Il voto di milioni di lavoratori è una grande prova democratica e di partecipazione, e il sindacato è l'unica organizzazione italiana in grado di discutere con un numero così ampio di persone e di farle votare su un accordo. Anche in Europa non sono molte le analogie, e questo, oggettivamente, fa risultate il sindacato come un pilastro della democrazia italiana. È un collante insostituibile. La partecipazione al voto sembra poter raggiungere 5 milioni di lavoratrici e lavoratori, ed è tanto. Inoltre, è prevedibile che l'accordo sia approvato dalla maggioranza dei votanti.
Personalmente, pur iscritto al sindacato, non voterò per non essere accusato di insider. Tuttavia sarei per votare a favore, perché sono convinto che l'accordo, pur con problemi e difetti, che non ho mai nascosto, a partire dalla decontribuzione degli straordinari, è bene che venga approvato perché contiene elementi positivi per i giovani, i pensionati e i lavoratori. Non è, inoltre, immaginabile che dal 1° gennaio 2008 entri in vigore lo scalone Maroni.
Ciò non toglie che proprio l'approvazione dell'accordo, obblighi, ancora di più, tutti a ragionare e a cercare di dare una risposta positiva al malessere esistente tra i lavoratori, e a lavorare per correggere, in alcuni punti, l'accordo.
Migliorare la parte sui lavori usuranti e chiarire che 36 mesi per il tempo determinato sono più che sufficienti sono due esempi di modifiche possibili, che mi auguro possano uscire già dal Consiglio dei ministri di venerdì prossimo. In ogni caso, questi punti insieme ad altri aspetti che per brevità non riprendo, dovranno essere oggetto di verifica e miglioramento in sede parlamentare. Sarebbe, a mio modo di vedere, un errore proseguire nella logica dei veti in cui alcuni si sono esercitati. Logica del tipo: non si cambia una virgola. Così è puro estremismo.
Quando ci sono problemi questi vanno affrontati, senza atteggiamenti permalosi o strumentali e, tra l'altro, alcune critiche, fatte al testo del protocollo, sono, indubbiamente, fondate.
Può essere che non tutto sia risolvibile subito e che restino problemi che possono essere oggetto di un ulteriore esame, più in là, tra qualche mese.
Potrebbe, infatti, esser utile fare una ricognizione dei punti critici, quelli non risolti, del protocollo welfare, e farne oggetto di un approfondimento con le parti sociali tra un po' di tempo.
Il Governo, in sostanza, deve confermare un atteggiamento aperto a comprendere le ragioni delle critiche all'accordo, provenienti da settori sia di lavoratori sia sindacali, anche di fronte al prevalere del SI nel referendum.
Anzi, proprio il quadro di stabilità offerto dalla probabile approvazione dell'accordo, consente di lavorare per apportare miglioramenti.
Non c'è un rapporto causa-effetto per cui la vittoria del SI renderebbe immodificabile l'accordo sul welfare, ma al contrario l'approvazione rende del tutto possibile apportare miglioramenti ad alcuni punti. Soprattutto sul capitolo precarietà.
È molto importante che il Governo discuta, con i soggetti firmatari dell'intesa, sui punti che risultano più problematici. Del resto, quello è il tavolo che deve contribuire, in modo fondamentale, al miglioramento del testo dell'accordo, e sarebbe preoccupante che, per i veti di qualcuno, il testo fosse considerato del tutto immodificabile, perché, a quel punto, sarebbe inevitabile una reazione, con la tentazione di andare oltre, e questo potrebbe avere conseguenze anche sulla stabilità politica, riportando, tra l'altro, il protocollo al punto di partenza.
La sinistra, che lavora per migliorare qualitativamente, in alcuni punti, l'intesa, deve prestare grande attenzione a un rapporto costruttivo e positivo con i sindacati, che si sono esposti nella trattativa e nella consultazione, e che debbono percepire le iniziative di modifica come un sostegno, un miglioramento, e non certo come un atteggiamento ostile.
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