Dopo il voto su emendamenti e ordini del giorno riguardanti i 10 articoli del ddl ora ci sono le dichiarazioni di voto dei senatori e dopo il voto finale il testo sarà pronto per l’aula.
Una proposta inaccettabile
Nella sostanza il testo della legge non è cambiato. Resta una proposta di legge inaccettabile che merita tutte le critiche, a partire da quelle dei funzionari del bilancio del Senato, che subirono un linciaggio mai avvenuto per avere espresso valutazioni tecniche senza riguardi politici e per questo hanno sempre goduto di rispetto generale.
Dopo è stato il turno della Corte dei Conti e dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio – che svolgono un ruolo di controllo e garanzia sui conti pubblici anche verso l’Europa – che hanno sollevato una questione fondamentale e cioè che i diritti riguardano tutti i cittadini e quindi occorre garantire le risorse per questo obiettivo, quindi occorre prevedere quanto è necessario, con attenzione al debito pubblico che è in sofferenza, come ha ricordato da ultimo Moody’s.
Ancora, con le dimissioni di Amato, Bassanini ed altri dalla commissione Cassese hanno posto la questione di fondo che occorre definire tutti i Lep e i relativi finanziamenti, quindi non si può procedere al passaggio di funzioni alle Regioni se non ci sono le risorse in grado di garantire gli stessi diritti a tutti i cittadini in tutto il territorio nazionale.
Da ultimo il Governatore della Banca d’Italia con una lettera puntuale e motivata ha ricordato che occorre avere tutto il quadro finanziario per gli interventi per garantire i diritti, altrimenti potrebbero aumentare le differenze tra le Regioni...
L’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri proposta dal Governo Meloni, cambiando la Costituzione, strettamente legata ad una legge maggioritaria che deve garantirgli il 55 % dei parlamentari, ha un obiettivo politico e istituzionale che stravolgerebbe la nostra Costituzione, democratica ed antifascista.
L’antifascismo è sempre stato impronunciabile per questo Governo, questa proposta lo conferma.
C’è un tentativo di dissimulare la vera natura della proposta del Governo Meloni e le conseguenze a cui porterebbe con affermazioni del tutto false come quella – ad esempio – che non cambierebbero i poteri del Presidente della Repubblica. E’ una balla, il Presidente della Repubblica vedrebbe pesantemente limitati i suoi poteri e la sua autonomia di garante dell’unità nazionale.
Un Presidente del Consiglio eletto direttamente avrebbe inevitabilmente un peso maggiore di un Presidente della Repubblica eletto da un’assemblea di parlamentari e delegati regionali. Per di più il Presidente sarebbe obbligato a nominare a capo del governo il candidato eletto direttamente, inoltre non potrebbe sciogliere il parlamento – o viceversa rifiutarsi di farlo – perché questo potere sarebbe di fatto nelle mani del Presidente del Consiglio, la cui caduta trascinerebbe quella del parlamento. Con questa proposta Presidente del Consiglio e Parlamento vivrebbero o cadrebbero insieme, con il rischio di sostituire la frequente caduta dei governo con la frequente fine delle legislature. Non si vede la stabilità di cui si parla.
Potere ed autonomia di iniziativa del Presidente della Repubblica verso Governo e Parlamento verrebbero azzerati, mentre sono stati importanti per garantire l’assetto costituzionale, come del resto ha riconosciuto anche Gianni Letta che ha chiesto esplicitamente di ripensarci...
Il progetto di legge per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio collegata ad una legge maggioritaria che gli garantisca almeno il 55 % dei seggi porta l’Italia fuori dalla Costituzione del 1948. Punta, infatti, ad un altro sistema istituzionale che manomette l’equilibrio tra i poteri dello Stato con l’obiettivo di accentrare i poteri in una persona. La proposta firmata da Meloni e Casellati ha iniziato l’esame in Senato: dopo le audizioni nel 2024 passerà al vaglio della Commissione competente, sotto lo stretto controllo di Fratelli d’Italia che vuole fortemente questa legge...
Le destre hanno ottenuto nel 2022 il 59% dei deputati e dei senatori, con una maggioranza parlamentare che non ha eguali nella storia degli ultimi decenni: nel 2008 Berlusconi si era fermato al 54%. Ciò grazie alla legge elettorale in vigore che è maggioritaria, con un premio di maggioranza occulto che nel 2022 è arrivato al 15%, più del porcellum. Questo dato rivela che l’attuale difficoltà della maggioranza è tutta politica. Le destre non sono in grado di presentare al Paese, e al loro elettorato, risultati paragonabili alle promesse elettorali. L’alluvione di decreti legge con cui stanno governando conferma decisioni episodiche, raffazzonate, corporative. Per di più all’interno della maggioranza c’è un’aspra concorrenza, più di quanto si vuole fare apparire. Questo spinge Giorgia Meloni a cercare nelle modifiche della Costituzione il capro espiatorio delle difficoltà che incontra il Governo. ...