Ridurre le tasse ai lavoratori, senza la crisi si poteva fare.
Intervista per la Repubblica 28.1.08
Auguri a Zapatero. Speriamo che lui ce la faccia». Alfiero Grandi, sottosegretario al ministero dell'Economia, è amareggiato per non essere riuscito a ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti. Misure che non sono tanto diverse da quelle che il premier spagnolo sta promettendo ai suoi elettori, se tornerà al governo
Eravate in dirittura d'arrivo.
«E c'è arrivata addosso la crisi. Peccato perché sono abbastanza sicuro che dalla trimestrale di cassa sarebbero arrivate le risorse per fare quello che avevamo promesso. C'era tra l'altro il consenso di sindacati e Confindustria e anche la Banca d'Italia aveva dato il suo sostanziale ok».
Perché Zapatero ci riesce?
«Perché la grande forza di Zapatero è la coerenza. Lui promette una cosa e la fa. Subito, senza tentennamenti. C'è stata forse troppa prudenza da parte nostra. Concentrarci solo sul risanamento dei conti non è stato positivo. Dovevano essere fatte scelte nette sin dall'inizio. E comunque le due fasi (risanamento e crescita) dovevano essere attuate contemporaneamente. Tra l'altro dalla riduzione fiscale sarebbe arrivata una spinta ai consumi interni, un contrappeso alle prospettive di rallentamento dell'economia, con una Bce che tra l'altro è concentrata solo sull'inflazione».
È d'accordo con i francesi che chiedono la riduzione dei tassi?
«Sì, perché è una magra consolazione essere sani, ma morti. La Banca centrale dovrebbe agire di concerto con la Federal Reserve ed essere meno ossessionata dall'inflazione».
Eppure qualcosa il governo ha fatto, sull'Ici per esempio. Secondo lei gli italiani l'hanno percepito?
«Molto poco, e la colpa è anche nostra. Oggetto dell'attenzione dei partiti è stata la nascita del Pd, non l'azione di governo. C'è stato un rapporto labile tra governo e partiti, perché il compito di questi ultimi è proprio quello di fare da cinghia di trasmissione con gli elettori. E in questo il centrosinistra ha mancato. Poca gente sa quello che è stato fatto».
E ora?
«Tira una brutta aria, che non mi piace. Tutte quelle bottiglie stappate mi fanno pensare che si sia pronti a nuovi condoni, mandando all'aria la lotta all'evasio-ne. È da lì insieme al contenimento della spesa che arrivano le risorse per ridurre le tasse. E c'è di più. Il rischio è che dopo aver risanato i conti pubblici arrivi qualcuno che li sballi di nuovo».
È un po' il destino del centrosinistra quello di risanare sempre i conti.
«Ed è anche il suo limite, il problema che la sinistra non riesce a risolvere. E si torna al discorso di prima: non siamo stati capaci di far combaciare il risanamento con l'azione espansiva e l'attenzione ai redditi.
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