La marcia trionfale dell’Aida rappresentata dall’approvazione (solo preliminare) della proposta Calderoli in Consiglio dei ministri dovrebbe servire alla rielezione di Fontana e a rilanciare la Lega ormai superata da Fratelli d’Italia anche in Lombardia e Veneto.
Non è cambiato granché dalla precedente bozza Calderoli. Il Parlamento continua a essere tenuto di lato, si esprime solo con atti di indirizzo (raccomandazioni) sulle intese tra il governo e la Regione, di cui il governo tiene conto se vuole. Il Parlamento entra veramente in campo solo alla fine del percorso quando deve approvare il testo definitivo o respingerlo. Si intravvede fin d’ora il voto di fiducia. Resta la procedura pattizia tra governo e singola Regione. È un accordo a due, ora se ne saprà un poco di più, ma la procedura sostanziale resta materia che non si potrà sottoporre a referendum, in altre parole è imposta definitivamente....
In realtà non c'è nulla di cui vantarsi, è stata bloccata un'iniziativa importante contro la crisi climatica.
Draghi non è un ambientalista ma ha saputo collocare l'Italia in una posizione corretta sulla crisi climatica in occasione del G20 di Roma e poi della Cop 26 di Glasgow puntando sull'obiettivo di non arrivare all'aumento di 1,5 gradi.
Non è passato molto tempo, l'Italia oggi si sta collocando in una posizione opposta, di retroguardia e nel caso dei motori endotermici delle auto con una brusca inversione di rotta, contrastando le iniziative più coraggiose della Commissione europea sui temi ambientali...
La proposta Calderoli sull’autonomia regionale differenziata, approvata dal governo, ora è all’esame del parlamento. Calderoli ha anche nominato la commissione per definire i Lep (Livelli Essenziali di Prestazione).
L’autonomia regionale differenziata è ormai un obiettivo di tutto il governo. Giorgia Meloni l’ha fatta sua nel discorso in Friuli durante la recente campagna elettorale, senza riguardo per le conseguenze sull’unità nazionale.
Questo progetto richiede una forte e determinata opposizione in parlamento e nel paese per bloccare il ddl del ministro Calderoli prima che si avveri l’obiettivo dei leghisti che porterebbe alla “secessione dei ricchi”.
Sappiamo quali sono i rapporti di forza in parlamento, ma se l’opposizione avrà una posizione chiara e unitaria, intrecciata con la forte opposizione nel paese e con l’ampia contrarietà di tanti sindaci, ci possono essere risultati importanti e positivi...
La maggioranza è unita da un patto di potere, ma le contraddizioni sono evidenti.
Le dichiarazioni del ministro Giorgetti (Sole 24 ore) testimoniano della confusione che pervade il governo. Giorgetti ha dichiarato che le novità introdotte nel patto di stabilità (per ora una bozza) lasciano uno spazio di negoziato tra governo e Commissione Europea, perché: “la titolarità dei singoli paesi sulla propria politica economica… è garantita costituzionalmente… e non può essere superata da un’intesa pattizia”.
Sulla flessibilità delle nuove regole Giorgetti ricorda il Tremonti che da ministro garantiva di avere ottenuto dalla Commissione Europea la garanzia che l’Italia – in materia di conti pubblici – avrebbe potuto far valere il grande risparmio privato, molto più alto del debito, al contrario di altri paesi europei. In realtà di questa flessibilità di Tremonti non c’è stata traccia perché poi il debito e il deficit dell’Italia sono stati calcolati con i soliti parametri. della presunta benevolenza europea non c’è stata traccia.
Tuttavia l’affermazione più importante di Giorgetti è che un patto non può superare le regole a partire da quelle costituzionali, se vale per l’Europa a maggior ragione dovrebbe valere per le regioni.
Autonomi da tutto
Evidentemente Calderoli e Giorgetti non si parlano, né si scambiano le carte.
Calderoli infatti ha confezionato una proposta di legge sull’autonomia regionale differenziata che dice esattamente il contrario di quanto sostenuto da Giorgetti perché prevede che i nuovi poteri della regione siano stabiliti da un patto a due, tra il governo e la regione interessata, le altre verranno al massimo informate.
Tanto è vero che il parlamento sul patto tra governo e singola regione potrà esprimere solo un parere, probabilmente delle commissioni, di cui il governo potrà tenere conto oppure no. Di più, Calderoli per forzare i tempi ha previsto che le osservazioni dei Ministeri sulle materie oggetto dell’intesa a due arrivino entro 30/45 giorni.
Il ministro dell’Economia, Giorgetti, forse per la prima volta nella storia dei governi, non solo non è il garante/controllore degli aspetti finanziari del procedimento ma ha solo 30 giorni, come gli altri ministri, per rispondere. In altre parole non gli è riconosciuto il potere di fermare o correggere le decisioni del patto a due per garantire i conti pubblici. Se i ministri non rispondono entro i 30 giorni previsti Calderoli pretende il mandato a procedere comunque, questo afferma la sua proposta di legge...
La proposta di legge di iniziativa popolare, che ha raccolto almeno 90.000 firme, verrà presentata al Senato per contribuire a bloccare la proposta Calderoli
Ho il mandato degli elettori, afferma Giorgia Meloni. Non è così. Anzitutto le elezioni del 25 settembre hanno registrato il 10% in meno di votanti e la destra con il 44% dei voti ha ottenuto un premio di maggioranza del 15 %, gonfiandola al 59 % di deputati e senatori. Ammesso che tutti gli elettori di destra condividano l’elezione diretta del Presidente o del Premier, il 56% di loro non ha dato alcun mandato, 16 milioni contro 12. Quindi Meloni rappresenta una minoranza del corpo elettorale. Le regole elettorali in vigore hanno regalato una maggioranza alla destra, ma questo non.. […] [scarica file in pdf]
Giorgia Meloni ha sbagliato a dare il via libera alla proposta Calderoli sull’autonomia regionale differenziata. Dopo l’ok del governo il Ministro leghista è partito a razzo, presentando al Senato un progetto di legge firmato solo da lui, senza Presidente del Consiglio e Ministro dell’Economia. Forse Meloni non si aspettava questa velocità ma è un fatto che il disegno di legge sta iniziando il percorso al Senato.
Autonomia differenziata e presidenzialismo: due obiettivi contraddittori
Per questo Giorgia Meloni, quando ha capito cosa stesse accadendo, si è affrettata a ricordare alla sua maggioranza che l’autonomia regionale differenziata sta insieme al presidenzialismo. Da qui l’invito alle opposizioni ad un confronto su titoli generici come il presidenzialismo, il semipresidenzialismo, il capo del governo eletto direttamente. È stata presentata questa indecisione come disponibilità al confronto, ma in realtà era anzitutto la conseguenza del modo raffazzonato con cui è stato messo sul tavolo l’argomento...