Finanza e Mercati 2 gennaio 2007
Il sottosegretario Alfiero Grandi spiega l'idea di incentivare l'aggregazione tra piccole imprese. E risponde a chi non vede di buon occhio la possibilità. Come gli stessi interessati. Previsti 47 milioni di euro per il 2008 e 73 milioni per il 2009.
Come è nata l’idea di un simile emendamento?
Offrire alle piccole e medie imprese italiane la possibilità di potersi aggregare, ottenendo vantaggi fiscali, nasce dalla considerazione che questa misura possa garantire, a una parte molto importante e sana dell’economia del nostro Paese, la possibilità di avere una maggiore visibilità e migliorarne la competitività. Come è noto, le piccole aziende hanno vantaggi importanti, sia di flessibilità, sia nel saper fare, ma fanno fatica, per fortuna non sempre, a misurarsi con mercati sempre più ampi e competitivi. Occorre, allora, rafforzarne la dimensione per rafforzare innovazione e ricerca e, quindi, la loro competitività.
A quanto ammontano i finanziamenti per le fusioni tra piccole imprese?
L’emendamento per la fusione e l’aggregazione tra piccole e medie imprese (Riconoscimento fiscale dei valori iscritti in conseguenza di operazioni di aggregazione aziendale) approvato in commissione Bilancio (Art. 17 bis) prevede un riconoscimento fiscale per le operazioni di aggregazione aziendale realizzate attraverso fusione o scissione effettuate negli anni 2007 e 2008 da parte di piccole aziende nei limiti di 5 milioni di euro.La spesa prevista è di 46,7 mln di euro per il 2008, e di 73,2 mln di euro per l’anno 2009.Si tratta di un incentivo consistente soggetto però a una condizione. Le imprese si vedranno riconosciuto il bonus fiscale, se, negli anni successivi all’aggregazione, i risultati della gestione aziendale saranno migliori del dato dal quale sono partite prima della fusione.
Le pmi rappresentano un patrimonio italiano, non solo economico. Non c’è il rischio di perdere questo bagaglio di esperienze?
Sono consapevole e concordo nel riconoscere alle piccole e medie imprese, come dicevo anche prima, di svolgere e aver svolto un ruolo importantissimo nel tessuto economico italiano e credo che la misura approvata dal governo non farà assolutamente venir meno quello che è il ruolo delle pmi, ma al contrario mi sembra che possa essere un riconoscimento di questo ruolo o, come dice lei, del loro bagaglio di esperienze, ruolo che, grazie alla possibilità di procedere a aggregazioni, attraverso fusioni o scissioni, usufruendo di vantaggi fiscali, consentirà alle pmi di continuare a svolgere, credo in maniera più incisiva, la loro attività con vantaggi reciproci, ovvero per le stesse imprese e per l’economia italiana.In fondo, un problema di aiutare la crescita c’è, è riconosciuto da tutti. Proprio in questo passaggio di crescita potrebbero diventare preda di conquistatori volti alla pura speculazione. Con il loro rafforzamento questo pericolo viene meno o almeno viene contrastato.
L’accusa che arriva da destra è quella di voler favorire l’ingresso dei sindacati nelle aziende (è automatico sopra a 15 dipendenti) e di agevolare l’Inps sulla dibattuta questione Tfr. Lei cosa risponde?
Non scherziamo. L’obiettivo è consentire alle piccole aziende che vogliono farlo di crescere e rafforzarsi attraverso anche un meccanismo di incentivo alle fusioni. Se non vogliono, semplicemente non lo fanno. Se poi, le aziende che derivano dall’aggregazione hanno la dimensione per entrare nell’area di influenza di altre normative è solo una conseguenza.Anche la questione Tfr è del tutto mal posta. L’obiettivo del bonus fiscale non è certo quello di usare le fusioni per questo scopo. Del resto se un’azienda ritiene che non le convenga, semplicemente rinuncia a fondersi. Chiuso. Per il Tfr, poi, sono previste compensazioni per quelle aziende che non ne avranno più la disponibilità. Quindi, non avranno perdite.
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