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Col nuovo Catasto per qualcuno Ici più bassa
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  10/05/2007  14:41:37, in Catasto, letto 3352 volte

Intervista di Laura Della Pasqua per Il Tempo

Il sottosegretario all’Economia replica alle accuse della Confedilizia. «I Comuni non avranno mani libere sull’imposta»

«Con la revisione del cata­sto ci sarà chi pagherà di più e chi pagherà di meno secon­do una logica di corrispon­denza tra il valore dell’immo­bile e l’imposizione. Insomma gli estimi catastali corri­sponderanno alla realtà dei fatti. I contribuenti non avranno nulla da temere nemmeno dal fatto che la ge­stione del catasto passerà ai Comuni. Questo non signifi­ca che i sindaci avranno mano libera per aumentare l’Ici a piacimento». Alfìero Gran­di, sottosegretario all’Econo­mia, ha la delega proprio sul­la riforma del Catasto e degli estimi e vuole sgombrare il campo da qualsiasi equivoco.

Come si è arrivati alla rifor­ma del Catasto? Era proprio necessaria?

«Oggi gli estimi non corri­spondono alla realtà dei fatti. Il sistema catastale è quello del ‘39, a parte qualche risi­stemazione. Facciamo l’esem­pio della situazione immobi­liare di Roma. Ci sono immo­bili in centro storico che co­no accatastati come immobi­li popolari e con lei quasi inesistente, altri invece che sono stati accatastati recente­mente e con lei più alta pari a circa 700-800 euro. C’è la periferia dove l’Ici sta a 350 e 400 euro. C’è poi la situazio­ne di quanti hanno acquista­to con le aste gli immobili pubblici e pagano unici di 800 euro come se fossero a Piazza Navona. C’è quindi una situazione di iniquità le­gata alla casualità che è inac­cettabile. La revisione degli estimi ha come obiettivo di far corrispondere i valori im­mobiliari a quella che è la situazione reale». 

La Confedilizia sostiene che siccome la revisione degli estimi sarebbe su base patri­moniale produrrebbe un au­mento dell’Ici. È vero? 

«La revisione degli estimi va fatta con un sistema che superi il vano che non dice nulla. Occorre un sistema che abbia il metro quadro co­me parametro fondamentale più altri parametri quali l’ubicazione, lo stato dell’immobile, le caratteristiche, il tipo di servizi. Questi elementi con­sentiranno di avere il valore dell’immobile. L’emendamento della relatrice alla riforma, in accordo con il governo, dice che se il valore sarà più alto le aliquote Ici si abbasseranno in modo che il saldo sia zero. Un saldo zero naturalmente a livello comunale». 

Questo vuoi dire che ci sarà chi pagherà meno e chi di più?  

«È ovvio ma l’importo corri­sponderà al reale valore del­l’immobile. Quanto alla pole­mica sollevata dalla Confedilizia è senza fondamento. Non c’è nessuna differenza tra va­lore e redditività che può essere attribuita a un immobi­le. Abbiamo stabilito che il saldo Ici a livello comunale deve essere zero. Il che signi­fica che la legge non è fatta per aumentare le tasse. Ma l’Ici  aumenterà  per  coloro che   finora   hanno   pagato un’imposta inferiore al valore dell’immobile posseduto; si tratta di quelli che già oggi dovrebbero pagare di più».

Perché il meccanismo attua­le non funziona? 

«II meccanismo di oggi, basato sui vani, può creare iniquità. Una vecchia casa costruita con vani enormi rischia di pagare meno di una casa nuova con vani più piccoli ma superiori per numero. È una situazione assurda. Ci sono   aree  del  centro  storico con immobili messi sul mercato a 20.000 euro al mq ma sui quali si pagano imposte molto basse che non hanno alcun rapporto con questi va­lori. Di contro in periferia pagano di più».

Non c’è il rischio di penalizzare il ceto medio? 

«C’è un ceto medio che og­gi paga di più e un altro che  paga meno. Con la revisione del Catasto può verificarsi anche che qualcuno venga a pagare di meno ma sempre in rapporto al valore dell’immobile. Ora è tutto casuale come una specie di lotteria». 

Un altro timore è che i Comu­ni approfittando della gestio­ne del Catasto alzino l’Ici a piacimento. È così? 

«I Comuni vanno associati alla gestione del Catasto per­ché la fiscalità è sulla casa e i Comuni hanno nelle politi­che territoriali un ruolo fon­damentale. Il decentramento del Catasto ai Comuni ha l’obiettivo di ripulire i dati adeguandoli al territorio. Questo non porterà a un au­mento dell’Ici. I Comuni han­no già dato un segnale per la riduzione dell’Ici ed è il caso di Roma, Milano, Torino e Bologna. Con la riforma il Co­mune sarà una sorta di uffi­ciale pubblico quando si par­la di accatastamento e rispon­de dell’accatastamento sulla ba­se della legge nazionale che indica i criteri».