«Con la revisione del catasto ci sarà chi pagherà di più e chi pagherà di meno secondo una logica di corrispondenza tra il valore dell’immobile e l’imposizione. Insomma gli estimi catastali corrisponderanno alla realtà dei fatti. I contribuenti non avranno nulla da temere nemmeno dal fatto che la gestione del catasto passerà ai Comuni. Questo non significa che i sindaci avranno mano libera per aumentare l’Ici a piacimento». Alfìero Grandi, sottosegretario all’Economia, ha la delega proprio sulla riforma del Catasto e degli estimi e vuole sgombrare il campo da qualsiasi equivoco.
Come si è arrivati alla riforma del Catasto? Era proprio necessaria?
«Oggi gli estimi non corrispondono alla realtà dei fatti. Il sistema catastale è quello del ‘39, a parte qualche risistemazione. Facciamo l’esempio della situazione immobiliare di Roma. Ci sono immobili in centro storico che cono accatastati come immobili popolari e con lei quasi inesistente, altri invece che sono stati accatastati recentemente e con lei più alta pari a circa 700-800 euro. C’è la periferia dove l’Ici sta a 350 e 400 euro. C’è poi la situazione di quanti hanno acquistato con le aste gli immobili pubblici e pagano unici di 800 euro come se fossero a Piazza Navona. C’è quindi una situazione di iniquità legata alla casualità che è inaccettabile. La revisione degli estimi ha come obiettivo di far corrispondere i valori immobiliari a quella che è la situazione reale».
La Confedilizia sostiene che siccome la revisione degli estimi sarebbe su base patrimoniale produrrebbe un aumento dell’Ici. È vero?
«La revisione degli estimi va fatta con un sistema che superi il vano che non dice nulla. Occorre un sistema che abbia il metro quadro come parametro fondamentale più altri parametri quali l’ubicazione, lo stato dell’immobile, le caratteristiche, il tipo di servizi. Questi elementi consentiranno di avere il valore dell’immobile. L’emendamento della relatrice alla riforma, in accordo con il governo, dice che se il valore sarà più alto le aliquote Ici si abbasseranno in modo che il saldo sia zero. Un saldo zero naturalmente a livello comunale».
Questo vuoi dire che ci sarà chi pagherà meno e chi di più?
«È ovvio ma l’importo corrisponderà al reale valore dell’immobile. Quanto alla polemica sollevata dalla Confedilizia è senza fondamento. Non c’è nessuna differenza tra valore e redditività che può essere attribuita a un immobile. Abbiamo stabilito che il saldo Ici a livello comunale deve essere zero. Il che significa che la legge non è fatta per aumentare le tasse. Ma l’Ici aumenterà per coloro che finora hanno pagato un’imposta inferiore al valore dell’immobile posseduto; si tratta di quelli che già oggi dovrebbero pagare di più».
Perché il meccanismo attuale non funziona?
«II meccanismo di oggi, basato sui vani, può creare iniquità. Una vecchia casa costruita con vani enormi rischia di pagare meno di una casa nuova con vani più piccoli ma superiori per numero. È una situazione assurda. Ci sono aree del centro storico con immobili messi sul mercato a 20.000 euro al mq ma sui quali si pagano imposte molto basse che non hanno alcun rapporto con questi valori. Di contro in periferia pagano di più».
Non c’è il rischio di penalizzare il ceto medio?
«C’è un ceto medio che oggi paga di più e un altro che paga meno. Con la revisione del Catasto può verificarsi anche che qualcuno venga a pagare di meno ma sempre in rapporto al valore dell’immobile. Ora è tutto casuale come una specie di lotteria».
Un altro timore è che i Comuni approfittando della gestione del Catasto alzino l’Ici a piacimento. È così?
«I Comuni vanno associati alla gestione del Catasto perché la fiscalità è sulla casa e i Comuni hanno nelle politiche territoriali un ruolo fondamentale. Il decentramento del Catasto ai Comuni ha l’obiettivo di ripulire i dati adeguandoli al territorio. Questo non porterà a un aumento dell’Ici. I Comuni hanno già dato un segnale per la riduzione dell’Ici ed è il caso di Roma, Milano, Torino e Bologna. Con la riforma il Comune sarà una sorta di ufficiale pubblico quando si parla di accatastamento e risponde dell’accatastamento sulla base della legge nazionale che indica i criteri».