Abbandonare la lettura delle 2 sinistre
- Pubblicato da l'Altro quotidiano il 29/01/11 La rubrica settimanale di Grandi è dedicata oggi a un intervento nel dibattito che abbiamo aperto su “Dove va il Pd?” L’iniziativa del “Lingotto2” tenta un’Opa sull’imminente Assemblea nazionale del Pd, di condizionarne le scelte. Il sentore di elezioni anticipate spinge a posizionarsi. Il “Lingotto2” contribuisce ad una discussione di merito, tenta di definire un profilo politico che guarda all’Italia. Nel merito le cose cambiano, su molti punti fondamentali la piattaforma è radicale ma in senso moderato, troppo per rappresentare un punto di convergenza. Tuttavia conferma che è il momento di definire scelte nette, comprensibili. Il “Lingotto2” ha avuto risonanza perchè collocata in una fase politica di evidente crisi del governo Berlusconi e della coalizione di destra a cui però non corrisponde per ora una risposta politica dell’opposizione all’altezza della sfida. E’ inutile risentirsi con i commentatori, che sarebbero troppo critici, occorre introiettare il punto di verità di questa critica. Se il problema non è risolto, chiunque può provarci, Veltroni compreso.In verità Veltroni ci ha già provato nel 2008, ha cannibalizzato la sinistra, ma questo non è bastato a vincere le elezioni. L’insistita suggestione del Lingotto su un elettorato potenziale per il Pd del 42 % non fa altro che ripercorrere lo spettro della cannibalizzazione della sinistra nel 2008 e prefigura una nuova sconfitta. Difficile che questa operazione possa riuscire due volte a Veltroni e anche per questo non ci si deve stupire se a sinistra arrivano incursioni verso il Pd. Se si semina vento prima o poi arriva tempesta. Veltroni nel 2008 aveva accusato il resto dell’Unione di avere destabilizzato la maggioranza. Giudizio quanto meno ingeneroso. Ora sembra addirittura non rendersi conto che è tra i protagonisti di una continua tensione nel Pd che ha poco da invidiare a quelle nell’Unione. Il limite politico più serio del “Lingotto2” è di continuare a sottovalutare l’esigenza di alleanze indispensabili per battere la destra. Il “Lingotto2” non fa coalizione. La consapevolezza che occorre costruire una coalizione invece è il merito di Bersani, anche se non sempre con comportamenti lineari. Veltroni adora i simboli e ha scelto di fare intervenire una lavoratrice Fiat che ha votato sì al referendum di Mirafiori, andando oltre l’invito a votare sì venuto da vari settori del Pd. Alcuni almeno hanno chiesto anche il rispetto della rappresentanza del 46 % dei lavoratori che ha detto no. La scelta di campo unilaterale sulla Fiat è grave perché, se prevalesse, condannerebbe una parte importante dei lavoratori a non avere un referente politico nel Pd. Inoltre dà un’interpretazione stucchevole della partita che si è giocata, dimenticando che Marchionne ha preteso mano libera fino alla ghettizzazione del principale interlocutore sindacale. Dopo i reparti confino degli anni 50 ora il confino è per la rappresentanza sindacale. Inoltre la scelta produttiva di Marchionne per Torino è francamente vecchia (Suv e dintorni) e senza prospettive di reale innovazione. In pratica dal Lingotto è venuta una strizzata d’occhio a settori imprenditoriali non precisamente innovativi, per di più con il rischio di rinfocolare l’estremismo latente in federmeccanica che è stato sollecitato da Marchionne e che Confindustria stenta a contenere. Inoltre con affermazioni di questo tipo non si contiene l’estremismo di Sacconi, non c’è la necessaria alternatività al governo della destra. Per di più sembra esserci nell’impostazione del “Lingotto2” un interesse solo fiscale per le partite Iva e non ci sono proposte per i lavoratori dipendenti. Di nuovo gli uni contro o almeno senza gli altri? Già visto e ha portato a guasti terribili nei rapporti tra aree di lavoratori e tra generazioni. Inoltre il riequilibrio sociale dovrebbe avvenire tutto a carico dello Stato, con meno fisco ? Più convincente la proposta di Bersani e Fassina che punta a fare costare il lavoro precario come o più di quello a tempo indeterminato. La proposta di portare in 10 anni il debito pubblico all’80% del PIL è suggestiva, ma è più vecchia di quanto non appaia. Era in sostanza l’ipotesi del governo Prodi che aveva intrapreso un sentiero di rientro del debito pubblico, arrivando nel 2007 al 105 % del Pil. Infatti l’obiettivo era crescere e risanare. Parlare di arrivare all’80 % non basta. Di che cosa? Di un Pil ridotto ? Siamo il 7 % sotto quello del 2008. Oppure riferito ad una strategia di crescita? Il contrario della politica della destra. Anche Boeri, attento a coniugare crescita e risanamento, ha parlato di preferire la non crescita del debito a fronte ad una crescita del Pil, che è un discorso più chiaro ed accettabile. Certo le spese per la difesa si potrebbero ridurre, ma non credo che sia la proposta di Veltroni. Se non qui i tagli alla spesa pubblica dove dovrebbero avvenire ? Tanto più che si parla di chiudere con il periodo dei tagli lineari di spesa ? Ci sono anche suggestioni interessanti che vengono dal Lingotto: giustizia sociale, ambiente. Purtroppo si è persa l’occasione di un pronunciamento chiaro sui 3 referendum, 2 per l’acqua pubblica e 1 contro il nucleare. Tuttavia il Lingotto ha affrontato argomenti di cui occorre discutere e segnala agli altri interlocutori - sinistra variegata compresa - che occorre ragionare di contenuti. Questo problema non si risolve con le primarie. Se più candidati alle primarie del centro sinistra presentassero programmi diversi, magari molto diversi, e gli elettori scegliessero una posizione, chi potrebbe garantire che le aree politiche sconfitte farebbero da supporto alla vittoria di quella prevalsa, senza un chiaro patto preventivo? Prima delle primarie, che hanno senso se sono di coalizione, occorre definire il perimetro politico che le promuove e insieme il programma politico comune. Le primarie non possono essere una gara finta ma nemmeno una gara a possibile sottrazione di forze. In altre partole Veltroni accetterebbe una posizione sulla Fiat diversa dalla sua? Altri accetterebbero quella posizione sulla Fiat? Non lo credo. Non si sfugge alla durezza del confronto programmatico. E’ un bene che Vendola sia diventato un interlocutore in grado di rappresentare un’area politica di sinistra. Anche se restano fuori dalla sua rappresentanza aree di sinistra tuttaltro che marginali. Tuttavia anche Vendola deve presentare la sua proposta politica in un quadro comune, anche per evitare che il dibattito resti tutto interno al recinto dell’attuale Pd. Per di più condizione rischiosa per chi non ha alle spalle una forma politica organizzata. Vita ha introdotto, a commento del Lingotto2, una novità proponendo di fare del Pd un’area politica in cui tutte le posizioni si possano esprimere e rimescolare, comprese quelle della sinistra. La proposta merita una risposta non banale. Il Pd non ha raggiunto un profilo stabilizzato, continua ad essere un luogo ma non un partito. Anche chi non ha condiviso la scelta del Pd ed ha cercato un’alternativa non ha realizzato il suo sogno. Il sogno era grande, il risultato effimero. Per di più a sinistra continua ad esistere un’area magmatica non priva di energia e di interesse politico e forse altro ancora è in movimento. Anche Italia dei valori dovrebbe ragionare sugli abbandoni che tradiscono anzitutto una piattaforma politica troppo ristretta per garantire una base politica per un partito. Tanti disegni in campo, nessuno realmente realizzato. Per questo forse la lettura delle 2 sinistre potrebbe essere definitivamente accantonata, come quella delle 2 destre, prendendo atto che, piaccia o non piaccia, occorre stare insieme e forse lo si potrebbe fare anche in un unico corpo politico purché venga chiarito un profilo accettabile, a larga base, mettendo nel conto che chi pensa che questo sistema non è l’unico posssibile andrà comunque altrove. Se questa convergenza in un’unica forza politica si rivelasse non percorribile meglio puntare tutto sulla coalizione, costruendo insieme la piattaforma politica da proporre al paese e accettando le diversità. Prima possibile, perché Berlusconi sopravvive anche perché l’opposizione è in ritardo nel diventare una crediible alternativa.
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