Il Manifesto. Intervista di antonio Sciotto ad Alfiero Grandi
«Tasso base 2O°Io come le rendite) Il fine del governo è ristabilire la progressività del sistema fiscale e la sua equità, minate alla radice dall’esecutivo Berlusconi pagare meno in basso, e, via via, pagare di più in alto. Parte del disegno, inevitabilmente, è il recupero dell’enorme evasione: non solo per ridare allo Stato fondi preziosi (l’imponibile evaso è pari circa al 25% del Pil), ma perché - ancora una volta - «a pagare l’evasione e l’elusione sono le fasce più deboli, che oltre a versare tutto il dovuto ricevono minori servizi, mentre chi si è arricchito può fare da sé, e decide autarchicamente di non pagare». Il sottosegretario all’economia Alfiero Grandi descrive con questi pochi concetti il suo punto di vista rispetto al tema fisco, avvertendo che la tracciabilità - ovvero la possibilità di incrociare i dati per ricostruire il profilo di un singolo contribuente - è un sistema «fondamentale", utilissimo e irrinunciabile perla lotta contro l’evasione: non sarà un «Grande fratello», e non si accanirà solo su una categoria, sugli autonomi. Nel contempo, conferma la volontà del governo di «riscrivere il sistema delle aliquote» (vedi sopra, articolo su Visco), e propone alle parti sociali un «patto» sulla manovra: l’entità dovrà essere stabilita tutta in questa fase e senza chiedere subito rinvii al l'Unione europea, come sostiene il ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa, ma la sua attuazione si potrà spalmare «in due anni, anche due e mezzo». Entriamo subito nel vivo e parliamo del progetto di riscrivere le aliquote lrpef, già annunciato dal viceministro Visco. Bisogna precisare che siamo in una fase di discussione e che ovviamente ci vorrà un accordo collegiale sui singoli numeri. Di certo c’è l’obiettivo di migliorare le condizioni dei redditi medio-bassi, e questo si può fare innanzitutto con la restituzione del drenaggio fiscale, e poi intervenendo sulle aliquote. L’idea di un 20% che accomuni la fascia più bassa di reddito e le rendite finanziarie è vista nell’ottica di una semplificazione. Quando il governo Berlusconi portò l'aliquota base al 23%, improvvisamente il tfr ha visto la tassazione salire di cinque punti, e i lavoratori in questi anni hanno già lasciato per strada un miliardo di euro. Perle rendite, dobbiamo avvicinarci al 20-21% della media europea. Ecco l’idea di portare tutto al 20%: primo scaglione, tfr, rendite finanziarie. Correggerete anche per i redditi alti la riforma Tremonti? Il secondo modulo di quella riforma è stato un disastro: 6 miliardi di euro regalati ai redditi medio-alti. Quello che ha fatto il passato governo è stato sostituire il criterio della progressività, sancito dalla Costituzione, con quello della proporzionalità. E’ chiaro che riportare il fisco alla progressività vuoi dire far pagare meno i redditi medio-bassi e, in progressione, di più quelli alti. Anche gli scaglioni che stanno in mezzo, oggi, sono iniqui, Soprattutto il secondo, quello compreso tra i 26.500 euro e i 33 mila: improvvisamente l’aliquota passa dal 23% aI 32%. Allora, sempre rimanendo - è la mia idea - su quattro scaglioni, e tenendo conto delle diverse detrazioni, dobbiamo ristabilire l’equilibrio verso i redditi medio-bassi. Questa riforma verrà varata Insieme alla finanziaria di quest’anno? Non credo, perché non basterebbe un semplice restyling. Se, come credo io, bisogna cambiare l’intero sistema, allora dovremmo prenderci almeno un anno. Nell’attuale finanziaria si potrebbero stabilire criteri, e lasciare delle deleghe al governo: come su deleghe, d’altra parte, ha lavorato lo stesso governo Berlusconi. Quanto recuperato dall’evasione, non potrebbe spingervi, come chiedono i sindacati e parte della maggioranza, a rendere più soft la manovra, magari spalmandola su più anni? SI parla di un «patto sociale» su fisco e finanziaria. Penso che ci voglia un vero e proprio patto sociale, che coinvolga tutti i principali soggetti. Il governo non ha una delega in bianco sulla manovra, ne stabilirà i termini confrontandosi con le parti sociali. Questo è ancor più importante in quanto non credo che la finanziaria possa stabilire, per il solo 2007, tutti gli interventi nei termini di investimenti e risparmi. Credo con Padoa Schioppa che si debba stabilire adesso l’intera entità della manovra, e solo dopo, eventualmente rivolgersi alla Ue: ma si possono spalmare gli effetti su più anni, diciamo almeno due o due e mezzo, per verificare ad esempio che interventi come quello perla competitività abbiano dato dei risultati. La misura sul cuneo fiscale non è fatta alla cieca, si deve poter verificare cosa ne verrà, Allora tutte le parli devono presentare oggi le ti- chiesta e i propri impegni, le partite attive e passive che ognuno mette sul tavolo, e lì stabilire subito quello che sarà nei prossimi anni. Dunque se da un lato c’è un giro dl vite su evasione ed elus1one e si innalzano le tasse Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile. sulla rendita, le Imprese che producono - o che dovrebbero disporsi a produrre- cosa si devono aspettare? Alle imprese, a Confindustria, arriva un messaggio preciso: conferma del taglio dei 5 punti di cuneo fiscale, ma nel contempo chiediamo l’impegno che esso abbia un frutto. Che venga indirizzato a chi compete sul piano internazionale e innova, e - concordo in pieno con il ministro Damiano -che vada alle aziende che assumono a tempo indeterminato. C’è anche la proposta del ministro Mussi sul credito di imposta per chi fa ricerca: tema prezioso, essendo oggi minime le risorse investite a questo fine. E gli autonomi, gli artigianI? Ha ragione il centrodestra a dire che state per mettere su un «Grande fratello» tributario? Siete pronti a modificare gli studi dl settore? Gli studi di settore verranno migliorati, affinati. Chi parla di «Grande fratello» o di «accanimento contro il ceto medio» dice una grossa stupidaggine. Noi stiamo estendendo gli attuali poteri di accertamento, indistinta mente per tutti i settori. Non solo il lavoro autonomo evade, come segnala la Cgil di Mestre può esserci evasione anche nelle grosse società di capitali. O ti-a i dipéndenti che fan no un doppio lavoro: solo che, in quest'ultimo caso, bisognerà anche indagare chi dà il secondo lavoro a questi dipendenti, non credo si mettano da soli sul mercato. La «tracciabilità, la possibilità di incrociare i dati, è uno strumento utilissimo e credo che sbagli chi propone altri mezzi in alternativa. Un altro strumento importante, ad esempio, è il cosiddetto «contrasto di interessi»: come avviene negli Stati Uniti, rendere tutte le fatture detraibili in modo da «mettere in contrasto» l’interesse del cliente e del prestatore di un servizio, obbligando il primo a chiedere sempre una fattura al secondo. Principio che abbiamo già recepito con la intermediazione immobiliare per chi vende e chi compra non cambia nulla se dichiara l’entità della ci fra pagata all’intermediario e ne segnala il codice. Ma se non lo fa deve pagare tasse più alte. L’intermediario, a sua volta, può detrarre fino a mille euro, e in futuro potremmo anche alzare questa cifra. Insomma, sono tutti mezzi che spingono alla trasparenza e che non devono certamente mettere in ansia chi dichiara tutto. In definitiva, con le riforme che ci proponiamo, ristabiliamo quell’equità sottratta al sistema dal governo Berlusconi, dando fiducia alle classi medio-basse, aumentandone le capacità di spesa e recuperando l’enorme gettito sottratto ogni anno al l’erario: si parla di un imponibile nascosto pari aI 25% del PII. In 7-8 anni, sarebbe un risultato straordinario portarlo ai livelli euro pei, ovvero 10 punti sotto.
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