I risultati elettorali e le prospettive della sinistra
- Pubblicato da Sinistra Democratica News il 23/06/09
La discussione sui risultati delle elezioni europee e sulla parte delle amministrative già svolte rischia di continuare esattamente nel solco che ha portato a risultati elettorali non positivi.
Non basta che Berlusconi abbia fallito l’obiettivo di ottenere il consenso plebiscitario che aveva in mente per dichiarare che l’opposizione ha avuto un buon risultato.
Infatti l’opposizione ha visto un buon risultato di Di Pietro ma un pessimo risultato del PD, che pure in un primo momento ha cercato di consolarsi balbettando di una fantomatica risalita dal precipizio che in realtà non c’è stata visto che mancano all’appello 4 milioni di elettori e conteggiare i voti radicali non fa che sottolineare che la situazione nel corso di poco più di un anno è completamente cambiata: i radicali vanno ormai per conto loro e l’Italia dei Valori è un alleato da riconquistare.
Le sinistre non sono messe meglio. E’ vero che oltre 2 milioni di elettori hanno votato a sinistra del PD, più del 2008, ma non avere superato il quorum del 4% pone un problema di fondo perchè non è stato centrato l’obiettivo minimo proprio di queste elezioni, anche se imposto da una modifica in zona Cesarini della legge elettorale, che peraltro non ha favorito il PD come sperava.
Continuare nei percorsi precedenti, facendo finta di nulla, ammesso che riesca, è una coazione ripetere difficilmente comprensibile e per di più rischia di portare le sinistre a competere sempre di più tra loro per tentare di sopravvivere l’una a spese dell’altra. Del resto voci autorevoli della sinistra hanno messo in guardia dal proseguire come se nulla fosse, come i 2 che a forza di combattersi si sono eliminati entrambi.
Partendo dalla diplomazia tra i gruppi dirigenti, ancora troppo dentro la loro parte pirandelliana, non si arriverebbe lontano; insistendo sulla ricomposizione di un caleidoscopio politico impazzito probabilmente pure.
Quindi occorre una mossa del cavallo, cioè scomporre e ricomporre diversamente i problemi politici.
Contenuti. E’ impressionante la distanza dai problemi (drammatici) delle persone in carne e ossa: occupazione, salario, politiche economiche diverse per rendere sostenibile lo sviluppo e il focus della sinistra su aspetti di schieramento e di sopravvivenza politica. Per di più la crisi è destinata a durare ed è aperto un enorme problema di classe: chi pagherà la crisi economica e finanziaria oggi cristallizzata nell’accresciuto debito pubblico ?
O si riprende contatto con una realtà sociale ed economica drammatica, iniziando con il contrastare l’ottimismo di facciata della destra al Governo che lascia marcire la situazione e cerca di tirare avanti con una stretta alleanza con Confindustria e settori del mondo imprenditoriale e finanziario.
O si rischia l’estinzione per inutilità manifesta a risolvere i problemi delle persone.
Schieramento. Partendo dalle forze (?) politiche della sinistra come sono oggi non si andrà lontano. Ho sperato a lungo nella possibilità di un’iniziativa politica unitaria a sinistra in grado di influenzare il PD e gli altri possibili alleati, ma prendo atto che il merito dell’iniziativa politica è stato il grande assente, se non per dimostrare di sapere mettere insieme un documento. Forse l’errore drammatico della “separazione consensuale” ha prolungato i suoi effetti fino ad oggi. Eppure è il merito delle cose l’unico modo per ricostruire mobilitazione, consenso, capacità di iniziativa. I contenuti sono la politica concreta su cui costruire l’iniziativa.
Quindi occorre cambiare registro e chiedersi se non occorra ripartire dalla questione di fondo e cioè dal costruire qui ed ora un’alternativa politica alla destra. Quando Franceschini dice che di alleanze si parlerà più avanti, vicino alle elezioni del 2013 dice una cosa terribile e infatti D’Alema ha buon gioco a chiedere di essere pronti di fronte a possibile fibrillazioni nella maggioranza. Ha ragione perché la cosa peggiore sarebbe avere di fronte il disfacimento della maggioranza e non essere in grado di affrontarla con un’alternativa credibile, cadendo inevitabilmente in tatticismi pericolosi e ambigui. Per mettere in campo un’alternativa occorre guardare al di là del proprio naso e del proprio interesse (?) immediato.
Quindi il problema non è ripiegare le bandiere e pensare di entrare nel PD, che per di più è in evidente crisi di identità e di prospettiva. Né ha qualche realismo pensare oggi ad un’unica forza politica dell’opposizione. Ha invece grande realismo e capacità potenziale di presa politica dimostrare di avere capito che il problema è di costruire qui ed ora un nuovo centro sinistra o almeno alzare la bandiera della volontà della sua ricostruzione, con obiettivi a lungo termine e iniziative immediate, che non sono in contraddizione tra loro come qualcuno sembra pensare. Ricostruire il perimetro di una coalizione alternativa alla destra può essere un modo per ripensare anche a sé stessi, alla propria funzione politica e forse in questo modo il particolare di ciascuno potrebbe essere superato gradualmente nel quadro di un’iniziativa politica utile e necessaria per l’Italia e i lavoratori, a meno di volontà suicide sempre possibili.
Alfiero Grandi
Finalmente! Bisogna che qualcuno abbia il coraggio di dirlo che il re è nudo: abbiamo fallito tutti gli obiettivi che ci siamo dati e che abbiamo perseguito in campagna elettorale, oltre a quello dell’unità della sinistra, per la quale ci siamo politicamente impegnati da più di due anni. Eppure da Roma arrivano ulteriori proposte di seminario a porte poco aperte e un’assemblea a settembre, per ripartire da qui, dal risultato raggiunto, perché “un risultato è stato raggiunto”. Ma ando vai? Alla domanda, pur correttamente posta, ci si risponde: partiamo dai territori, che è un’altra boiata pazzesca, come ebbe a dire Paolo Villaggio della Corazzata PotiomKin. Noi qui, nel nostro di territori, non abbiamo raggiunto nemmeno il 2% per Sinistra e Libertà alle Europee e in città la Lega si attesta al 18%, che sarà pure anche un problema del PD, ma che la dice lunga sulla pocaggine della nostra proposta politica nelle fabbriche e presso coloro che tradizionalmente votavano a sinistra. Le sinistre hanno perso e continuano imperterrite a difendere le loro roccaforti, che forse ormai dovremmo chiamare con un neologismo roccadeboli . E i nostri dirigenti si attardano a discutere, in attesa delle elezioni regionali del 2010? Quando ci impegneremo a costruire un’alternativa alla destra, invece che difendere le per di più scarse rendite di posizione di una rappresentanza al declino? C’è un paese che soffre una crisi gravissima e una opposizione che latita. Una cultura minacciosa e liberticida si insinua nei meandri del cervello della gente. Al sultano è permessa un’altra “morale”. Le istituzioni irrise e messe in pericolo da comportamenti irresponsabili, ancorché patologici. Il rischio “che l’amnesia etica diventi una condizione reale di deficit democratico e civile”. E qualcuno si chiede ancora perché si debba partire ricostruendo una opposizione? Annusca
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