Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Il Governo Renzi ha evitato in ogni modo un confronto con i sindacati sulle scelte da compiere in materia di lavoro e di interventi per l’occupazione e lo sviluppo e nello stesso tempo ha scelto di ispirarsi alle proposte di Confindustria in materia di mercato del lavoro, compiendo una scelta di campo negativa perché i lavoratori hanno già pagato il prezzo più pesante in questa interminabile crisi, con la perdita di oltre 1 milione di posti di lavoro, che potrebbero essere molti di più se venisse reciso il rapporto con il posto di lavoro attraverso il taglio della cassa integrazione.
Il peso della crisi ha creato ulteriori problemi nell’entrata al lavoro ai giovani che già sono stati colpiti dal brusco aumento della percentuale di disoccupati a causa dell’innalzamento improvviso dell’età pensionabile, che ha creato da un lato i cosiddetti esodati, in buona parte ancora in attesa di una soluzione, e dall’altra ha contestualmente aggravato la penuria di lavoro per i giovani.
La scelta del Governo Renzi di estendere il tempo determinato senza vincoli e controlli, senza neppure cancellare parte delle 46 tipologie contrattuali, sta provocando l’ulteriore sostituzione della buona occupazione con la precarietà, a cui si aggiunge la volontà di togliere le garanzie oggi previste dall’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori per i nuovi assunti a tempo indeterminato, con il risultato di segmentare ulteriormente i diritti del mondo del lavoro. Questa azione del governo non creerà nuovi posti di lavoro ma provocherà un ulteriore aumento della svalutazione del lavoro e dei suoi diritti.
Inoltre è del tutto evidente che le prospettive occupazionali e di ripresa economica per l’Italia, come del resto ammettono gli stessi documenti ufficiali, sono negative perché il Governo Renzi ha sostanzialmente subito i parametri imposti dalle politiche di austerità europee e per di più il parziale rinvio del pareggio strutturale di bilancio non può nascondere che dal 2017 l’Italia verrà comunque chiamata a ripianare per 20 anni la parte eccedente il 60 % del debito pubblico.
Questo Governo si caratterizza per la politica dei rinvii delle scelte di fondo, mentre giustamente i sindacati e la Cgil in particolare chiedono politiche forti di reperimento di risorse attraverso la lotta all’evasione, con la patrimoniale e la tassazione delle rendite così da reperire le risorse necessarie per dare impulso alla ripresa dell’occupazione, dei redditi e dello sviluppo ambientalmente sostenibile, tanto più necessario oggi di fronte ai disastri ambientali che colpiscono il nostro paese.
Si parla di ripresa ma la previsione degli investimenti è in ulteriore calo, come del resto l’occupazione.
Per queste argioni l’Ars invita tutti i propri aderenti a sostenere le ragioni della Cgil e della Uil e a partecipare allo sciopero generale e alle manifestazioni.
Roma 25/11/2014
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Sottovalutare l’astensione esplosa a livelli impensabili con le regionali, particolarmente in Emilia ma anche in Calabria, è un suicidio politico. Affermare che quello che conta è arrivare primi o sottolineare che sarebbe proprio dei paesi avanzati avere un crollo dei partecipanti al voto sono forme di (auto) consolazione che possono avere qualche effetto propagandistico iniziale ma lascieranno presto il passo alla dura realtà di un paese che nella sua maggioranza di elettori si astiene... Continua a leggere...
Cgil e Uil hanno superato la prova dello sciopero generale, dopo la riuscitissima manifestazione nazionale della Cgil. I soliti noti potranno raccontarla come vogliono ma tantissimi lavoratori si sentono rappresentati dai sindacati malgrado l’opera di denigrazione sistematica del loro ruolo, fino a cercare di addossargli la responsabilità del precariato che hanno combattuto... Continua a leggere...
La vittoria di Siryza e la formazione del nuovo Governo guidato da Tsipras sono fatti politici di prima grandezza anzitutto per la Grecia, che ha ritrovato così la forza di reagire al ricatto dell’austerità che dura ormai da più di 5 anni e che l’ha ridotta in condizioni di vera e propria prostrazione sociale... Continua a leggere...
articolo di Alfiero Grandi su Il Manifesto 18 febbraio 2015A Kobane la resistenza curda contro gli attacchi dell'Isis è stata lasciata sola dalla Turchia, che aveva le sue truppe a un chilometro ma si è ben guardata dal sostenere chi subiva il peso dell'attacco di quello che è oggi il nemico numero uno. La Turchia metteva nel conto la sconfitta dei curdi che, per fortuna, sono riusciti a respingere gli attacchi dell'Isis. Atene rischia la situazione di Kobane. Il successo di Tsipras ha incarnato la speranza dei greci di non morire di austerità. Un successo della sinistra che vincendo le elezioni ha dimostrato che da una crisi economica devastante, aggravata dalle misure di austerità imposte dall'Europa, si può provare ad uscire mettendo nell'angolo la destra neonazista... Continua a leggere...
9 marzo, introduzione di Alfiero Grandi La Costituzione della nostra Repubblica, nata dalla Resistenza, dovrebbe essere non solo descritta come la più bella del mondo, cosa vera ma insufficiente, ma anche cambiata con la necessaria lungimiranza e non nel modo pasticciato con cui si sta procedendo oggi. Tanto più che tra cambiamenti della Costituzione e nuova legge elettorale c'è un intreccio evidente e il risultato complessivo di queste modifiche disegna un quadro di preoccupante accentramento dei poteri nelle mani del Governo ... Continua a leggere...
La discussione di oggi era pensata per affrontare 2 aspetti diversi ma connessi come la proposta di coalizione sociale, in quanto è uno dei tentativi di settori della società di riconquistare capacità di iniziativa, in rapporto all'esigenza di un'alternativa politica di fronte ad un'evoluzione sostanzialmente neocentrista del governo presieduto da Renzi.
La proposta di creare una coalizione sociale ha scatenato reazioni, talvolta rabbiose, tese a rappresentare questa proposta come l'inizio della formazione di un altro partito di sinistra, malgrado le numerose smentite ... Continua a leggere...
Appello
Domenica 5 luglio i cittadini greci saranno chiamati a votare se accettare o
respingere il testo che Fmi, Bce e Commissione europea vogliono imporre al
governo greco come condizione per erogare i prestiti già decisi e decidere
gli altri aiuti necessari per fare uscire la Grecia da una recessione senza
precedenti, che non ha uguali in Europa e che ha ridotto del 25 % il Pil,
fatto crescere al 25 % i disoccupati, portato un pesantissimo taglio ai
redditi da lavoro e da pensione, creato una povertà senza precedenti. La
recessione della Grecia, che è parte della crisi economica europea, è certo
dovuta a pesanti responsabilità dei precedenti governi greci ma è stata resa
più grave dalle assurde politiche di austerità dell'Europa che hanno imposto
a questo paese, già in gravi difficoltà, sacrifici che non hanno uguali nel
resto d'Europa.
Il popolo greco ha già pagato un prezzo pesantissimo e ora si vorrebbero
imporre ulteriori misure di austerità, con ulteriori tagli ai redditi e
aumenti delle tasse, puntando sul ricatto della fine degli aiuti dell'Europa
e del Fmi.
I cittadini greci hanno il diritto di decidere se accettano queste misure -
che il governo greco non condivide ma sottopone al loro giudizio
impegnandosi a rispettarlo - o vogliono la riapertura del confronto con l'Europa
sulle modalità e i tempi di erogazione degli aiuti finanziari necessari per
uscire dalla crisi economica e sociale e della loro restituzione.
L'Europa si assumerebbe una grave responsabilità se non accettasse il voto
dei greci,in caso di affermazione del "No". Per non condizionare il voto,
deve dichiararsi fin d'ora disponibile a riaprire le trattative per trovare
una soluzione accettabile.
In questi anni troppe volte è stato esercitato un pesante e cinico ricatto
sulla Grecia, senza riguardo per la regressione delle condizioni sociali e
di vita in nome di una cieca politica di austerità.
Non si può affermare che l'Euro è una scelta irreversibile, al punto che non
sono previste modalità di uscita né volontarie né imposte, e poi non trarne
le conseguenze indispensabili di solidarietà europea. Le risorse oggi
necessarie per aiutare la Grecia... Continua a leggere...
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