Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 06/06/21)
Il direttore del quotidiano Domani, Stefano Feltri, si è chiesto che senso abbia continuare ad investire denaro e salute per tenere aperta l’Ilva di Taranto. Domanda drastica che obbliga a risposte altrettanto nette. Tenere aperta l’Ilva di Taranto è in larga misura la cartina di tornasole della capacità (o dell’incapacità) della ripresa economica dell’Italia di arrivare a coniugare salute, compresa quella di chi lavora negli stabilimenti, livelli di occupazione e sviluppo economico di qualità. La prima risposta a Feltri è che rinunciare alla produzione di acciaio sarebbe l’indice di un grave fallimento delle politiche pubbliche italiane, con conseguenze pesantissime, i concorrenti internazionali non aspettano di meglio che ottenere le quote di mercato gratis. Sarebbe del resto improponibile mantenere aperto uno stabilimento nemico della salute delle persone e del territorio, continuando a tenere aperta una ferita drammatica che la sentenza del tribunale di Taranto costringe ad affrontare.
Certo il rilancio dell’Ilva, superando la crisi drammatica in cui è precipitata, è una sfida enorme, ma con questa bisogna misurarsi. Non si esce senza una svolta netta e lungimirante. La transizione ecologica... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.ilmanifesto.it del 12/06/21)
La vittoria dei referendum del 2011 per l'acqua bene comune e contro il nucleare è importante sia perchè le sfide vanno affrontate, sia perchè ci fu una mobilitazione eccezionale, che capovolse le previsioni nefaste basate sui referendum falliti nei 2 decenni precedenti, dopo la vittoria del 1987 contro il nucleare. L'acqua bene comune aveva un radicamento e un lavoro di anni di preparazione. Il No al nucleare ha dovuto decidere con grande rapidità, perchè fu il governo Berlusconi, insediato nel 2008 con un margine di maggioranza di quasi 100 deputati e 50 senatori, a tentare il colpaccio del ritorno al nucleare, malgrado il No all'80 % nel referendum del 1987 ne avesse decretato la fine... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 13/06/21)
Sulla pandemia. Negli USA e in Europa la diffusione dei vaccini, pur con contraccolpi sulla salute che non possono in alcun modo essere sottovalutati, sta consentendo di limitare sempre più le conseguenze della pandemia, riducendo le conseguenze del virus a livelli controllabili. Perché allo stato è chiaro che con il Covid 19 dovremo convivere in futuro e quindi l’immunità è necessaria al massimo livello. Tuttavia dobbiamo ammettere che la corsa di Biden a vaccinare il maggior numero possibile di abitanti degli USA, in una plastica alternativa alla presidenza Trump, portato alla scelta di riservare anzitutto all’uso interno i vaccini disponibili. Non è America first di Trump ma certamente è vaccinare prima gli americani. La differenza di fondo è vaccinare sì o no. Apprezzare la scelta di Biden pro vaccini non vuol dire non vedere le conseguenze sui rapporti con il resto del mondo, Europa compresa. L’Inghilterra non ha esportato i suoi vaccini, scegliendo di non condividerli. Questi esempi confermano che sulle scelte delle aziende produttrici di vaccini hanno pesato le scelte dei governi di riferimento, che peraltro hanno investito cifre importanti, oltre che avere strumenti di “convinzione” rilevanti... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 20/06/21)
Vale la pena di insistere sulla valutazione delle scelte internazionali dell’Italia e dell’Europa dopo il vertice inglese dei 7 grandi (definizione discutibile) e del vertice Nato. Come ho scritto nell’articolo della settimana scorsa qualcosa non funziona nei ragionamenti che vengono semplificati nella fedeltà all’atlantismo. Dopo il vertice Nato con Biden risulta ancora più chiaro che le soluzioni proposte non sono convincenti.
Biden è stato apprezzabile quando è andato oltre i limiti di Obama, Presidente durante la crisi finanziaria internazionale iniziata nel 2008, perché ha avuto – a differenza del suo mentore – una visione mondiale dell’esigenza di tassare le multinazionali per mettere un punto fermo di regolazione. Infatti Obama si era fermato negli intenti regolativi dei mercati finanziari alle soglie dei confini degli Usa, finendo con il non realizzare pienamente neppure gli obiettivi interni e lasciando sfumare il momento magico in cui il mondo finanziario era sotto scopa. Infatti dopo qualche tempo la finanza ha rialzato la testa e ripreso il comando dell’economia mondiale. Un comando lontano, fisicamente poco definito, difficile da controllare, tanto che i bitcoin e le altre monete virtuali non sono state regolate, anzi nemmeno controllate e oggi sono una delle più pericolose fonti di speculazione (Savona) e non solo visto che i sempre più frequenti ricatti degli hacker vengono richiesti in queste valute sfuggenti e immateriali, secondo il vecchio adagio che pecunia non olet... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 27/06/21)
Quanto sta avvenendo nel Movimento 5 Stelle ha diverse conseguenze. Alcune di grande rilievo sul futuro politico di una possibile alleanza contro la destra alle prossime elezioni. Ad esempio emerge chiaro che le difficoltà a raggiungere un’alleanza diffusa nei Comuni che voteranno ad ottobre non sono solo la conseguenza di singole questioni locali ma di una difficoltà politica, per non dire confusione, nel vertice e di situazioni diversificate, perfino opposte nelle singole realtà che voteranno ad ottobre.
Si vedrà quali saranno gli esiti di questa fase tormentata, con conseguenze imprevedibili. Tuttavia qualche considerazione su aspetti esterni alla crisi del Movimento si può tentare già ora.
Esiste da tempo il problema di decidere una nuova legge elettorale in grado di aiutare il superamento dei gravi limiti politici a cui quelle recenti hanno portato il parlamento, in omaggio alla vulgata che il problema è decidere, la rappresentanza seguirà, come l’intendenza di Napoleone. Il risultato è stato da tempo il capovolgimento dei ruoli. Il governo decide, anzi da tempo soprattutto il presidente del Consiglio, e il parlamento ratifica. Del resto cosa altro sono i ripetuti voti di fiducia, i decreti legge a getto continuo da approvare entro 60 giorni, i maxiemendamenti votati a scatola chiusa, se non la conferma di una preminenza del governo? Il parlamento approva, a volte con sordi brontolii. Con qualche crisi e passaggio di fronte, ma la sostanza resta che il parlamento non ha un ruolo protagonista... Continua a leggere...
|
|
Ci sono 1626 persone collegate
|