Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 4/07/21)
La crisi del sistema politico italiano (in particolare dei partiti) rischia di diventare istituzionale e di fare scivolare il nostro paese verso una modifica dei valori, degli obiettivi, costruendo nuove gerarchie sociali che sono il contrario dell’inclusione, mettendo in crisi il ruolo della Costituzione e quindi minacciando la stessa tenuta sociale del nostro paese.
Apparentemente il governo Draghi rappresenta una fase anestetizzata. In realtà non è affatto una pausa, nel paese si agitano tensioni e si sviluppano iniziative. Ci sono movimenti profondi che stanno cambiando collocazioni e orientamenti dei partiti attuali, le loro alleanze e tendono a modificare in profondità il futuro politico del paese. In altre parole i problemi non risolti di identità, di radicamento, di capacità di rappresentare dei partiti stanno portando a convulsioni sempre più profonde, a cui non corrispondono reazioni adeguate, all’altezza dei problemi da affrontare... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 10/07/21)
Il Senato ha approvato la legge che modifica la Costituzione decidendo che voteranno per il Senato anche quanti hanno compiuto 18 anni. Circa 4 milioni di giovani elettori/elettrici in più. Scelta condivisibile. Tuttavia questa proposta di modifica è passata a condizione di perdere per strada la corrispondente modifica dell’elettorato passivo, come in origine era previsto. In pratica i giovani potranno votare per i senatori ma non essere eletti e questo ne fa una modifica per lo meno dimezzata. Così i giovani vengono così considerati adatti per eleggere ma non per essere eletti, per questo la novità è debole.
Il voto a 18 anni per eleggere i senatori fa parte di un (teorico) pacchetto di ulteriori modifiche della Costituzione che nelle intenzioni, dichiarate pubblicamente dall’allora maggioranza del governo Conte 2, doveva correggere alcuni difetti evidenti del taglio dei parlamentari. Senza insistere ulteriormente sull’errore compiuto nel tagliare il numero dei parlamentari, gettando in questo modo la croce dei malfunzionamenti – che ci sono – del nostro sistema istituzionale sul parlamento stesso, è abbastanza evidente che allo stato dei fatti è difficilissimo che il pacchetto di ulteriori modifiche costituzionali arrivi al traguardo... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 26/07/21)
Siamo alle soglie del semestre “bianco” durante il quale il Presidente della Repubblica non può sciogliere in anticipo le Camere. Le elezioni anticipate sono un deterrente nelle mani del Presidente della Repubblica per ricondurre a ragionevolezza i partiti riottosi e far prevalere il senso di responsabilità. Forse per questo il Presidente Mattarella ha chiarito che comunque può esercitare altri poteri come rinviare alle Camere decreti legge che durante la conversione hanno subito rigonfiamenti esagerati, fino a raddoppiare il numero degli articoli e aumentare a dismisura le materie in essi contenute. Tuttavia il Presidente ha inevitabilmente aperto una riflessione ben più consistente.
Anzitutto sul rapporto tra governo e parlamento. È un fatto che i decreti legge sono raddoppiati dal febbraio 2020 se confrontati con il periodo precedente e che i voti di fiducia sono la normale modalità con cui arrivano all’approvazione in parlamento, inoltre il voto di fiducia porta con sé i maxiemendamenti. Questo significa che il rapporto tra governo e parlamento è rovesciato. Il parlamento è chiamato ad approvare gli atti del governo che di fatto ne dettano l’agenda e i tempi, mentre non ha di fatto lo spazio (purtroppo spesso neppure le condizioni politiche) per esaminare ed approvare proposte di legge essenzialmente parlamentari. Emblematicamente questa è la situazione in cui si è trovato il ddl Zan che è stato rinviato con la motivazione che c’erano decreti da approvare con urgenza entro i termini, altrimenti sarebbero decaduti. Probabilmente questa motivazione è stata utile ad alcune posizioni politiche che non volevano votare prima della pausa di agosto, ma resta il fatto che è stata spiegata con l’urgenza di altri provvedimenti, guarda caso del governo, confermando così che il parlamento sempre più è chiamato ad un ruolo di ratifica delle decisioni e delle mediazioni trovate a livello di governo. Mentre il parlamento è l’asse del nostro sistema costituzionale... Continua a leggere...
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