Il risultato del Senato, dove il governo è riuscito ad approvare la finanziaria senza fare ricorso al voto di fiducia, ha aperto seri problemi nel centro destra. L’opposizione, infatti, dopo l’esperienza fallimentare del suo comportamento, durante la finanziaria 2007, ha cercato una strada diversa, ma ha faticato ad opporsi a una manovra che ridistribuisce risorse, e altre ne impegna, per consentire i necessari investimenti pubblici e infrastrutturali.
Non ha trovato, in altre parole, il passo giusto per motivare le sue posizioni e ha affidato le sue speranze ad un incidente di percorso della maggioranza o al passaggio di qualche senatore dalla maggioranza al loro schieramento.
Nessun passaggio di campo. Prodi non è caduto. Le elezioni si sono allontanate e la scommessa di Berlusconi, imposta a tutto il centro destra, è fallita.
La spallata non c’è stata e, non a caso, oltre a Casini anche Fini si è smarcato, aprendo alla riforma elettorale, e anche la Lega non si tira indietro.
Questa volta l’insistenza di Berlusconi ha aperto una seria crisi nella casa delle libertà, al punto che ormai non esiste più, e il cavaliere “propone” il partito (solo suo) delle libertà, che se da un lato gli consente di riconquistare un ruolo centrale, dall’altro conferma che è frattura vera con gli alleati.
Il centro sinistra, adesso, non deve sbagliare, la crisi del suo campo si è trasferita, anzitutto, nel centro destra, e tutte le sue componenti, grandi e piccole, dovrebbero esserne consapevoli, comportandosi di conseguenza.
L’orizzonte di una crisi verticale del centro destra e del ruolo di Berlusconi, dovrebbe consigliare a tutti, nel centro sinistra, comportamenti conseguenti e se, come penso, si aprirà una fase politica nuova, la maggioranza dovrà governare con maggiore energia, mentre l’opposizione dovrà leccarsi le ferite e riflettere sullo smacco.
La finanziaria 2008 non ha, però, ancora finito il suo iter, perchè ora passa alla Camera. Tuttavia, alcuni tratti distintivi, dopo il passaggio al Senato, sono chiari.
Il Senato infatti ha inserito novità rilevanti e positive al testo proposto dal governo. L’impegno delle sinistre e dei verdi ha contribuito ad ottenere risultati significativi, dando alla manovra un’impronta più forte.
La manovra contiene un importante pacchetto di sgravi fiscali sulla prima casa di abitazione, sia in proprietà, sia in affitto, oltre all’impegno per una significativa iniziativa di offerta pubblica di case da affittare a prezzi ragionevoli, contenuta nel decreto legge collegato.
La riduzione della pressione fiscale sulla prima casa è una misura forte rivolta, per quasi 900 milioni di euro, ai proprietari della casa di abitazione (che non sia villa, casa di lusso o castello), favorendo i redditi più bassi, nel limite massimo di 200 euro. In questo modo circa il 40 per cento delle famiglie non pagherà più l’Ici e il resto avrà una riduzione tanto più forte quanto più è basso il reddito. La misura “gemella”, che vale circa 650 milioni di euro, è uno sgravio, per coloro che hanno la prima casa in affitto, è utilizzabile attraverso una detrazione Irpef di 300 euro, fino a 15.000 euro di reddito annuo (raggiunge circa il 55% delle famiglie), e di 150 euro, per redditi annui tra 15.000 e 30.000 euro (con questo si arriva all’85% delle famiglie). In totale più di un miliardo e mezzo di euro di riduzione fiscale sulla prima casa. A queste due misure, si aggiunge l’aiuto di circa 1000 euro di detrazione fiscale per i giovani che vogliono affittare una casa. Misura che costa altri 200 milioni di euro. L’intervento complessivo a favore della prima casa indica una svolta di politica economica e fiscale nella finanziaria 2008 rispetto al 2007. Si aggiungono, come ho ricordato, le misure contenute nel decreto legge per costruire una prima offerta pubblica di case in affitto a prezzi bassi.
Un altro capitolo di grande rilievo della finanziaria riguarda la nuova tassazione dell’impresa. L’aliquota cala dal 33% al 27,5% e la base imponibile si allarga con un’impostazione che favorisce la capitalizzazione delle imprese. Così per l’Irap. Nell’insieme sono misure che rendono più europea la tassazione delle imprese in Italia e prevedono un trattamento più semplice e di favore per le imprese marginali. L’esame del Senato, ha introdotto misure di qualità politica, come l’impegno a destinare l’extragettito fiscale 2008 ai lavoratori dipendenti. Non dimentichiamo che una norma analoga della finanziaria 2007, ha consentito in questi mesi, un intervento a favore degli incapienti per circa 4 miliardi di euro. La norma a favore dei lavoratori dipendenti è un’importante scelta politica che ha suscitato una grossa discussione, ma alla fine ha portato maggioranza e governo, grazie all’iniziativa della sinistra, a convergere su questo obiettivo che può contribuire, in appoggio agli aumenti salariali, a migliorare il reddito netto dei lavoratori. Ancora, il Senato ha lavorato per l’abolizione del ticket sanitario sulla diagnostica che altrimenti sarebbe tornato in vigore nel 2008. Strettamente legati all’obiettivo dell’abolizione del ticket ci sono gli interventi per la riduzione dei costi della politica e della spesa pubblica, che finanziano largamente questa soppressione. Ci sono poi misure per un piano di stabilizzazione, nel triennio, di una parte importante dei precari della Pubblica Amministrazione, per introdurre regole precise e tetti alle retribuzioni e ai compensi nella P.A.
Va, anche, ricordato che è stato introdotto un incentivo per nuove assunzioni, a tempo indeterminato, nel Mezzogiorno, con incentivazioni più forti a favore delle donne.
Questa misura potrebbe portare, nel 2008, all’assunzione di 45/50mila nuovi occupati, a tempo indeterminato, nel Sud. Vale la pena di ricordare, anche se rapidamente, altre misure che sono contenute nella finanziaria 2008, che nel suo complesso vale oltre 11 miliardi di euro, a cui si aggiungono i quasi 8 miliardi una tantum del decreto legge collegato e che sommati costituiscono l’insieme della manovra economica del governo.
In questa finanziaria non ci sono tagli a Università e ricerca come nel 2007 e, anzi, alcune novità costituiscono un’inversione di tendenza.
C’è il rifinanziamento degli incentivi per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di risparmio energetico, c’è il sostegno alle energie rinnovabili e ad altre misure ambientali. E, ancora, per le famiglie che utilizzano gli asili nido, c’è l’estensione, al 2007, del taglio delle imposte pari al 19 per cento delle spese (tetto massimo di sconto 632 euro l’anno) per ogni figlio.
Per la casa di abitazione, i proprietari degli immobili potranno scontare dalle imposte (Irpef) il 19 per cento degli interessi passivi sul mutuo fino a 4.000 euro l’anno (la somma precedente, pari a 3.615,20, è stata di fatto aumentata del 10 per cento).
Class action. Dopo tanto rumore finalmente anche questa novità diventerà legge. È una tutela importante a disposizione dei cittadini che potranno così meglio difendersi, in particolare nel settore dei servizi. Come al solito, i veri conservatori sono insorti a difesa dei soliti poteri forti, attaccando la class action, o meglio azione giudiziaria collettiva. Quindi, la sinistra deve vigilare per evitare che venga espunta o devitalizzata alla Camera.
Quello che c’è non è tutto quello che si potrebbe fare, ma per fare di più occorrono scelte più nette e più chiare, come, ad esempio, introdurre la riforma della tassazione delle rendite finanziarie attraverso un’aliquota unica al 20%. Quindi, a livello europeo.
Non solo la riforma della tassazione delle rendite finanziarie consentirebbe di riequilibrare la tassazione tra investimenti produttivi e rendite, con quest’ultime, oggi, troppo favorite, ma, anche tra le tipologie di reddito e i redditi da lavoro, attualmente, troppo sfavoriti. E’ chiaro che bisogna escludere i titoli di stato in possesso delle persone fisiche. Questa operazione consentirebbe di ridurre, in modo consistente, le tasse sui conti correnti e ci sarebbero, facendo pagare di più a chi ora paga troppo poco, maggiori entrate da destinare alla riduzione delle tasse che gravano sulle aree sociali più deboli.
Avere ottenuto l’approvazione di un ordine del giorno del Senato in questo senso, può aiutare la maggioranza a riprendere un cammino interrotto e ad avere più coraggio riformatore. Riformare la tassazione delle rendite finanziarie potrebbe essere il segnale di una fase politica nuova per la maggioranza e il governo.