Avvenimenti importanti vengono dimenticati rapidamente come fossero di poco valore. L’incidente nucleare di Fukushima è tra quelli importanti. Per anni è stato messo in ombra, ora il Giappone lo riporta in primo piano, ma concentra l’attenzione sul devastante tsunami di 10 anni fa. L’incidente nucleare è ridotto a tragica conseguenza dello tsunami.
Del resto il Giappone non ha fatto veramente i conti con il nucleare e ha riavviato centrali malgrado l’incidente di Fukushima, tacendo che il nucleare è pericoloso in sé e gli avvenimenti naturali possono solo esaltarne potenziali effetti devastanti...
La prima presentazione del PNRR italiano fatta dal governo Conte 2 si era sostanzialmente arenata su tre aspetti. Primo, l’uso di parte consistente dei fondi (oltre un terzo) per interventi che avrebbero sostituito finanziamenti già previsti in precedenza dal bilancio dello Stato, diminuendo così l’impatto per il rilancio occupazionale, sociale ed economico degli interventi straordinari previsti dal Next Generation EU della Commissione Europea. Secondo, una gestione farraginosa, con la previsione del coinvolgimento di centinaia di tecnici, con decisioni sull’uso delle risorse in gran parte esterna alle sedi politiche naturali e cioè Governo, Regioni, Comuni. Una sorta di circolazione istituzionale extracorporea e questo ovviamente non garantiva la necessaria trasparenza delle decisioni di spesa. Terzo, la raccolta di progetti già pronti di grandi aziende che pensavano di avere trovato finalmente la fonte per finanziare progetti di vario tipo, alcuni probabilmente utili, altri discutibili e forse negativi soprattutto per le conseguenze ambientali.
È evidente che se raccogli i progetti esistenti, anche selezionandoli, è difficile dare una forza politica ed economica alle scelte pubbliche. Mentre occorreva partire dai 6 capitoli e in particolare dalla transizione ambientale che è certamente il capitolo che più di ogni altro può aiutare a rendere compatibile lo sviluppo con l’ambiente, a innovare tecnologie e settori produttivi, a qualificare ed estendere una nuova occupazione di qualità. Draghi nel discorso alle Camere è sembrato consapevole dell’esigenza di mettere l’accento sulle novità, a partire dal 37% delle risorse destinato all’Italia per la transizione ecologica. Nessuna delega in bianco. Il Governo va sfidato ad essere coerente e in particolare ad esserlo i Ministri che sono preposti ad organizzare le scelte. Per ora non siamo al caro amico ma nemmeno al merito delle scelte, eppure i Ministeri stanno lavorando e a fine aprile Draghi riferirà in parlamento sulle scelte definitive che il governo proporrà alla Commissione Europea.
Per questo il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Laudato Sii, Nostra hanno elaborato un documento che verrà presentato il 17 aprile in videoconferenza, già disponibile sui siti delle associazioni, che vuole contribuire a scegliere con nettezza. A proporre un’idea di futuro. Se le aspettative sui risultati del piano straordinario debbono rimettere in moto l’occupazione e l’economia dell’Italia – e debbono farlo con una forte impronta innovativa sull’ambiente, sulla ricerca, sull’innovazione – le scelte non possono che essere coraggiose e nette. È un’occasione unica. Cambiare e dare ragione a tutti è impossibile, occorrono dei Sì e dei No chiari e netti...
OSSERVATORIO PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA – PNRR promosso da
Coordinamento per la Democrazia Costituzionale - Laudato Sì - NOstra!
https://www.change.org/p/al-presidente-del-consiglio-mario-draghi-il-nucleare-non-sia-incluso-nelle-energie-rinnovabili
18/10/2021
Al Presidente del Consiglio Mario Draghi
Al Ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani
Al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio
Noi elettrìci ed elettori che abbiamo votato NO al nucleare nel referendum popolare del 2011 il cui risultato ha bloccato per la seconda volta - dopo quello del 1987 - il tentativo di costruire centrali nucleari in Italia per produrre elettricità non abbiamo dimenticato né i disastri di Three Miles Island, né di Chernobyl, né di Fukushima per la salute delle persone e per l’ambiente. Per questo chiediamo al Governo Draghi di respingere con nettezza in sede europea il tentativo di 10 paesi guidati dalla Francia di fare passare - nella tassonomia europea - il nucleare come energia verde e rinnovabile...
Ragioni del No al deposito delle scorie nucleari a Pescia Romana e in generale nella Tuscia.
Il territorio di Pescia Romana è stato reso coltivabile e abitabile dagli interventi di bonifica. Bonifica che per definizione avviene in un territorio invaso dalle acque, per farle defluire verso il mare. Ultimo intervento 10 anni fa. Il deflusso va continuamente monitorato per evitare allagamenti. In zone limitrofe ci sono stati disastrosi allagamenti: Albinia, foce del Fiora.
Sogin ha escluso le aree dei vecchi insediamenti nucleari perché prossimi a fiumi o al mare. Perché questa area dovrebbe essere idonea ?
Le acque utilizzate per usi civili e agricoltura debbono già essere protette da arsenico, endemico, da nitriti e nitrati.
Montalto futura ha dimostrato che Montalto e la Tuscia sono già soggette ad ingiurie severe per la salute della popolazione.
La bonifica ha consentito nel tempo, con investimenti e grandi sacrifici, una importante attività agricola, pilastro dell’economia della zona.
La diffusione della notizia del possibile deposito delle scorie nell’area è bastata per allarmare i mercati di sbocco delle pregiate produzioni specializzate (meloni, angurie, pomodori da conserva, asparagi, cereali, olio, verdure di stagione, carne, ovini, prodotti caseari) anticipando le difficoltà future per la vendita dei prodotti.
Il risanamento del territorio ha reso possibili insediamenti turistici importanti sul mare (Costa Selvaggia, Ansedonia), agriturismi, campeggi, locali in affitto. Il turismo è il secondo pilastro dell’economia locale.
Alle popolazioni insediate, che hanno recuperato il territorio, oggi non può essere proposto il processo contrario, con impoverimento ed abbandono...