I sondaggi sul nucleare civile cercano di dimostrare che c’è un consenso
- Pubblicato da Il Manifesto il 19/11/08
I sondaggi sul nucleare civile cercano di dimostrare che c’è un consenso a reintrodurlo in Italia, mentre 21 anni fa la maggioranza degli italiani lo ha bocciato con il voto. Leggendo i sondaggi si scopre che malgrado l’offensiva mediatica a sostegno del nucleare e il silenzio “assordante” che circonda le opinioni contrarie, quasi la metà dei cittadini è comunque contraria e la maggioranza è contro insediamenti nucleari nella sua provincia. La partita è aperta. Se il fronte contrario avrà voce potrà dimostrare che il nucleare significa mettere in conto costi più alti, ad esempio, dell’eolico. Per di più l’eolico riduce subito la dipendenza dell’Italia dal petrolio, mentre il nucleare entrerà in funzione tra 10-12 anni, durante i quali l’Italia continuerà a buttare risorse e a manomettere l’ambiente. Non a caso il Governo ha cercato di rimettere in discussione la scelta Europea di ridurre del 20% le emissioni, di risparmiare il 20% e di aumentare del 20% le fonti rinnovabili. Se tutto viene rinviato di almeno 10 anni e risorse economiche enormi vengono buttate sul nucleare, di fatto viene preclusa la possibilità di puntare sulle fonti rinnovabili e sul risparmio. Per sostenere le sue scelte il Governo sta facendo approvare una legge di inaudita gravità. Dopo tante chiacchiere sul nucleare “sicuro” nella legge in corso di approvazione sono autorizzati tutti i tipi di impianti nucleari costruiti negli ultimi 10 anni. Quando saranno completati saranno vecchi di oltre 20 anni. L’Agenzia che dovrebbe garantire la sicurezza degli impianti nucleari è in realtà dipendente dal Governo, non sarà autonoma, per di più avrà anche pochi soldi a disposizione. Non è vero che lo Stato non spende sia perché il gioco verrà fatto attraverso le tariffe, sia perchè è prevista l’onnipresenza della Cassa Depositi e Prestiti, visto che le banche stanno stringendo i cordoni della borsa. Facile prevedere che verranno chieste altre risorse pubbliche. Nei costi non è calcolato lo smaltimento delle scorie radioattive. Non prevedere i costi delle dismissioni degli impianti nucleari vuol dire consegnare alle generazioni future una spesa di cui non si conosce la portata e un problema di sicurezza non risolto. Un’inchiesta ha rivelato che per stoccare in Inghilterra parte delle scorie l’Italia ha speso 2 miliardi di euro, mentre non si sa quanto costerà lo stoccaggio di scorie negli USA. Si tratta solo di una parte delle scorie italiane che infatti sono ancora collocate nell’ambito delle vecchie centrali nucleari dismesse con problemi di sicurezza per la popolazione e per l’ambiente. Il Governo sa che troverà resistenze alla collocazione dei nuovi impianti nucleari nel territorio e quindi vuole una normativa per imporre le sue decisioni. I siti saranno sotto controllo militare, con norme restrittive per eludere i controlli e non informare le popolazioni. Di fronte a resistenze delle Regioni e degli Enti locali interessati il Governo vuole imporre comunque le sue decisioni. Questa legge non propone norme di sicurezza degne di questo nome. Il Governo ha cercato di passare sotto silenzio gli incidenti avvenuti nelle centrali nucleari all’estero perché teme le legittime preoccupazioni dei territori coinvolti. Se le voci sulle localizzazioni delle centrali venissero confermate in caso di incidenti gravi verrebbero coinvolte anche grandi città. Lo sviluppo delle fonti rinnovabili potrebbe offrire nuove opportunità di sviluppo e di occupazione qualificata, come dimostra la Germania. Anche il nuovo Presidente USA ha previsto di investire 150 miliardi di dollari in 10 anni nelle rinnovabili, creando così 5 milioni di nuovi posti di lavoro. La legge voluta dal Governo non è ancora approvata in via definitiva. Il parlamento farebbe bene a bloccarla. Il Comitato contro il nucleare si riunirà a Roma il 24 novembre per promuovere la mobilitazione e preparare una proposta alternativa energetica fondata sulle rinnovabili. Alfiero Grandi
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