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Vedere ciò che è giusto e non farlo, è mancanza di coraggio.

Confucio
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Berlusconi o è sfortunato o è bugiardo
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  05/07/2010  17:18:10, in Economia, letto 1760 volte

- Pubblicato da Sinistra Democratica News il 06/07/10

- Pubblicato da Dazebao  il  06/07/10

Dal Brasile Berlusconi ha rilasciato dichiarazioni di sfrenato ottimismo sulla crisi economica, che ormai sarebbe alle spalle e da cui l’Italia sarebbe uscita meglio del resto d’Europa. I disoccupati e i giovani senza lavoro si rassegnino, la situazione migliora anche se loro non se ne accorgono.Purtroppo (per noi, più che per lui ) le cose non stanno proprio così. Non si tratta solo delle borse europee, che hanno bruciato 145 miliardi di euro nello stesso giorno delle dichiarazioni di Berlusconi. Ma di un ulteriore calo delle borse di tutto il mondo proprio per i dati non positivi degli Usa o meno positivi del previsto in Cina, per il rumore di fondo che riguarda le banche. In questo quadro tuttaltro che rassicurante ci sono le preoccupazioni diffuse sull’evoluzione della situazione economica italiana ed europea .
Come si è visto anche al G 20 di Toronto la Germania ha imposto la sua linea restrittiva al resto dell’Europa e di fatto ha impedito che quell’importante consesso di persone, ritenute tra le più importanti del mondo, decidesse qualcosa.
Cosa ci guadagna la Germania ? Anzitutto il suo debito pubblico, fortemente aumentato per fare fronte alla crisi delle banche tedesche, costerà pochissimo, attorno allo 0,50 % di interessi mentre la Spagna pagherà il 4,5 % e la Grecia oltre il 7 %.
In altre parole la Germania attira capitali, anche dal resto dell’Europa, a prezzi stracciati. Ha un bel dire Tremonti che il debito pubblico tedesco è maggiore di quello italiano. Quello che conta per valutare il debito pubblico di un paese è il suo rapporto con il PIL e la percentuale tedesca è tuttora molto sotto quella italiana. Per di più il debito italiano costerà in interessi più di quello tedesco perché quelli che pagherà l’Italia sono percentualmente più alti.
La Germania soffrirà un poco nelle esportazioni verso il resto dell’Europa la cui economia è ferma, ma il suo orientamento è verso il mercato mondiale e quindi conta di sfruttare le opportunità di esportare a tutto campo.
Anche in questo caso non è un’ottica europea a prevalere, ma quella tedesca, con l’ossessione dei conti pubblici, a cui il resto dell’Europa è chiamata a piegarsi.
E’ vero che l’Europa è oggi a maggioranza conservatrice, tuttavia l’ottica europea oggi è effettivamente precipitata a livelli molto bassi. Adenauer non è mai stato così lontano.
Stupisce che passi senza colpo ferire, sotto la pressione tedesca, una regressione sui criteri di Mahastricht, giudicati fino a poco tempo fa da molti inutilmente rigidi e per di più letteralmente superati pochi mesi fa per salvare le banche.
Oggi si pensa di sostituire i vecchi criteri di Mahastricht con altri ancora più rigidi. In sostanza il rimedio è peggiore del male, perché l’attenzione parossistica ai conti pubblici porterà inevitabilmente a ritardare la ripresa economica, vista come una conseguenza dei tagli ma che in realtà non lo è. Per di più una ripresa economica sulla cui qualità ambientale, energetica, sociale peraltro non c’è una riflessione politica selettiva degna di questo nome.
Il punto irrisolto resta il controllo sulla finanza internazionale. Non si tratta solo di controllare i movimenti finanziari ma anche di stabilirne la loro qualità e di vietarne gli aspetti patologici. Invece i prodotti finanziari cosiddetti tossici continuano a circolare.
Gli Stati Uniti hanno adottato alcune misure in materia di regolazione finanziaria. Meno forti di quanto era sperabile ma pur sempre misure che provano a mettere in trasparenza i mercati finanziari e a porre qualche limite alla speculazione. Purtroppo il Governo USA continua a muoversi in un’ottica tutta nazionale, quando il problema è chiaramente di dimensione globale.Tuttavia almeno qualcosa prova a fare.
Anche la Germania sembra volere prendere alcuni provvedimenti di controllo del mercato finanziario, sia pure sempre in un’ottica nazionale, come il divieto di vendite allo scoperto. In questo caso andrebbe incoraggiata e seguita.
Invece il Governo italiano preferisce giocare a rimpiattino con dichiarazioni pubbliche che non corrispondono a quelle fatte nelle sedi intragovernative, al punto da scatenare precisazioni e smentite.
L’Europa era partita con clamorose intenzioni di regolare i mercati finanziari e poi di fronte alle difficoltà a trovare un’intesa ha rapidamente rinfoderato le proposte. Ora resta ben poco. Se i mercati finanziari restano liberi come prima di fare e disfare, i capitali speculativi dopo avere causato la crisi ora sono in grado di attaccare anche gli stati che si sono svenati per salvare le banche e i mercati finanziari.
Prima la speculazione ha mandato gli Stati sull’orlo della bancarotta e ora li attacca proprio perché si sono svenati per impedire il crollo dei mercati finanziari.
L’Europa, dopo tanto traccheggiare, dovrebbe cercare di reagire almeno con un piano di rilancio dell’economia di cui però non c’è traccia. Non ci sono i bond europei , né altre iniziative. Silenzio. Ormai prevale la richiesta del rientro dei conti pubblici. Se la ripresa ci sarà, prima o poi, non sarà certo grazie a queste misure.
Eppure il debito pubblico va visto nel contesto economico complessivo e il risanamento dei conti non è la stessa cosa se avviene in un quadro di sviluppo o di stasi. Inoltre la spesa pubblica incide non poco sulla domanda interna e la sua qualità è altrettanto importante della sua quantità.
Una manovra come quella che il Governo ha varato ha il difetto principale di togliere carburante ulteriore alla possibile ripresa, sia con i tagli diretti che ancora di più con i tagli a Regioni ed Enti locali. Naturalmente i programmi della Difesa non si toccano. Gli investimenti pubblici ne faranno le spese, mentre gli investimenti privati “non si sentono molto bene”, nel 2009 sono calati oltre il 12 %. Il calo dell’euro (in sostanza una modesta svalutazione) ha ridato un poco fiato alle esportazioni, ma da solo non basta a fare uscire l’Italia dalla crisi. Il Governo dovrebbe, al contrario, puntare a rastrellare risorse da chi ne ha più del necessario e utilizzarle sia per rimettere in ordine i conti pubblici che per sostenere la ripresa, sia della domanda interna che dell’innovazione. Ma questo Governo è passato da Colbert alla scuola di Chicago senza battere ciglio.
Dove trovare le risorse ? Dalle rendite finanziarie anzitutto (ora sembra una posizione condivisa nell’opposizione) ma anche con un prelievo sugli oltre 100 miliardi di euro di patrimonio rientrati in Italia con lo scudo fiscale. Basterebbe ricopiare e adattare una norma già proposta da questo Governo, invertendo l’onere della prova e affidando alle banche il ruolo di sostituto d’imposta per il prelievo, e coloro che hanno beneficiato di condizioni incredibili di favore dovrebbero almeno dare un contributo alla ripresa del paese da cui hanno esportato illegalmente risorse.
Si potrebbero ricavare almeno 5 miliardi di euro da chi ha già guadagnato tanto.
Confindustria continua con un atteggiamento benevolo verso il Governo, forse sperando di ottenere qualcosa (il contenzioso tra Marcegaglia e Montezemolo è su questo) eppure anche il miliardo che serve per rifinanziare la Tremonti ter per sostenere gli investimenti non si trova.
Siamo fermi e rischiamo di restarci per molto tempo, altro che crisi alle spalle. La crisi rischia di evolvere in stagnazione di lunga durata. Il Governo si consola esaltando percentuali ridicole per tentare di dimostrare che non siamo fermi, che l’economia italiana si sta muovendo. In effetti ci muoviamo. A fine anno avremo 800.000 posti di lavoro in meno rispetto all’inizio della crisi. In aggiunta ai precari licenziati per primi che non fanno notizia e alla disoccupazione giovanile ormai oltre il 30 %. Quindi qualcosa si muove, purtroppo nella direzione sbagliata e non c’è nulla di peggio che Berlusconi che continua a propinarci le sue verità di fantasia.
Alfiero Grandi

Dal Brasile Berlusconi ha rilasciato dichiarazioni di sfrenato ottimismo sulla crisi economica, che ormai sarebbe alle spalle e da cui l’Italia sarebbe uscita meglio del resto d’Europa. I disoccupati e i giovani senza lavoro si rassegnino, la situazione migliora anche se loro non se ne accorgono.Purtroppo (per noi, più che per lui ) le cose non stanno proprio così. Non si tratta solo delle borse europee, che hanno bruciato 145 miliardi di euro nello stesso giorno delle dichiarazioni di Berlusconi. Ma di un ulteriore calo delle borse di tutto il mondo proprio per i dati non positivi degli Usa o meno positivi del previsto in Cina, per il rumore di fondo che riguarda le banche. In questo quadro tuttaltro che rassicurante ci sono le preoccupazioni diffuse sull’evoluzione della situazione economica italiana ed europea. Come si è visto anche al G 20 di Toronto la Germania ha imposto la sua linea restrittiva al resto dell’Europa e di fatto ha impedito che quell’importante consesso di persone, ritenute tra le più importanti del mondo, decidesse qualcosa. Cosa ci guadagna la Germania ? Anzitutto il suo debito pubblico, fortemente aumentato per fare fronte alla crisi delle banche tedesche, costerà pochissimo, attorno allo 0,50 % di interessi mentre la Spagna pagherà il 4,5 % e la Grecia oltre il 7 %. In altre parole la Germania attira capitali, anche dal resto dell’Europa, a prezzi stracciati. Ha un bel dire Tremonti che il debito pubblico tedesco è maggiore di quello italiano. Quello che conta per valutare il debito pubblico di un paese è il suo rapporto con il PIL e la percentuale tedesca è tuttora molto sotto quella italiana. Per di più il debito italiano costerà in interessi più di quello tedesco perché quelli che pagherà l’Italia sono percentualmente più alti. La Germania soffrirà un poco nelle esportazioni verso il resto dell’Europa la cui economia è ferma, ma il suo orientamento è verso il mercato mondiale e quindi conta di sfruttare le opportunità di esportare a tutto campo. Anche in questo caso non è un’ottica europea a prevalere, ma quella tedesca, con l’ossessione dei conti pubblici, a cui il resto dell’Europa è chiamata a piegarsi. E’ vero che l’Europa è oggi a maggioranza conservatrice, tuttavia l’ottica europea oggi è effettivamente precipitata a livelli molto bassi. Adenauer non è mai stato così lontano. Stupisce che passi senza colpo ferire, sotto la pressione tedesca, una regressione sui criteri di Mahastricht, giudicati fino a poco tempo fa da molti inutilmente rigidi e per di più letteralmente superati pochi mesi fa per salvare le banche. Oggi si pensa di sostituire i vecchi criteri di Mahastricht con altri ancora più rigidi. In sostanza il rimedio è peggiore del male, perché l’attenzione parossistica ai conti pubblici porterà inevitabilmente a ritardare la ripresa economica, vista come una conseguenza dei tagli ma che in realtà non lo è. Per di più una ripresa economica sulla cui qualità ambientale, energetica, sociale peraltro non c’è una riflessione politica selettiva degna di questo nome. Il punto irrisolto resta il controllo sulla finanza internazionale. Non si tratta solo di controllare i movimenti finanziari ma anche di stabilirne la loro qualità e di vietarne gli aspetti patologici. Invece i prodotti finanziari cosiddetti tossici continuano a circolare. Gli Stati Uniti hanno adottato alcune misure in materia di regolazione finanziaria. Meno forti di quanto era sperabile ma pur sempre misure che provano a mettere in trasparenza i mercati finanziari e a porre qualche limite alla speculazione. Purtroppo il Governo USA continua a muoversi in un’ottica tutta nazionale, quando il problema è chiaramente di dimensione globale.Tuttavia almeno qualcosa prova a fare. Anche la Germania sembra volere prendere alcuni provvedimenti di controllo del mercato finanziario, sia pure sempre in un’ottica nazionale, come il divieto di vendite allo scoperto. In questo caso andrebbe incoraggiata e seguita. Invece il Governo italiano preferisce giocare a rimpiattino con dichiarazioni pubbliche che non corrispondono a quelle fatte nelle sedi intragovernative, al punto da scatenare precisazioni e smentite. L’Europa era partita con clamorose intenzioni di regolare i mercati finanziari e poi di fronte alle difficoltà a trovare un’intesa ha rapidamente rinfoderato le proposte. Ora resta ben poco. Se i mercati finanziari restano liberi come prima di fare e disfare, i capitali speculativi dopo avere causato la crisi ora sono in grado di attaccare anche gli stati che si sono svenati per salvare le banche e i mercati finanziari. Prima la speculazione ha mandato gli Stati sull’orlo della bancarotta e ora li attacca proprio perché si sono svenati per impedire il crollo dei mercati finanziari. L’Europa, dopo tanto traccheggiare, dovrebbe cercare di reagire almeno con un piano di rilancio dell’economia di cui però non c’è traccia. Non ci sono i bond europei , né altre iniziative. Silenzio. Ormai prevale la richiesta del rientro dei conti pubblici. Se la ripresa ci sarà, prima o poi, non sarà certo grazie a queste misure. Eppure il debito pubblico va visto nel contesto economico complessivo e il risanamento dei conti non è la stessa cosa se avviene in un quadro di sviluppo o di stasi. Inoltre la spesa pubblica incide non poco sulla domanda interna e la sua qualità è altrettanto importante della sua quantità. Una manovra come quella che il Governo ha varato ha il difetto principale di togliere carburante ulteriore alla possibile ripresa, sia con i tagli diretti che ancora di più con i tagli a Regioni ed Enti locali. Naturalmente i programmi della Difesa non si toccano. Gli investimenti pubblici ne faranno le spese, mentre gli investimenti privati “non si sentono molto bene”, nel 2009 sono calati oltre il 12 %. Il calo dell’euro (in sostanza una modesta svalutazione) ha ridato un poco fiato alle esportazioni, ma da solo non basta a fare uscire l’Italia dalla crisi. Il Governo dovrebbe, al contrario, puntare a rastrellare risorse da chi ne ha più del necessario e utilizzarle sia per rimettere in ordine i conti pubblici che per sostenere la ripresa, sia della domanda interna che dell’innovazione. Ma questo Governo è passato da Colbert alla scuola di Chicago senza battere ciglio. Dove trovare le risorse ? Dalle rendite finanziarie anzitutto (ora sembra una posizione condivisa nell’opposizione) ma anche con un prelievo sugli oltre 100 miliardi di euro di patrimonio rientrati in Italia con lo scudo fiscale. Basterebbe ricopiare e adattare una norma già proposta da questo Governo, invertendo l’onere della prova e affidando alle banche il ruolo di sostituto d’imposta per il prelievo, e coloro che hanno beneficiato di condizioni incredibili di favore dovrebbero almeno dare un contributo alla ripresa del paese da cui hanno esportato illegalmente risorse. Si potrebbero ricavare almeno 5 miliardi di euro da chi ha già guadagnato tanto. Confindustria continua con un atteggiamento benevolo verso il Governo, forse sperando di ottenere qualcosa (il contenzioso tra Marcegaglia e Montezemolo è su questo) eppure anche il miliardo che serve per rifinanziare la Tremonti ter per sostenere gli investimenti non si trova. Siamo fermi e rischiamo di restarci per molto tempo, altro che crisi alle spalle. La crisi rischia di evolvere in stagnazione di lunga durata. Il Governo si consola esaltando percentuali ridicole per tentare di dimostrare che non siamo fermi, che l’economia italiana si sta muovendo. In effetti ci muoviamo. A fine anno avremo 800.000 posti di lavoro in meno rispetto all’inizio della crisi. In aggiunta ai precari licenziati per primi che non fanno notizia e alla disoccupazione giovanile ormai oltre il 30 %. Quindi qualcosa si muove, purtroppo nella direzione sbagliata e non c’è nulla di peggio che Berlusconi che continua a propinarci le sue verità di fantasia. Alfiero Grandi
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