Nucleare civile: la parola al referendum - pubblicato da Il Manifesto il 27/8/2008
Insisto sull’esigenza di prendere molto seriamente la decisione presa dal Governo - ora sanzionata dalla legge approvata all’inizio dello scorso agosto – di reintrodurre il nucleare civile in Italia. Infatti l’art.7 del dl 112 recita testualmente “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. Il nucleare civile in Italia è un capitolo che è stato chiuso 20 anni fa, dopo il referendum che fece capire a tutti che la maggioranza degli italiani non ne voleva sapere. La destra vuole ribaltare quel risultato. In questi 20 anni i favorevoli alla reintroduzione del nucleare civile hanno lavorato –purtroppo - con impegno, tanto che è incerto come la pensi oggi la maggioranza degli italiani. Mentre gli eredi della vittoria del NO al referendum hanno dormito sugli allori e oggi sono in difensiva. Oggi la destra, facendosi interprete degli enormi interessi legati alla reintroduzione del nucleare, sfida apertamente l’esito del referendum e ha deciso di tentare di reintrodurlo in Italia. Non capisco i ritardi e le incertezze nell’assumere decisioni adeguate per reagire alla decisione della destra e quindi ripropongo apertamente e pubblicamente il problema perché sono convinto che la decisone di reagire da parte di chi non è disposto a subire la violenza politica della destra va presa ora. Mentre la gestione tattica delle diverse fasi lascia più tempo per organizzare la risposta nel modo migliore e più condiviso. E’ questo il momento politico per reagire o no? Si, è questo il momento per reagire perché di fronte alla sfrontatezza della destra (ha l’appoggio anche dell’UDC) non si può dare l’impressione che non ci sia un riferimento politico in grado di contrastare la sua iniziativa e di organizzare la risposta politica di massa nel modo migliore. L’argomento che non ci vuole fretta è ancora meno comprensibile. Cosa occorre attendere ? La destra ha già deciso ed entro la fine del 2008 indicherà i siti di localizzazione. La reazione contro il nucleare non può essere lasciata sulle spalle delle sole località prescelte e sperare che la destra in realtà non combinerà nulla mi sembra più precario che giocare al lotto. Quindi occorre preparare subito le condizioni per una risposta politica all’altezza della sfida lanciata dalla destra. La decisione di reintrodurre il nucleare civile, complice la crisi energetica, non ha alternative ? Nell’opinione pubblica è certo diffusa la convinzione che il nucleare civile è un male con cui occorre convivere. Non è così perché il nucleare nella migliore delle ipotesi richiede 10/12 anni per essere realizzato mentre il risparmio energetico e le energie rinnovabili possono dare risultati maggiori in tempi molto più brevi. Inoltre la reintroduzione del nucleare civile in Italia ha costi enormi. Si parla di 3 miliardi di euro ogni 1000 megawatt, quindi i costi di cui parla l’ineffabile Ministro Scaiola sono almeno 30 miliardi. E’ chiaro che il nucleare civile assorbirebbe tutte le risorse disponibili per interventi in campo energetico. Pubbliche e private. Senza dimenticare che l’uranio è disponibile in quantità limitate, il suo prezzo sta aumentando rapidamente e se ci fosse un aumento ulteriore della sua richiesta anche il suo prezzo aumenterebbe e diventerebbe una fonte in esaurimento, più o meno come il petrolio. La decisione può avere solo motivazioni economiche ? La priorità dovrebbe essere la vita, la sua sicurezza e quindi non c’è dubbio che il principio di precauzione ci dice con chiarezza che oggi sono irrisolti sia la questione dello smaltimento delle scorie (irrisolta in tutto il mondo) sia la sicurezza del sistema di produzione dell’energia nucleare di cui sono una spia i ripetuti incidenti che hanno un’influenza più o meno nefasta sulla salute dei cittadini. Per fortuna non tutto è come Chernobil, ma anche gli ultimi incidenti, meno gravi, hanno creato seri problemi ai cittadini e all’ambiente. Come minimo occorre attendere l’esito degli studi su una nuova generazione di nucleare, che richiedono ancora tempo e i cui esiti paradossalmente potrebbero dimostrare l’inutilità e l’arretratezza della decisione del Governo della destra. Come fermare una scelta sbagliata ? Sinistra ed ambientalisti sono assenti dal parlamento e il P.D. è incerto e diviso. Quindi non si può pensare di reagire facendo perno sulla battaglia parlamentare. Del resto il testo della legge della destra è passato senza troppi strappi. Quindi chi non è d’accordo deve organizzare la risposta dell’opinione pubblica e questo richiede 2 piani di intervento. Il primo è la mobilitazione di tutte le intelligenze e capacità scientifiche che possono contribuire in modo decisivo ad orientare un’opinione pubblica che è oggi confusa e divisa. Il secondo è individuare con chiarezza lo strumento del referendum popolare come l’unico modo per ribaltare la decisione (già presa) della destra. A meno che qualcuno pensi seriamente che potrebbe bastare una raccolta di firme. Del resto la destra teme solo l’opinione pubblica. Certo non bisogna sottovalutare le difficoltà attuali dell’opinione pubblica. Promuovere un referendum è un compito molto impegnativo ma anche esaltante nell’interesse del nostro paese e del suo futuro, della qualità della sua vita. La sinistra dovrebbe interrompere la contemplazione dell’ombelico e comprendere che processi unitari reali si realizzano solo nel fuoco di grandi battaglie comuni: politiche, culturali, sociali, ecc. Di Pietro sta imparando a spese delle sue velleità che un referendum non si può fare prima del 2010. Il 2010 può essere il tempo giusto per fermare la decisione nuclearista della destra, a condizione di partire qui ed ora, senza tentennamenti. Il 15 settembre ci sarà un primo incontro per avviare questo lavoro, mi auguro che ci saranno tante disponibilità a dare una mano.
Alfiero Grandi, sottosegretario Governo Prodi
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