Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
(www.strisciarossa.it 4 Dicembre 2023)
L’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri proposta dal Governo Meloni, cambiando la Costituzione, strettamente legata ad una legge maggioritaria che deve garantirgli il 55 % dei parlamentari, ha un obiettivo politico e istituzionale che stravolgerebbe la nostra Costituzione, democratica ed antifascista. L’antifascismo è sempre stato impronunciabile per questo Governo, questa proposta lo conferma.
C’è un tentativo di dissimulare la vera natura della proposta del Governo Meloni e le conseguenze a cui porterebbe con affermazioni del tutto false come quella – ad esempio – che non cambierebbero i poteri del Presidente della Repubblica. E’ una balla, il Presidente della Repubblica vedrebbe pesantemente limitati i suoi poteri e la sua autonomia di garante dell’unità nazionale.
Un Presidente del Consiglio eletto direttamente avrebbe inevitabilmente un peso maggiore di un Presidente della Repubblica eletto da un’assemblea di parlamentari e delegati regionali. Per di più il Presidente sarebbe obbligato a nominare a capo del governo il candidato eletto direttamente, inoltre non potrebbe sciogliere il parlamento – o viceversa rifiutarsi di farlo – perché questo potere sarebbe di fatto nelle mani del Presidente del Consiglio, la cui caduta trascinerebbe quella del parlamento. Con questa proposta Presidente del Consiglio e Parlamento vivrebbero o cadrebbero insieme, con il rischio di sostituire la frequente caduta dei governo con la frequente fine delle legislature. Non si vede la stabilità di cui si parla.
Potere ed autonomia di iniziativa del Presidente della Repubblica verso Governo e Parlamento verrebbero azzerati, mentre sono stati importanti per garantire l’assetto costituzionale, come del resto ha riconosciuto anche Gianni Letta che ha chiesto esplicitamente di ripensarci... Continua a leggere...
(www.strisciarossa.it 15 Dicembre 2023)
Il progetto di legge per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio collegata ad una legge maggioritaria che gli garantisca almeno il 55 % dei seggi porta l’Italia fuori dalla Costituzione del 1948. Punta, infatti, ad un altro sistema istituzionale che manomette l’equilibrio tra i poteri dello Stato con l’obiettivo di accentrare i poteri in una persona. La proposta firmata da Meloni e Casellati ha iniziato l’esame in Senato: dopo le audizioni nel 2024 passerà al vaglio della Commissione competente, sotto lo stretto controllo di Fratelli d’Italia che vuole fortemente questa legge... Continua a leggere...
(Volerelaluna.it 02/01/2024)
Le destre hanno ottenuto nel 2022 il 59% dei deputati e dei senatori, con una maggioranza parlamentare che non ha eguali nella storia degli ultimi decenni: nel 2008 Berlusconi si era fermato al 54%. Ciò grazie alla legge elettorale in vigore che è maggioritaria, con un premio di maggioranza occulto che nel 2022 è arrivato al 15%, più del porcellum. Questo dato rivela che l’attuale difficoltà della maggioranza è tutta politica. Le destre non sono in grado di presentare al Paese, e al loro elettorato, risultati paragonabili alle promesse elettorali. L’alluvione di decreti legge con cui stanno governando conferma decisioni episodiche, raffazzonate, corporative. Per di più all’interno della maggioranza c’è un’aspra concorrenza, più di quanto si vuole fare apparire. Questo spinge Giorgia Meloni a cercare nelle modifiche della Costituzione il capro espiatorio delle difficoltà che incontra il Governo. ... Continua a leggere...
(www.strisciarossa.it 5 Gernnaio 2024)
Giorgia Meloni nella Conferenza stampa ha dimostrato di non avere studiato. Infatti ha continuato a sostenere che il cambiamento della Costituzione firmato dal Governo non toccherebbe i poteri del Presidente della Repubblica e il ruolo del parlamento. È una balla, come hanno già dimostrato tanti costituzionalisti.
Basta ragionarci sopra. Se il Presidente del Consiglio aumenta i suoi poteri è evidente che li sottrae a qualcun altro. È ora di smettere di fingere che le modifiche non cambiano il ruolo del Presidente della Repubblica perché perderebbe in pratica il potere di nominare il Presidente del Consiglio che viene eletto direttamente e non potrebbe tentare di risolvere crisi di governo con altre proposte. In pratica se salta l’eletto dal popolo salta la legislatura. Inoltre il Presidente della Repubblica non potrebbe più decidere di sciogliere le Camere perché solo le dimissioni dell’eletto possono portare a elezioni anticipate. Il Presidente della Repubblica verrebbe ridotto a un notaio.
Il premierato cambia la natura democratica e antifascista della Repubblica... Continua a leggere...
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ringrazia e appoggia pienamente le forze di opposizione che hanno chiesto di invertire l’ordine del giorno del Senato e stigmatizza il comportamento della maggioranza che lo ha respinto.
Sacrosanto invertire l’ordine del giorno del Senato per mettere la discussione del ddl Calderoli sull’autonomia regionale differenziata dopo l’esame della proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare (106.000 firme) che chiede di cambiare gli articoli 116 e 117, proposta che - se approvata - imporrebbe di ridiscutere da capo il ddl Calderoli.
Se maggioranza e Governo sono contrari al ddl di iniziativa popolare se ne dovrebbero assumere la responsabilità con il voto, mentre finora la 1 Commissione non l’ha neppure esaminato. Per fortuna il nuovo regolamento del Senato attento alle iniziative popolari (proposto dall’ex Presidente Piero Grasso) impone di discuterle direttamente nell’assemblea del Senato, ma è illogico discutere delle modifiche della Costituzione solo dopo la legge ordinaria per l’autonomia regionale differenziata. Questa è solo la conferma che la maggioranza usa i rapporti di forza parlamentari, regalati da un premio di maggioranza del 15 %, come una clava per imporre la sua volontà contro ogni proposta ragionevole.
Alfiero Grandi vice Presidente
10/1/24
(Critica Marxista, 20 gennaio 2024)
La Costituzione resta una piattaforma politica che non solo manterrebbe l’Italia nel solco della Resistenza e dell’antifascismo ma consentirebbe di preparare una politica alternativa forte, perché quei principi sociali, economici, civili sono tuttora in larga parte insuperati e largamente non attuati
Affrontare questa complicata fase politica, economica, sociale, culturale del nostro paese, in un quadro internazionale in cui si estendono sempre più le guerre (in Ucraina, in Medio Oriente e in altre parti del mondo più o meno dimenticate) con sullo sfondo il pericolo di una guerra nucleare, richiede coraggio e capacità di progetto.
La spinta a destra è forte, come sempre quando prevale la tentazione di regolare con la forza i rapporti tra persone e stati; quindi, non ci si può limitare ad attendere che “passi la nottata” e nemmeno adagiarsi in continuità con il passato perché occorre misurarsi con la sfida di costruire una prospettiva politica su nuove basi. La vittoria elettorale delle destre nel 2022 poteva essere evitata o almeno contrastata, perché la differenza di voti tra i due schieramenti, se entrambi fossero stati effettivamente tali, avrebbe dato risultati parlamentari molto diversi. La subalternità del Pd all’allineamento a un atlantismo senza autonomia di valutazione sulla guerra in Ucraina ha prevalso sull’esigenza di evitare la vittoria delle destre, pur sapendo che tra loro c’erano posizioni che con la vittoria avrebbero tentato di manomettere la Costituzione del 1948. Oggi abbiamo la conferma, post-elettorale, di questa intenzione delle destre al governo... Continua a leggere...
(www.strisciarossa.it 25 Gernnaio 2024)
Alle “trombe” della maggioranza di destra, che ha approvato il ddl Calderoli al Senato, occorre rispondere con una dura opposizione alla Camera e se necessario con le “campane” del referendum per abrogare il ddl Calderoli. Era prevedibile, dopo il patto tra Salvini e Meloni sull’approvazione dell’autonomia regionale differenziata e del premierato, che accadesse, ma l’Italia e la sua democrazia pagheranno un prezzo pesante se questi due obiettivi diventeranno realtà.
I numeri in Parlamento, purtroppo, consentono alla maggioranza di procedere. Solo le sue contraddizioni, che non sono poche, danno la possibilità di bloccare questa deriva scellerata. Il senatore Balboni, presidente della Commissione affari costituzionali, meloniano doc, ha mostrato quanto forti siano le contraddizioni di Fdi affermando che era ed è contrario al titolo V, ma che ora non vuole modificarlo perché approvato da un referendum popolare in cui lui era minoranza. Si tratta di una evidente contraddizione logica come ha replicato meritoriamente con forza il senatore De Cristofaro... Continua a leggere...
(articolo del 8/2/24 - Left)
L’impianto del disegno di legge costituzionale Meloni-Casellati è inemendabile, nonostante siano state avanzate proposte alternative. Il referendum è la strada contro lo stravolgimento della Costituzione
È iniziato l’esame della proposta del governo (Meloni-Casellati) per stravolgere la Costituzione. Non deve trarre in inganno il tentativo di dipingere le modifiche come limitate a rafforzare il ruolo del presidente del Consiglio. La modifica interviene su punti fondamentali della Costituzione, fingendo di non farlo, ma è una balla perché - ad esempio - non è vero che non verrebbero toccati i poteri del presidente della Repubblica. Al contrario, il ruolo del presidente della Repubblica verso gli altri poteri costituzionali come governo e Parlamento verrebbe ridotto ad un ruolo notarile, di presa d’atto di decisioni di altri. Occorre comprendere le ragioni dell’iniziativa del governo che punta a un’altra Costituzione, fuori dal perimetro di quella del 1948, democratica (fondata sulla separazione dei poteri dello Stato) e antifascista perché nata dalla cacciata del fascismo. Pesano le difficoltà del governo a realizzare risultati convincenti, anche per i suoi elettori, che non dipendono dai ristretti spazi di manovra ma da idee politiche che non sono in grado di affrontare la realtà economica e sociale. A forza di rappresentare una realtà di comodo del Paese si finisce con il non riuscire a misurarsi con quella esistente e si agisce per strappi, per fughe e rinvii; gli unici punti fermi sono la subalternità agli Usa e all’alleanza atlantica più un capovolgimento, tormentato e ambiguo, del rapporto con l’Europa. Il governo fatica a governare e deve continuamente trovare colpevoli a cui addossare le responsabilità delle sue difficoltà. La Costituzione diventa il punto di attacco, del tipo: se avessi le mani libere e una diversa Costituzione potrei fare ben altro. Da qui la spinta per cambiare la Costituzione e di raccontare che lì è la radice della difficoltà di governare. Eppure il governo usa i decreti legge, che sono atti del solo governo con effetto immediato, in misura e quantità che non hanno precedenti, obbligando il Parlamento a seguire i suoi contorcimenti. Al punto che per evitare ingorghi nell’attività del Parlamento, che non riesce ad approvare la grande quantità di decreti legge del governo, si lavora in pratica a Camere alternate, una esamina e l’altra ratifica il suo lavoro, che è una pratica fuori dalla Costituzione. L’ingorgo nasce da troppi provvedimenti episodici, adottati per fini di propaganda inseguendo i singoli avvenimenti, senza una visione di insieme, tanto meno di lungo periodo. Una continua rincorsa più per fare propaganda (dai rave in avanti) che per costruire risposte politiche organiche ed efficaci. Viene dimenticato che il governo Meloni con il 44% dei voti ha ottenuto il 59 % dei senatori e dei deputati, con un premio di maggioranza del 15 %. Nemmeno Berlusconi nel 2008 ha avuto tanto, malgrado avesse ottenuto più voti. Non ha senso insistere nell’attribuire ad altri delle proprie difficoltà a governare e tanto meno questo dipende dalla Costituzione.
(www.strisciarossa.it - 10 febbraio 2024)
Le destre pasticciano e raccontano balle, ma stanno preparando un piatto avvelenato la cui prima vittima sarebbe la democrazia della Costituzione del 1948.
Il progetto di legge che punta all’elezione diretta del Presidente del Consiglio è del governo: questo va ricordato a quanti parlano di questa proposta come se si fosse frutto di una procedura normale, ma non è così. Certo, non è il primo governo che pretende di cambiare la Costituzione a suo piacimento (anche il governo Renzi ci ha provato, ma non ce l’ha fatta).
Una proposta del governo
In passato, quando si è cercato di cambiare la Costituzione, le iniziative sono state prese per lo più una sede parlamentare, quindi con il coinvolgimento di tutti i partiti presenti sia alla Camera che al Senato. Per questo sono nate le commissioni ad hoc come la “bicamerale”. Una commissione parlamentare è ben diversa da una proposta del solo Governo perché presuppone un confronto tra maggioranza e opposizione... Continua a leggere...
(www.strisciarossa.it 23 Febbraio 2024)
In questi giorni c’è chi si incarica di dare un appuntamento a nome di un’area di volenterosi a dopo le elezioni europee, quando i cittadini avranno già votato e quindi saranno usciti di scena, nell’illusione di costruire una nuova versione del premierato tale da bloccare il ricorso al referendum costituzionale, che è evidentemente la bestia nera dei fautori di questa posizione.
Il punto debole di questa posizione sta nel fatto che il Governo ha presentato una sua proposta di legge (firmata da Meloni e Casellati) sull’elezione diretta del Presidente del Consiglio, più o meno sul modello dei Presidenti di regione. Senza dimenticare che le modifiche al testo presentato dal governo vengono concordate dentro la maggioranza e presentate dal governo a nome di tutta la maggioranza... Continua a leggere...
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