cittadini e dei territori darebbe garanzie importanti.

Davide Casaleggio ha previsto la fine prossima del ruolo del parlamento dando una cornice inquietante alla pretesa del M5Stelle di tagliare il parlamento. Senza il parlamento la Costituzione del 1948 andrebbe in crisi perchè la sovranità appartiene al popolo che la esercita attraverso la rappresentanza parlamentare, salvo i referendum. Occorre una legge elettorale proporzionale senza sbarramenti e con i cittadini che possono scegliere i parlamentari, ma da sola non può rimediare ai guasti di questo taglio del parlamento perchè non può cambiare la Costituzione. Le regioni piccole avrebbero differenze enormi nei senatori, il proporzionale sarebbe impossibile. La Basilicata ha denunciato alla Corte che il Trentino Alto Adige con 6 senatori, ne avrebbe il doppio dei suoi 3. Gli italiani all’estero avrebbero 4 senatori con 4,7 milioni di votanti.

Nei prossimi mesi l’Italia dovrà fare scelte decisive per il futuro e dovrà essere all’altezza del sostegno dell’Europa, trovando le strade per uscire dalla crisi sanitaria, occupazionale ed economica. Per questo occorre un parlamento che ritrovi un ruolo centrale, rappresentando le ansie e le istanze dei cittadini, delle diverse aree del paese. Altrimenti il governo non reggerà questa prova senza una rappresentanza parlamentare diffusa. Per questo deve vincere il No.