ABBIAMO SOPRAVVALUTATO LA POSSIBILITÀ' DI CONDIZIONARE LA SCELTA SUL PD DIALOGHIAMO CON TUTTA LA SINISTRA: PDCI, PRC, VERDI E SDI.
Intervista di PAOLO BARBIERI per Rinascita.
Quando si forma un nuovo partito vuoi dire che quelli vecchi non a sono più, perché, in altre parole, si sciolgono. Ma la parola "scioglimento" dei Ds è pronunciata con un pudore incomprensibile. Eppure, sciogliere i Ds e dare vita al Partito democratico è una scelta ormai fatta e sarà ratificata dal Congresso. Non apprezzo le ambiguità che ho visto in questa fase: servono solo a cercare di rassicurare i militanti che tutto cambia senza cambiare nulla». Alfìero Grandi, sottosegretario all'Economia con una lunga storia di militanza nel Pci, nei Ds e soprattutto da dirigente della Cgil, è tra quelli che si sono stancati dei minuetti: il Partito democratico è un processo avviato e si capisce che lui abbia voglia di fare politica guardando al futuro. Ma il Pd è l'oggi, e già oggi proietta qualche ombra sulla tenuta della maggioranza di centrosinistra: «Mi pare che le attuali tensioni sulla legge elettorale dimostrino proprio che il Pd può essere anche una minaccia molto seria alla stabilità dell'Unione. Ma noi siamo pronti a dare battaglia per difendere con le unghie e con i denti la tenuta dell'Unione e del governo Prodi, anche da azioni improvvide di amia ».
Tu conosci molto bene il sindacato confederale. Sbaglio o tra i quadri, tra i dirigenti della Cgil, si guarda con un po' di distacco alla fusione fra Ds e Margherita?
C'è una certa freddezza nei confronti del Pd, ma soprattutto c'è, da tempo, freddezza verso la sinistra organizzata in generale. Oggi, in gran parte, i quadri Cgil non hanno più un'appartenenza politica: anche rispetto alla nostra battaglia congressuale, ne ho incontrati tanti che mi dicevano "si, sì, buona idea, ma non mi interessa, io non ci sono più lì dentro". E certo, per ricostruire una prospettiva di sinistra in Italia, alla Cgil bisogna guardare.
Cosa farete voi della sinistra Ds ora?
Lo spazio a sinistra c'è. Esaurito il percorso congressuale dobbiamo avviare il cammino per occuparlo. Prima lo facciamo, meglio è, perché noi della sinistra Ds possiamo contribuire concretamente a rimettere in movimento l'attuale articolazione della sinistra nel nostro Paese. Il 5 di maggio lanceremo un movimento politico che ha l'ambizione di riunire le energie interne ai Ds che non stanno nel Pd e quelle disperse: l'obiettivo è favorire un confronto, poi avviare un tavolo che guardi in prospettiva alla ristrutturazione della sinistra italiana, che mi pare ne abbia molto bisogno.
D'accordo, ma ora viene il difficile: tu hai detto recentemente che "è tempo di migrare". Dove, con chi, e soprattutto come si avvia questo cammino?
Intanto la sinistra nessuno può scioglierla per decreto. Quindi il problema è soprattutto recuperare alla politica attiva le tante energie che in questi anni si sono messe per conto loro: singoli e gruppi che si sono allontanati nel privato, in posizione di attesa o che si sono dati da fare fuori dalla politica.
Insisto, con chi si awia il confronto a sinistra? Di questi tempi sono in moto tavoli, cantieri, costituenti...
Serve un confronto largo. Anche lo Sdi, mi pare, avverte la necessità di ritornare in mare aperto. Rifondazione sta riflettendo seriamente, i Comunisti italiani e anche alcuni settori dei Verdi possono essere interessati a questo percorso e coinvolti, credo. Ci riusciremo? Non so, certo non serve fare ruggiti. Non vogliamo essere promotori esclusivi, ma diciamo copromotori di questa ristrutturazione a sinistra.
D'accordo, un confronto largo. Ma un confronto che dovrà avere, necessariamente, una ricaduta politica. Nel 2009 ci sono le elezioni europee...
Vero, abbiamo due anni di tempo. Anche autocriticamente devo dire che abbiamo fatto un errore: abbiamo sopravvalutato la possibilità di condizionare dall'interno o fermare il processo del Partito democratico. Se avessimo percepito con maggior forza che questa scelta andava avanti a prescindere, forse avremmo potuto lavorare da prima per una strada alternativa. E oggi non dobbiamo indugiare: due anni sono lunghi, solo se non perdiamo più altro tempo.
La ricaduta politica significa però discutere di identità, nomi, simboli, collocazione internazionale. Il "marchio di fabbbrica" anche in politica è importante. E rischia di essere un ostacolo a un processo unitario che non fosse capace di rispettare, almeno inizialmente, le diverse appartenenze.
Certamente c'è un problema di quello che tu chiami marchio di fabbrica. E' importante, ma le organizzazioni, come ad esempio
la Sinistra europea, io le considero un punto di partenza non certo di arrivo. E credo che un margine di discussione in questo senso ci sia.