Dopo il voto su emendamenti e ordini del giorno riguardanti i 10 articoli del ddl ora ci sono le dichiarazioni di voto dei senatori e dopo il voto finale il testo sarà pronto per l’aula.
Una proposta inaccettabile
Nella sostanza il testo della legge non è cambiato. Resta una proposta di legge inaccettabile che merita tutte le critiche, a partire da quelle dei funzionari del bilancio del Senato, che subirono un linciaggio mai avvenuto per avere espresso valutazioni tecniche senza riguardi politici e per questo hanno sempre goduto di rispetto generale.
Dopo è stato il turno della Corte dei Conti e dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio – che svolgono un ruolo di controllo e garanzia sui conti pubblici anche verso l’Europa – che hanno sollevato una questione fondamentale e cioè che i diritti riguardano tutti i cittadini e quindi occorre garantire le risorse per questo obiettivo, quindi occorre prevedere quanto è necessario, con attenzione al debito pubblico che è in sofferenza, come ha ricordato da ultimo Moody’s.
Ancora, con le dimissioni di Amato, Bassanini ed altri dalla commissione Cassese hanno posto la questione di fondo che occorre definire tutti i Lep e i relativi finanziamenti, quindi non si può procedere al passaggio di funzioni alle Regioni se non ci sono le risorse in grado di garantire gli stessi diritti a tutti i cittadini in tutto il territorio nazionale.
Da ultimo il Governatore della Banca d’Italia con una lettera puntuale e motivata ha ricordato che occorre avere tutto il quadro finanziario per gli interventi per garantire i diritti, altrimenti potrebbero aumentare le differenze tra le Regioni...
Abbiamo seguito insieme, con responsabilità diverse, molte vertenze sindacali. Di una vertenza temo si sia smarrita la memoria, eppure è stata un passaggio nel quale il sindacato e i lavoratori hanno dimostrato la capacità di superare l’ottica aziendale per un coordinamento territoriale. Mi riferisco alla vertenza dell’area chimica Ferrara, Ravenna, Marghera, Mantova. Un’iniziativa coordinata del sindacato di categoria e territoriale di tre regioni e di diverse province, che puntava ad evitare di essere messi l’uno contro l’altro e a rilanciare una visione per il futuro della chimica e per tutta l’area, mettendo in luce i problemi del territorio e iniziando a porre problemi di tutela dell’ambiente per iniziativa del sindacato. Per l’epoca una novità. Beppe era dirigente sindacale della Camera del Lavoro di Ravenna, di cui divenne segretario generale, con una visione dei problemi che gli consentì di dare un contributo importante nel costruire questa vertenza innovativa, facendo i conti con una storia sindacale molto legata alle aziende...
La proposta di elezione diretta del capo del governo punta a coprire i vuoti dell’azione del governo. Altrimenti Giorgia Meloni non avrebbe scelto questo abbinamento temporale della legge di bilancio con la proposta di modifica della Costituzione.
Ciò non toglie che la proposta del “premierato” sia pericolosa e grave per la Costituzione e per l’equilibrio istituzionale del nostro paese. Sarà anche un atto disperato per distrarre l’attenzione ma i suoi effetti possono essere devastanti.
Le destre al governo lanciano un messaggio netto, in particolare quella parte che non riesce a condannare esplicitamente il fascismo e che vuole cambiare questa Costituzione, le cui radici sono nella Resistenza...
A questa posizione esplicita e argomentata non è stato dato dagli organi di informazione il peso che ha. Del resto le guerre in corso preoccupano tutti.
Per questo vale la pena di farne comprendere l’importanza...
La maggioranza delle destre (dove sono i moderati?) ha deciso che le modifiche della Costituzione saranno il centro della propria iniziativa politica, visto che resta ben poco spazio per intervenire sui problemi che angosciano la vita quotidiana delle persone. Attenzione, però, a considerare questa scelta solo come un diversivo.
Un disegno in cui tutto si tiene
La questione delle riforme costituzionali, infatti, rappresenta il collante più importante della maggioranza. Tant’è che se salta un pezzo dell’accordo si torna a votare e questo dovrebbe essere un allarme per le opposizioni (l’uso del plurale è d’obbligo visto che non c’è un accenno di coalizione). Farsi trovare impreparati una seconda volta dopo la sconfitta drammatica del 2022 sarebbe diabolico...