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Disapprovo ciò che dici, ma difenderò alla morte il tuo diritto di dirlo.

Voltaire
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  21/03/2024  15:21:14, in Politica, letto 1324 volte

(www.editorialedomani.it - 21 marzo 2024)

In Basilicata l’opposizione non ha dato il meglio di sé, forse può sperare nel soccorso di chi comprende che è un momento difficile e occorre evitare che le destre si consolidino dopo avere imbarcato quella parte dell’opposizione che non ha trovato di meglio che scegliere per dispetto. E’ curioso che Renzi e Calenda facciano la stessa scelta dopo essersi divisi.

Auguri alla Basilicata di liberarsi di chi la immagina come il Texas a scapito dell’ambiente e dell’agricoltura e potrebbe puntare al deposito delle scorie nucleari, colpo già tentato in passato.

Tuttavia qualcosa accomuna Abruzzo e Basilicata e perfino la Sardegna: l’astensione. L’astensione ha raggiunto, in qualche caso superato, la metà degli elettori. E’ un problema di fondo per la democrazia, che non può restringersi a lotta per la spartizione del potere istituzionale che diventerebbe appannaggio di pochi...

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.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  04/04/2024  11:52:56, in Politica, letto 1286 volte

(www.strisciarossa.it - 4 aprile 2024)

La proposta del Governo firmata dal solo Ministro Calderoli sull’autonomia regionale differenziata, dopo l’approvazione al Senato, ha alla Camera un’improvvisa accelerazione, tanto da essere inserita nel calendario dell’aula per il 29 aprile.
La maggioranza su pressione della Lega ha deciso un’accelerazione improvvisa tanto più incomprensibile in quanto la Commissione Affari Costituzionali della Camera è ancora impegnata ad ascoltare numerosi esperti, costituzionalisti e organizzazioni sociali. Per di più da queste audizioni continuano ad uscire critiche serrate e contrarietà alla proposta di legge del governo insieme ad una denuncia dei pericoli derivanti dalla frantumazione dello Stato unitario in tanti staterelli regionali, che rischiano di portare indietro le lancette della storia, a prima dell’unità nazionale.

Più poteri, soldi e funzioni al nord

E’ evidente che Governo e maggioranza si preparano ad ignorare le opinioni espresse ...

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.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  05/04/2024  11:50:00, in Politica, letto 1273 volte
(www.editorialedomani.it - 04 aprile 2024)

Il disegno di legge che punta all’elezione diretta per la presidenza del Consiglio è una posta in gioco che le opposizioni non possono sostenere. Con il premierato si rischia di tornare a prima dell’unità d’Italia, un progetto di potere per tenere i parlamentari al guinzaglio. Perciò la legge elettorale resta nella nebbia, altrimenti si capirebbe che è  
una legge truffa

Colpisce che mentre Giorgia Meloni ha dato il mandato ai suoi fedeli al Senato di arrivare ad approvare il disegno di legge che punta all’elezione diretta del presidente del Consiglio prima delle elezioni europee, ci sia ancora qualcuno nell’opposizione che si attarda a cercare soluzioni “tecniche”, o presunte tali, per rendere più accettabile la proposta...

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Convegno

No all’elezione diretta del Presidente del Consiglio

No all’autonomia regionale differenziata di Calderoli

Su iniziativa del senatore Giuseppe De Cristofaro e del 

Coordinamento per la Democrazia Costituzionale

 

Martedì 23 aprile, ore 15.00 Roma

Sala Capitolare del Senato, Piazza della Minerva 38, chiostro Convento di S. Maria sopra Minerva


Apertura lavori ore 15: Domenico Gallo, Presidenza Coordinamento Democrazia Costituzionale


Ore 15.10 Tavola rotonda sul tema: “L’Italia è una Repubblica, una e indivisibile, fondata sul lavoro”

Coordina Massimo Villone, costituzionalista, presidente CDC.  Partecipano: Rosy Bindi, già Ministro; Enzo Cheli, presidente emerito Corte Costituzionale; Giovanna De Minico, costituzionalista;  Giovanni Maria Flick, Presidente emerito Corte Costituzionale;  Francesco Pallante, costituzionalista.


Ore 16,40, interventi di: Avv. Pietro Adami, Giuristi Democratici; Silvia Albano, Presidente ANM; Vera Buonomo, segreteria confederale Uil; Maria Agostina Cabiddu, costituzionalista; Roberta Calvano, costituzionalista; Marina Calamo Specchia, costituzionalista; senatore Giuseppe De Cristofaro; Marco Esposito,  giornalista e saggista; Avv. Anna Falcone, direttivo Cdc; Adriano Giannola, Presidente Svimez;  senatore Andrea Giorgis; Betti Leone,  presidenza nazionale Anpi; senatrice Alessandra Maiorino; Giulio Marcon, presidente Sbilanciamoci e coordinamento La Via Maestra; Eugenio Mazzarella, emerito filosofia teoretica; Daniela Padoan, presidente Libertà e Giustizia; Gianfranco Viesti, economista;  Mauro Volpi, costituzionalista.


Ore19,15 conclusioni di Alfiero Grandi, vice presidente Coordinamento democrazia Costituzionale


Le opinioni e i contenuti espressi nell’ambito dell’iniziativa sono nell’esclusiva responsabilità dei proponenti e dei relatori, e non sono riconducibili in alcun modo al Senato della Repubblica o ad organi del Senato medesimo.


L’accesso alla sala è consentito fino al raggiungimento della capienza massima.

Ai presenti è richiesto un abbigliamento consono, per gli uomini obbligo di giacca e cravatta.

Al fine di consentire un ordinato svolgimento dei lavori, i giornalisti e gli ospiti devono accreditarsi scrivendo a organizzazione.com.referendum@gmail.com

I lavori saranno trasmessi in streaming da un canale della Tv web del Senato.

Ufficio stampa CDC: Andreina Albano, tel.3483419402 - andreinaalbano@gmail.com

 

 
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  20/04/2024  16:33:23, in Politica, letto 1313 volte
(www.editorialedomani.it - 20 aprile 2024)

Il patto Lega-Meloni, la postura decisionista nasconde una tigre di carta

A Giorgia Meloni piacciono le posture decisioniste e di attacco ma quando Calderoli, e la Lega alzano la voce sull’Autonomia Regionale Differenziata corre ai ripari, altrimenti il Governo rischierebbe la crisi e il suo obiettivo identitario principe - l’elezione diretta del Presidente del Consiglio - potrebbe svanire...

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.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  22/04/2024  16:39:39, in Politica, letto 1349 volte
(www.strisciarossa.it - 20 aprile 2024)

Stanno emergendo nella maggioranza differenze sull’autonomia differenziata, versione Calderoli. Molti mesi di iniziative, mobilitazioni, denunce circostanziate di esperti di varia natura, in particolare nel corso delle audizioni parlamentari, hanno reso evidente che la secessione delle regioni più ricche del Nord (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, che si è accodata) potrebbe diventare realtà mettendo in crisi l’unità nazionale.
Eppure questa destra ha fatto un accordo di governo che, pur di occupare il potere, ha sommato tutto e il suo contrario: elezione diretta del Presidente del Consiglio, autonomia differenziata, separazione delle carriere e limitazione dell’autonomia della magistratura. Di più: nell’entusiasmo della conquista del governo, dimenticando di avere ottenuto il 59% dei parlamentari con solo il 44% dei voti, la destra pensa di potersi permettere tutto e il suo contrario, usando come una clava i rapporti di forza preponderanti in Parlamento...

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.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  23/04/2024  16:08:17, in Politica, letto 1135 volte

8 anni fa da un’assemblea come questa partì la costituzione dei Comitati per il No contro la deforma costituzionale di Renzi e contro l’Italicum. Il prof Alessandro Pace era il Presidente del Coordinamento. Oggi è purtroppo molto malato. Da qui gli inviamo un abbraccio affettuoso e lo coinvolgiamo idealmente sia nella costituzione dei comitati per il No alla modifica costituzionale per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio che per il No all’autonomia regionale differenziata di Calderoli.

Pace ci ha insegnato che le modifiche alla Costituzione debbono essere puntuali, limitate, non possono stravolgerla, cambiarne i principi fondamentali. Non solo perché ci sono materie non modificabili, come il rifiuto del fascismo, che era e resta un reato, come la Repubblica che con troppa faciloneria Giorgia Meloni vuole cambiare in un’altra, indefinita“terza repubblica”...

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.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  15/05/2024  10:42:03, in Politica, letto 1363 volte
(www.strisciarossa.it - 15 maggio 2024)

Giorgia Meloni in un convegno alla Camera ha rilanciato la proposta del Governo di fare eleggere direttamente il Presidente del Consiglio, rendendo evidente un tentativo di coinvolgere settori dell’opposizione richiamandone posizioni e proposte presentate in tempi molto diversi.

Non è questione da sottovalutare ed è prevedibile che questo atteggiamento tornerà con forza nella campagna elettorale per il futuro referendum costituzionale sulla proposta del Governo. Per essere evitato il referendum ha bisogno che una parte dell’opposizione voti questa proposta del Governo, per arrivare ai 2/3 dei parlamentari – nella seconda lettura – a distanza di almeno tre mesi dalla prima approvazione, come prevede l’articolo 138 per le modifiche della Costituzione...

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.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  03/06/2024  11:46:51, in Politica, letto 991 volte
(www.ilmanifestoinrete.it - 3 giugno 2024)

Giorgia Meloni prima ha lanciato il voto alle elezioni europee sul suo nome come una sorta di prova generale del premierato, poi in un’iniziativa alla Camera ha chiarito che la proposta del Governo di modifica della Costituzione per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio andrà avanti. Del resto, se si fermasse ora perderebbe la faccia, tanto più se la Lega portasse casa l’autonomia regionale differenziata devastando l’unità nazionale.  

Era già evidente che FdI tiene molto a questa scelta, visto che la proposta di legge che deve cambiare la Costituzione è stata decisa unilateralmente dal Governo, che decide anche sulle modifiche. Le dure critiche degli esperti sono state ignorate e le opposizioni non sono riuscite a cambiare nulla come dimostra la rottura in questi giorni al Senato tra maggioranza di destra e opposizioni.  

Malgrado questo, ci sono alcuni settori politici dell’opposizione che si attardano a strologare modifiche della legge che consentano di arrivare all’approvazione sull’elezione diretta del Presidente della Repubblica con i 2/3 dei parlamentari per impedire il referendum costituzionale. Sembra quasi si tratti di una questione tecnica, minore, ma è una posizione del tutto subalterna. La preoccupazione per queste posizioni sembra più il voto degli elettori che la proposta del Governo. Ragione in più per arrivare al referendum e fare decidere elettrici ed elettori...

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.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  20/06/2024  20:22:45, in Politica, letto 845 volte
(www.strisciarossa.it - 20 giugno 2024)

Le destre hanno imposto l’approvazione definitiva alla Camera dell’autonomia regionale differenziata, che quindi ora è legge, e l’elezione diretta del Presidente del Consiglio è stata approvata dal Senato nella prima delle 4 letture richieste per le modifiche della Costituzione. Siamo ad una svolta.
Ora è chiaro a tutti, salvo chi non vuole capire che le destre al Governo, unite da un patto di potere, hanno intenzione di usare con durezza il premio di maggioranza (più 15 % di deputati e senatori) per imporre ad ogni costo i loro obiettivi, in particolare per stravolgere la Costituzione e le istituzioni del nostro paese.
Ora è chiaro a tutti il danno che è stato fatto prima delle elezioni del 2022 quando si poteva ancora cambiare una legge elettorale assurda e incostituzionale, ma non è stato fatto, e quando si poteva e doveva costituire uno schieramento alternativo alle destre costruito attorno ai principi della Costituzione per impedire al patto di potere delle destre di stravincere, prendendo il 59% dei parlamentari con solo il 44% dei voti, cioè il 28% dell’elettorato.
Gli errori dell’attuale opposizione oggi debbono lasciare il posto alla consapevolezza che occorre ad ogni costo rimediare a questo disastro, ed è possibile, basta leggere bene i risultati delle elezioni europee. E’vero che Fratelli d’Italia è arrivato al 28,8 % ma ha perso 700.000 voti e l’insieme delle destre ne ha persi oltre 1 milione, inoltre le opposizioni – se smetteranno di fare come i polli di Renzi – sono la maggioranza.
Sull’autonomia regionale differenziata occorre evitare che Calderoli e i Presidenti di regione (uno a caso: Zaia) creino fatti compiuti difficilmente rimediabili, quindi occorre il ricorso immediato di almeno una Regione alla Corte costituzionale per sollevare un conflitto di competenze che peraltro è evidente.
Se una Regione ottiene poteri, personale e soldi, mentre le altre non avranno nulla, resterà a loro carico anche il debito pubblico, così avremmo la sanzione definitiva che ci sono cittadini di seria A e altri di serie B, anche le imprese dovrebbero fare i conti con una concorrenza drogata tra regioni mentre l’Italia dovrebbe puntare ad un economia di dimensioni veramente europee, nell’interesse di tutti.
In ogni caso occorre mettere in campo il referendum abrogativo di una pessima e pericolosa legge come l’Autonomia regionale differenziata, che è una mina sotto il futuro dei conti pubblici e della coesione nazionale.
Possono proporre il referendum abrogativo 5 regioni e almeno 500.000 elettrici ed elettori. Non sono in alternativa tra loro. Apriamo una discussione di massa che faccia capire che la destra, anche i Fratelli d’Italia, vogliono dividere l’Italia, differenziare i diritti e i territori. La Via Maestra ha già deciso di raccogliere le firme per il referendum abrogativo, appena la legge sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale occorre procedere, in qualunque periodo, in tempo per presentare le firme in Cassazione entro il 30 settembre, come prevede la legge.
Sul cosiddetto premierato ci sono tempi diversi perché una modifica della Costituzione ha regole diverse e ora passa alla Camera, poi ci saranno altri due passaggi sullo stesso testo. Fratelli d’Italia ha cercato di chiudere la prima lettura in contemporanea all’autonomia differenziata a conferma del patto scellerato in cui ogni componente delle destre ha il suo pezzo di scassa-Italia senza curarsi della coerenza, in particolare sui conti pubblici che con l’autonomia entrano in una fase senza controllo e i controllori sono “volpi a guardia del pollaio”.
La destra egemone, Fratelli d’Italia, ha come obiettivo principale di superare una legittimazione a governare discendente dalla Costituzione del 1948, democratica ed antifascista, da loro mai realmente accettata. Non a caso Giorgia Meloni ha chiarito che punta ad una terza (?) repubblica, quindi vuole dare un segnale chiaro di superamento dell’assetto istituzionale e costituzionale attuale.
Andrebbero ricordati alcuni errori che hanno portato la destra a vincere le elezioni nel 2022 con un premio di maggioranza del 15 %, ottenendo il 59 % dei deputati e dei senatori. Maggioranza parlamentare ora (ab)usata con determinazione al servizio di un obiettivo politico. Clamoroso il divieto ai parlamentari della destra di modificare la legge di bilancio 2024 e l’autonomia regionale differenziata alla camera. Un anticipo di cosa comporterebbe il premierato di Giorgia Meloni.
Prima delle elezioni politiche del 2022 era stato chiesto un impegno a cambiare la legge elettorale prima che fosse troppo tardi. Purtroppo la legge elettorale non è cambiata. Quando ormai era troppo tardi per cambiare la legge elettorale era stato chiesto di dare vita almeno ad uno schieramento alternativo alla destra fondato sulla Costituzione, visto il pericolo evidente che la destra uscisse non solo vincitrice ma lautamente premiata come poi è avvenuto, a causa di una legge elettorale assurda e incostituzionale. Ancora una volta nulla.
La sconfitta è stata la conseguenza di una sequenza di errori che hanno sottovalutato colpevolmente gli effetti potenziali della legge elettorale in vigore e le destre ne hanno approfittato. Era evidente che saremmo arrivati a questa situazione.
Nell’attuale opposizione ciascuno è andato per conto proprio “regalando” alle destre una vittoria che poteva essere evitata perché con solo il 44 % dei voti ottenuti non avrebbero potuto imporre nessuna modifica della Costituzione.
La cultura di governo della destra è piegata alla convenienza strumentale di mantenere o guadagnare voti. I guasti saranno pesanti sulla società e sull’economia italiana.
Roberto Calderoli
L’autonomia regionale differenziata targata Calderoli rischia di aprire la strada a una crescente disuguaglianza tra territori e diritti dei cittadini riaprendo a suggestioni secessioniste.
L’elezione diretta del Presidente del Consiglio voluta da Giorgia Meloni porta ad un drastico ridimensionamento del ruolo del Presidente della Repubblica, i cui poetri sono ridimensionati, e rischia di rendere definitiva la subalternità del parlamento al Presidente del Consiglio, al cui destino è legato a filo doppio.
L’elezione diretta del Presidente del Consiglio è una novità di fondo, parla alla tradizione e alla pancia della destra. Inoltre per chiudere il cerchio è in arrivo anche il provvedimento Nordio che mette in discussione l’autonomia della magistratura, intestato a FI.
A questi guasti occorre rispondere con tutti gli spazi che la democrazia mette a disposizione. Questo parlamento, pur con uno scontro politico rilevante, non riesce ad impedire scelte inaccettabili e gravi, quindi occorre avere il coraggio di arrivare a coinvolgere direttamente elettrici ed elettori attraverso iniziative referendarie. Referendum abrogativo sull’autonomia differenziata e referendum costituzionale quando sarà possibile per provare a bocciare l’elezione diretta del Presidente del Consiglio sono i due passaggi indispensabili per fermare la destra.
L’argomento di fondo di Giorgia Meloni è fare scegliere ai cittadini chi governa (in realtà chi comanda) ma oltre lo sconvolgimento del ruolo degli altri poteri come Presidente della Repubblica e Parlamento (la nostra è una repubblica parlamentare) in realtà l’elezione diretta avverrebbe in cambio della nomina dall’alto definitiva dei deputati e dei senatori di maggioranza, eletti con il solo obiettivo di sostenere il capo del governo.
E’ ovvio definirlo un passaggio dalla democrazia alla capo-crazia. Sono quindi battaglie di fondo nelle quali occorre provare a coinvolgere settori della società italiana che si sono allontanati dal voto.
La capocrazia che vuole Giorgia Meloni usa strumentalmente l’astensionismo per ottenere il potere per 5 anni, non interessa quanti votano, basta ottenere i voti necessari per vincere. Per sconfiggere questa deriva proposta dalla destra occorre convincere a tornare a partecipare, a votare e questo è il compito storico dell’opposizione.
Quando le destre renderanno chiara la loro proposta di legge elettorale maggioritaria, legata al premierato, si capirà che relegherà il parlamento ad un ruolo subalterno al Governo e soprattutto al Capo.
La Costituzione va essenzialmente attuata e difesa e la Corte costituzionale va incoraggiata a mantenere la rotta che impone che le leggi debbono essere ad essa coerenti. La Costituzione del 1948 è chiara, netta, comprensibile, sintetica, perdersi nei particolari non serve, servono invece leggi coerenti che affrontino i problemi in modo coerente.
E’ il tempo di una nuova era di attuazione e difesa della Costituzione in nome dell’Italia futura e dell’Europa. Le sinistre, i progressisti, i democratici debbono saper cogliere il bisogno di questa svolta.
Il contrasto netto a cui si è arrivati sull’autonomia regionale differenziata e sul premierato, come avverrà – si spera – per la difesa dell’autonomia della magistratura, impone di arrivare ad una linea politica sistematica che chiuda il periodo del revisionismo della Costituzione, limitando eventuali interventi all’insegnamento di Alessandro Pace: solo interventi puntuali e strettamente necessari.
 
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