Qualcosa è cambiato anche se non abbastanza. Dopo le elezioni politiche del 2008 c’erano alcuni punti di fondo. Il P.D. aveva coltivato l’insano disegno di andare alla prova elettorale senza la sinistra e malgrado la sconfitta non aveva cambiato orientamento. Il PdL sembrava all’apice di un successo duraturo che aveva indotto molti a mettere nel conto almeno cinque anni continuativi di Governo. La Sinistra ridotta al lumicino e fuori dal parlamento. Ora ci sono novità anche se non tutte già maturate. La linea di Veltroni è stata duramente sconfitta e ha lasciato il posto ad una segreteria temporanea che comunque la si giudichi non è la mera continuità di quella precedente. Per di più il P.D. è impegnato in un congresso in cui è presente la questione di mettere insieme uno schieramento politico ragionevolmente in grado di sconfiggere la destra. Berlusconi non è più così saldo. La coalizione è attraversata da robuste contraddizioni. Il sospetto che ci sia chi vuole andare oltre Berlusconi è all’origine delle sue reazioni stizzose e arroganti, tipiche manifestazioni della sindrome dell’accerchiamento. E’ un fatto che, contrariamente a quanto affermato da tanti, la legislatura potrebbe non arrivare alla scadenza naturale. Altrimenti perché Fini cerca un suo posizionamento politico che guarda al dopo e anche Casini si sta scaldando a bordo campo ? Il paese è in grande difficoltà per la crisi economica e sociale e quello che si intravvede del futuro è caratterizzato da una parte del paese destinata a sopportare il peso della crisi perché non avrà più il lavoro, avrà meno reddito o andrà ad ingrossare le fila della povertà, quindi verrà emarginata. Si va profilando qualcosa di simile alla società dei due terzi, con l’apice che non risente della crisi, con la parte intermedia che – per ora – spera di farcela stringendosi ad essa e un’altra parte lasciata a sé stessa e a cui viene raccontato che per più salario occorre più produttività, che per più occupazione occorre prendere il posto degli immigrati e nel frattempo scivola verso il basso e sempre più frequentemente sotto la soglia di povertà, sotto la quale diritti fondamentali come istruzione e salute non sono affatto garantiti. La sinistra sta un poco meglio perché ha quasi raddoppiato i voti alle europee del 2009 ma li ha divisi in due schieramenti che per ora richiano di rendere invariato il risultato finale. Come si possono utilizzare queste novità, impensabili un anno e mezzo fa ? La prima questione è di sintonizzarci tutti sulla frequenza degli italiani e dei loro problemi. A chi sta perdendo il lavoro, il salario, a chi non ce la fa interessano le soluzioni possibili oggi. Naturalmente anche una speranza futura è importante purchè sia accompagnata da risposte qui ed ora. Se è così il massimo di risultati immediati e futuri si può avere dalla creazione, prima possibile, di uno schieramento politico sufficientemente ampio, tale da essere in grado di candidarsi seriamente alla guida del nostro paese, in questa fase di grave crisi strutturale, sociale, culturale e perfino morale. Per questo la sinistra non deve tenersi in disparte dal congresso del PD. Nulla a che spartire con la riuncia alla propria autonomia politica. Nel bene o nel male ciò che uscirà da quel congresso renderà possibile o meno costruire l’alternativa politica alla guida del nostro paese, quindi occorre incalzare, porre problemi, cercare di avere risposte. Tra l’altro aiuterebbe anche quel congresso ad essere un poco meno campagna elettorale tra candidati e di più occasione per scegliere una linea che non sia solo di attendere la fine di Berlusconi. La questione è la scelta di creare un nuovo centro sinistra qui ed ora, subito, pronto anche alle elezioni anticipate se dovessero capitare. I contenuti delle politiche del nuovo centro sinistra sono decisivi e debbono partire dalla situazione sociale drammatica, da risposte riformatrici attuabili in una legislatura ma anche con il piglio del nuovo inizio. Ad esempio è ridicolo che dopo la catastrofe finanziaria non vengano adottate regole severe sui mercati finanzairi, sugli stipendi di finanzieri e banchieri. Tremonti tuona molto contro la peste del XXI secolo ma fatti zero, se non l’approvazione del condono per il rientro dei capitali illegamente esportati all’estero, che è il vero biglietto da visita di questo Governo. Se la formazione di un’alternativa politica diventa il centro della discussione, superando definitvamente l’errore madornale della separazione consensuale, anche chi vuole starne fuori dovrà spiegare perché e lo dovrà fare verso chi ha più bisogno di una speranza adesso e domani. Se non cambia idea finirà con l’autoescludersi da un processo necessario, ma spero prorpio che questo non avverrà perché oggi c’è bisogno di tutte le energie, comprese quelle di quella parte della sinistra che è tentata dal chiamarsi fuori. Sinistra e Libertà può svolgere un ruolo importante in entrambe le direzioni. Senza ponti e cerniere la civiltà che conosciamo non esisterebbero. Anche Sinistra e Libertà però deve correggere il tiro. Il problema di fondo non è se fare o no il partito. Potendo farlo era meglio ieri, ma se ci sono diffcoltà quali sono le ragioni ? Il modo migliore per arrivarci, a me pare, è di spendersi senza risparmio in una battaglia politica che parli all’Italia e dell’Italia che rischia di diventare più piccola e molto più ingiusta; che parli di oggi e del futuro del grande e complesso universo del lavoro per condurre una battaglia di classe (sì, di classe) per il pieno riconoscimento del ruolo dei lavoratori (e anche di sostegno alla Cgil che attraversa una fase difficile con il tentativo di emarginarla) a partire dal rinnovo dei contratti; che parli di innovazione dello sviluppo e della ricerca, ad esempio respingendo la scelta nucleare del Governo e puntando sulle energie rinnovabili. Non più solo un altro modo di fare l’automobile, ma se farla e quale. Costruire un’Italia diversa è il compito su cui vale la pena di spendere il futuro di Sinistra e Libertà, la costruzione del partito verrà di conseguenza. Alfiero Grandi 8 9 2009
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