Tremonti: uno, nessuno centomila
Per ora la discussione sulla proposta di Tremonti di tassare i super guadagni delle compagnie petrolifere è solo una generica ipotesi e quindi per valutarla occorre attendere che esista effettivamente. Non va infatti dimenticato che già in vista del decreto legge che ha completato l’azzeramento dell’ICI sulla prima casa Tremonti aveva parlato di finanziare l’intervento anche attraverso una non meglio precisata tassa sui superprofitti dei petrolieri. In realtà, di questa misura nel citato decreto legge non c’è traccia e a domanda è stato risposto che se ne sarebbe ragionato successivamente e ora, stando agli annunci di Tremonti, sembrerebbe entrare a fare parte del preannunciato pacchetto economico di inizio estate. Vedremo meglio di cosa si tratta quando ci sarà il provvedimento, per ora c’è solo l’effetto mediatico dell’autodefinizione da parte di Tremonti di essere un novello Robin Hood. Tremonti in realtà preannuncia una nuova tassa ( a fin di bene ? si vedrà ) e cerca con questa autodefinizione di allontanare da sé l’accusa di aumentare le tasse che è esattamente l’accusa che la destra fino ad ora ha rivolto ossessivamente al centro sinistra. Quindi il primo obiettivo di Tremonti è tutto mediatico, si potrebbe dire di imbonimento dell’opinione pubblica, per evitare di essere colto in contraddizione. Veniamo al merito. Non c’è dubbio che con l’aumento del prezzo del petrolio, e di conseguenza dei prezzi dei prodotti petroliferi al dettaglio, le compagnie in questo periodo hanno guadagnato molto. Ancora di più ha guadagnato la speculazione finanziaria sui prezzi petroliferi che attraverso il sistema dei futures, cioè l’aspettativa di ulteriori aumenti dei prezzi, ha finito con il fare coincidere la previsione con la realtà. In altre parole la speculazione ha spinto in modo interessato all’aumento dei prezzi e questo pesa molto più dell’aumento della domanda mondiale. La recente riunione dei Ministri europei dell’Economia su questa speculazione ha taciuto, compreso Tremonti. Eppure un intervento dell’Unione Europea potrebbe avere effetti positivi, almeno nel contenere la speculazione. Tornando alle compagnie petrolifere, si può dire che i loro profitti sono molto aumentati non solo perché il trasferimento sui prezzi finali è immediato e il profitto è pro quota di prezzi sempre maggiori. Il profitto è sempre più alto perché le imprese agiscono di fatto in un mercato oligopolistico, cioè controllato da un gruppo ristretto di compagnie che per di più spesso agisce come un vero e proprio cartello ( peraltro vietato dalla legge ) che quindi determina i prezzi finali e di conseguenza l’aumento dei profitti. Senza dimenticare che spesso le compagnie petrolifere si “dimenticano” di ridurre i prezzi ai consumatori quando il prezzo del petrolio sul mercato internazionale scende. La scelta fatta dal centro sinistra con la finanziaria 2008 è stata di consentire al Governo di usare parte dell’aumento degli introiti dello stato ( le tasse ) conseguente all’aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi per ridurre i prezzi stessi. In verità la riduzione decisa dal centro sinistra è stata troppo modesta: appena 2 centesimi, ma il principio è giusto, solo dovrebbe essere applicato in modo più efficace. Tuttavia è un fatto che ora i 2 centesimi sono tornati nel prezzo e lo Stato incassa 2 centesimi in più. Tremonti si è ben guardato dal confermare la riduzione e quindi ha fatto in realtà lo sceriffo di Nottingham. Ridurre le tasse e quindi i prezzi è una scelta sbagliata ? No, perché sterilizzare, tendenzialmente, l’aumento della tassazione, che è conseguenza automatica dell’aumento del prezzo dei prodotti petroliferi, vuol dire che l’obiettivo principale è ridurre le tensioni inflazionistiche in tutto il sistema economico. Ne potrebbero beneficiare tutti: i cittadini, i trasportatori, i pescatori e quanti altri sono in questo momento sotto pressione e subiscono pesantemente gli effetti degli aumenti e questo avrebbe una conseguenza positiva sul potere d’acquisto. Il centro sinistra si era orientato in questa direzione con la finanziaria 2008 ma Tremonti vuole già cambiare strada. Infatti si è ben guardato dal ripristinare, e semmai aumentare, lo sconto fiscale già esistente e cerca di parlare d’altro con l’immaginifica immagine di Robin Hood, con il risultato di mantenere le maggiori entrate per usarle ad altri scopi e questo era esattamente il rimprovero fatto dalla destra al centro sinistra. In verità anche il centro sinistra ha avuto incertezze e per una prima fase ha prevalso la scelta di incassare i maggiori profitti dell’ENI, che come è noto ha il Tesoro come azionista rilevante. Questo faceva le casse dello stato un po’ più ricche ma l’Italia più povera. Il dibattito parlamentare sulla finanziaria 2008 è stata l’occasione per un cambio di linea politica del Governo di centro sinistra ed è così stata introdotta la norma che consente di stornare a beneficio del sistema economico le maggiori entrate fiscali provenienti dai prodotti petroliferi. E’ una scelta che oggi dovrebbe essere rafforzata anche dalla utilizzazione degli aumenti straordinari dei profitti. Cosa spinge Tremonti ? Sbaglierò ma sono convinto che Tremonti sia preoccupato di trovare le notevoli risorse necessarie per accontentare la Lega sul federalismo fiscale e quindi stia preparando un pacchetto di maggiori entrate tali da dargli lo spazio di manovra finanziaria necessaria, perché ci vorranno tanti, tantissimi soldi. In questo quadro concentrare l’attenzione sulla cosiddetta tassazione Robin Hood a carico dei petrolieri è l’ennesimo trucco di Tremonti che approfitta dei conti lasciati in ordine dal centro sinistra per concentrarsi sul rastrellamento delle ulteriori risorse necessarie per accontentare la Lega. Non risulta infatti che si stia discutendo di ridurre le tasse a lavoratori e pensionati. Quindi queste risorse rastrellate in più a chi saranno destinate ?
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