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LA PARTE PIÙ DURA DEL RISANAMENTO E’ ALLE SPALLE
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  03/10/2007  12:41:07, in Economia, letto 3921 volte
Il Consiglio dei ministri ha varato la legge finanziaria 2008 all’unanimità, e questo è un fatto positivo, anche perché i contenuti della manovra, compreso il decreto legge, consentono sia una prima riduzione fiscale, a favore degli strati sociali più deboli, sia interventi a sostegno dell’economia e dell’innovazione. È l’inizio di una nuova fase di politica economica. Fermo restando l’impegno per il risanamento finanziario, il cui raggiungimento consentirebbe all’Italia di uscire, dalla prossima primavera, dallo scomodo ruolo di sorvegliata speciale da parte dell’Unione Europea, è già possibile cominciare ad impegnare risorse a sostegno dei settori sociali più deboli e dello sviluppo, naturalmente di qualità. È normale che il risultato unitario, sulla manovra finanziaria 2008, a cui si è arrivati in consiglio dei ministri, sia il frutto di una dialettica politica. Sottolineo in particolare il contributo comune dato dalla sinistra della coalizione con proposte politiche precise a Prodi, che hanno cambiato aspetti importanti della manovra. Il contributo della sinistra è stato sempre profondamente unitario, a sostegno dell’attuazione del programma dell’Unione, senza rincorrere l’ansia di visibilità ad ogni costo che è esplosa nell’area centrista della coalizione. Va sottolineata, anzitutto, la positività del complesso degli interventi che riguardano la prima casa in proprietà e in affitto e l’intervento pubblico per offrire case in affitto, a canoni ragionevoli, agli sfrattati, alle giovani copie, ecc. Si tratta di interventi fiscali che riducono, in modo graduale, l’Ici sulla casa di abitazione in proprietà, fino a un massimo di 200 euro e fino a 50.000 euro di reddito (circa 800 milioni all’anno), e a favore degli affitti che diventano detraibili fino a 300 euro (fino a 15.000 euro di reddito) e 150 euro (fino a 30.000 euro di reddito), intervento che costa circa 600 milioni. A questi interventi sii si aggiunge la misura di 300 euro, per tre anni, a favore dei giovani che escono di casa e affittano un appartamento. Misura che vale altri 150 milioni di euro. Ci sono, poi, 550 milioni di euro per affrontare la “fame” di alloggi a basso prezzo, anche per offrire un’alternativa agli sfratti. Nell’insieme è un pacchetto importante ed equilibrato, anche nelle diverse quantità impiegate. È un primo segno di riduzione fiscale ragionata e mirata. Così, è importante avere ottenuto nel decreto legge, che è parte integrante della manovra, una misura a favore degli incapienti di 150 euro, che riguarderà circa 12 milioni di persone, per 2 miliardi di spesa e che è cumulabile con l’intervento, deciso a luglio, a favore di oltre 3 milioni di pensionati con livelli di reddito molto bassi. La sinistra della coalizione, quindi, ha ottenuto nel complesso risultati significativi che rafforzano la coalizione e il governo. Ci sono, inoltre, per sostenere la ripresa economica, misure particolarmente significative, tanto più necessarie a fronte del rallentamento dovuto a fattori internazionali. Si tratta di un sostegno forte ad investimenti pubblici nelle infrastrutture, di una modifica nel sistema di tassazione delle imprese e, in particolare, di una semplificazione a favore delle imprese con reddito annuo fino a 30.000 euro. Non va dimenticato che verso il sistema delle imprese, a favore della competitività, c’è già stato il cuneo fiscale e, quindi, le misure complessive in campo sono corpose, se rapportate alle condizioni finanziarie. Certo sarebbe necessario fare di più in almeno due direzioni. La prima sono le aree sociali più deboli, dove c’è ancora bisogno di fare molto e il prima possibile. Poi c’è il mondo del lavoro, il cui reddito, già basso, è insidiato, ora, anche dalle tensioni sui prezzi, e verso il quale non bastano certo le misure sul salario aziendale. È curioso che ora anche il presidente di Confindustria riconosca che è aperto un grande problema da risolvere: il reddito insufficiente della grande maggioranza dei lavoratori. Può essere che ci sia in questo anche il tentativo di dirottare l’attenzione dai rinnovi contrattuali al fisco, resta tuttavia vero che la riduzione fiscale è necessaria per restituire al lavoro un livello di reddito decente e dovrà essere un impegno che il governo dovrà contribuire a realizzare appena possibile. Avere rinviato il varo del provvedimento legislativo sul welfare a dopo il voto dei lavoratori sull’accordo è stato un altro passo utile per decidere con i tempi necessari e non, come afferma qualche malevolo commentatore, perché così l’accordo diventerebbe incerto. Tutta questa fregola a non cambiare nemmeno una virgola dell’accordo, a fare presto, prescinde dal fatto che tra pochi giorni i lavoratori voteranno sull’accordo e il governo ha scelto saggiamente di tenerne conto. Credo, al contrario, che l’approvazione da parte dei lavoratori lo renderà esigibile e, quindi, il suo recepimento legislativo diventa una conseguenza oggettiva. Si tratta, allora, di una più razionale dislocazione temporale dei diversi passaggi, che può consentire di verificare anche gli spazi di miglioramento dell’intesa di cui i sindacati debbono essere protagonisti. Se questo aiuta, anche a migliorare il clima nella maggioranza non c’è ragione di dolersene perché il governo non deve farsi dettare i tempi, i modi, i contenuti dai vari gruppi di pressione in campo, ma deve avere attenzione ai disagi, alle sofferenze, alle frustrazioni dei lavoratori, a partire dai metalmeccanici. In ogni caso, dopo che il protocollo sul welfare sarà tradotto in proposta di legge dal governo (ogni traduzione per definizione ha sempre dei margini interpretativi), il testo potrà essere migliorato successivamente dalla maggioranza parlamentare, tanto più che da diversi settori al suo interno sono venute aperture in questo senso, non considerandolo, come è evidente, un problema della sola sinistra della coalizione. Il clima politico, descritto da alcuni organi di stampa, invece presenta la discussione nel governo solo come un succedersi di occasioni di tensione, se non addirittura di rottura. Questa rappresentazione falsa e di comodo va corretta. Questo è un problema della sinistra, se vogliamo che l’azione del governo riprenda energia. È evidente che a forza di rappresentare il dibattito nella maggioranza con questi toni, si finisce con il trascurare un fatto politico rilevante, vale a dire l’unanimità espressa sulla manovra finanziaria. Mi rendo conto che purtroppo, l’essere d’accordo non fa notizia. Per avere i “titoloni” sembrano oggi necessarie tensioni o rotture, e se non ci sono vengono create. Questo è un problema per tutta la coalizione. Ci sono evidenti nervosismi nell’area di centro della maggioranza, dovuti alla ricerca di visibilità, man mano che si avvicina la scadenza del 14 ottobre per il partito democratico. La sinistra non deve prendere esempio da questi settori centristi. Non deve essere spinta ad imitarli. Al contrario deve valorizzare i risultati che ha ottenuto, ed essere sensibile al problema della tenuta della coalizione e del governo, tanto più di fronte all’ennesimo, disperato, attacco di Berlusconi che cerca a ogni costo, quasi con disperata ostinazione, la spallata finale. Naturalmente, essere sensibili non vuol dire rinunciare al proprio ruolo. Anzi, la sinistra deve portare avanti unita le proposte per qualificare socialmente l’azione del governo, così come ha fatto con il documento presentato al presidente Prodi, e i fatti hanno dimostrato che con questo metodo unitario si pesa di più e si ottengono risultati. È del tutto evidente che resta uno stacco importante tra le aspettative degli elettori del centro sinistra, e non solo, e quello che il governo è oggi in grado di fare. Anzitutto, per vincoli oggettivi, ma anche per il peso che esercitano settori conservatori della maggioranza. La sinistra, unita, non deve rinunciare a porre i suoi obiettivi, che tra l’altro sono nel programma, ma per realizzarli, almeno in parte, ha bisogno di tempo e della tenuta del governo. Si potrebbe dire che la sinistra deve puntare a prenotare le scelte future. Non deve esaurire il giudizio sull’azione di governo in un’unica occasione, per quanto importante, ma deve con più lucidità e determinazione, puntare sui risultati di un governo di legislatura. Occorre intrecciare capacità di proposta e di iniziativa con la tenuta della coalizione, tanto più ora che la parte più dura del risanamento è alle spalle e le prime, anche se ancora non sufficienti, risposte, socialmente importanti, sono date già con la manovra 2008.
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# 1
La battaglia che da molto tempo i danneggiati da trasfusioni, emoderivati, vaccinazioni obbligatorie conducono per ottenere ciò a cui hanno diritto per legge, è stata in parte vinta: in sede di approvazione del decreto legge collegato alla finanziaria (A.S. 1819) per il 2008, l’Aula del Senato ha approvato un emendamento con il quale sono stati stanziati 150 milioni di euro per il 2007 per “coprire” parte del costo delle transazioni. Si tratta di una somma destinata, infatti, a coloro che hanno instaurato azioni di risarcimento danni (tuttora pendenti). Il Senato ha aggiunto altri 56 milioni ai 94 previsti dal DL. Nel testo originario del DL erano previsti 94 milioni a decorrere dal 2007.
Successivamente nel corso dell’esame della legge finanziaria (A.S. 1817) presso la Commissione Bilancio del Senato, il Governo ha accolto, sullo stesso argomento l’ordine del giorno G/1817/38/5 che si riporta sotto.

G/1817/38/5°
MORGANDO, LUSI

La 5° Commissione permanente,

valutata la necessità di intervenire a favore dei soggetti danneggiati in ambito sanitario,

impegna il Governo:

ad assumere le necessarie iniziative legislative per autorizzare la spesa necessaria per stipulare transizione con soggetti talassemici e emofilici affetti da emoglobinopatie congenite danneggiati da trasfusioni con sangue infetto e da somministrazione di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie che hanno instaurato azioni di risarcimento danni tuttora pendenti, che con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economie e delle finanze, sono fissati i criteri in base ai quali sono definite, nell’ambito di un piano pluriennale, le transazioni stesse.

.::  Alfiero Grandi  inviato il 05/11/2007 @ 10:26:38
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