Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La nuova maggioranza che ha espresso il governo Conte 2 ha deciso di approvare il taglio dei parlamentari nella versione già votata in 3 letture dalla maggioranza Lega-M5Stelle. Sotto la pressione del M5Stelle l'accordo dell'attuale maggioranza ha previsto l'approvazione definitiva della legge costituzionale che taglia i deputati (ridotti a 400) e i senatori (ridotti a 200) e l'8 ottobre è stata votata in quarta ed ultima lettura... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it)
I senatori che hanno firmato per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari sono ormai 50. I promotori sono convinti di arrivare alla soglia minima di 64. Comunque hanno tempo fino al 12 gennaio, termine dei 3 mesi previsti per raccogliere le firme necessarie. È ragionevole ritenere che questo traguardo verrà raggiunto e come conseguenza si terrà il referendum costituzionale previsto dall’articolo 138. Sui tempi di effettuazione la situazione è più incerta. La legge consente al governo di differire entro un massimo di sei mesi la convocazione del referendum se vi sono altre modifiche della Costituzione in corso per riunire il voto in un giorno solo. In effetti ci sono altre modifiche costituzionali in arrivo perché è la stessa maggioranza che le promuove dopo che, con una piroetta politica di 180°, il Pd e Leu hanno deciso di votare a favore del taglio dei parlamentari, mentre nelle precedenti tre votazioni avevano votato contro. Probabilmente agli occhi di chi ha condotto la trattativa per il Pd con il M5Stelle la modifica costituzionale del taglio dei parlamentari è sembrato un prezzo accettabile per formare il nuovo governo... Continua a leggere...
Il Coordinamento per la Democrazia costituzionale ha deciso di promuovere una Petizione per chiedere ai Deputati e ai Senatori di sottoscrivere la richiesta di referendum costituzionale per garantire agli elettori di decidere con il referendum se approvare o, come noi crediamo, respingere il taglio dei parlamentari, votato dal parlamento .. […] [scarica file in pdf]
Il movimento delle sardine è iniziato a Bologna – a sorpresa – con ironia e determinazione per contrastare la crescita della Lega e la sua presunta vittoria politica, data troppo per scontata da gruppi dirigenti frastornati dai sondaggi e indeboliti dal distacco da settori decisivi della società. Questo movimento si sta diffondendo, confermando che settori importanti della società sono decisi a farsi sentire per bloccare la resistibile ascesa della Lega. Vedremo dove arriverà e quanto si estenderà, speriamo molto.
La prima riflessione che si può fare è che fino a poco tempo fa il Movimento 5 Stelle raccoglieva settori importanti di insoddisfazione, ma il governo giallo verde ha dato un colpo decisivo alla rappresentanza politica “né di destra né di sinistra”, perchè è apparso chiaro che sotto questa formula ha dominato di fatto una svolta a destra, culturale, sociale e politica in tanti campi, segnatamente su migranti e sicurezza, argomenti in cui Salvini ha fatto il bello e il cattivo tempo per tutto il Conte 1... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it)
Fiscal Compact con le connesse direttive, sistema bancario europeo e fondo salvastati – Mes – sono aspetti tra loro legati. Valutarli divisi può portare solo guai. Le sceneggiate e i toni aggressivi della Lega e del resto della destra in parlamento, da scontro frontale, sono strumentali e servono a coprire i loro stessi errori. La rissa della destra non deve impressionare e tanto meno spingere ad una posizione arroccata, impedendo un’esame equilibrato di queste misure. Ci sono già state esperienze negative per avere affrontato con leggerezza e approssimazione le trattative per accordi a livello europeo su materie finanziarie ed economiche. Stracciarsi le vesti solo dopo è un atteggiamento che non ci possiamo permettere.
Il Fiscal Compact prevede il rientro nei ranghi dei paesi che non rispettano i parametri del 3% di deficit e hanno un debito pubblico superiore al 60% del Pil. Il debito dell’Italia è al 135% del Pil. Non risulta invece che qualcuno abbia chiesto di aggiungere un altro punto per obbligare i paesi con forte surplus ad investire quanto potrebbero, come prevedono le regole in vigore. I tagli sono un obbligo mentre gli investimenti no? Per ora è difficile capire se il vagheggiato strumento di bilancio per convergenza e competitività sarebbe qualcosa di più di un auspicio, con quali risorse, per quali obiettivi? Con Two packs e Six packs... Continua a leggere...
|