Intervista di Luca Bonaccorsi per Left del 7 settembre 2007
Il sistema fiscale italiano ha una peculiarità, la tassazione del le cosiddette “rendite”, è molto bassa.
Effettivamente il reddito da capitale è tassato meno, anche rispetto al profitto industriale. Sarà anche per questo che abbiamo meno investimenti. Perciò oggi questa tassazione va rivista.
Eppure quest’estate è stato alzato un gran polverone sulla questione. La tassazione sui redditi da capitale è progressiva in quasi tutti i paesi Ocse. Cosa è successo nel nostro Paese che fa sembrare una proposta di buon senso ‘bolscevica’?
Siamo un Paese strano. Ma ci sono anche motivi storici. Nel passato abbiamo dovuto finanziare deficit molto alti. Tuttavia oggi le condizioni sono molto diverse. Poi è successo che la finanza, per lunghi anni, ha reso di più rispetto alle operazioni industriali. E questo ha generato uno piazzamento, una distorsione nell’impiego dei capitali.
Perché inserire la progressività nella tassazione delle rendite è un fatto rivoluzionario in Italia?
Non lo sarebbe affatto. Questa riforma, già prevista nella Finanziaria dell’anno scorso, andrebbe vista come una prima tappa. Io avrei preferito un’unica aliquota di partenza, ma mi rendo conto che il 23 per cento è troppo, visto che veniamo dal 12,5. Ma già arrivare al 20 per cento sarebbe un passo importante nella giusta direzione. Nel lungo periodo, però, io credo che, tenendo conto dei mercati e di tutti gli altri fattori in gioco, bisognerà rimanere ancorati al principio che il reddito, in qualunque modo te lo procuri, va tassato progressivamente. Dovrebbe essere questo l’orizzonte.
Alla misura viene posta l’obiezione tecnica della “doppia circolazione”. Ma questa c’è sempre stata in Italia per i “lordisti” e i “nettasti”.
E’ vero. Ma qui ci sarebbe un terzo mercato, visto che i titoli già emessi non si possono toccare. Ci sarebbero lordisti e nettisti, e poi il mercato dei nuovi titoli. Tecnicamente oggi sarebbe facilmente gestibile. Eppure le obiezioni tecniche sono ancora fortissime.
La progressività delle tasse è un principio costituzionale. Questo regime in Italia è anticostituzionale?
Non sarei così drastico. Ma è vero che la progressività è un principio etico fondamentale di equità a cui tutta la struttura fiscale dovrebbe ispirarsi.
Eppure anche il centrosinistra si è diviso.
La questione della tassazione dei titoli di Stato deve essere chiarita dicendo innanzitutto che nessuno nella maggioranza vuole aumentare le tasse nel loro complesso. La rappresentazione di un dibattito tra tassatori e detassatori è sbagliata e fuorviante. La risposta alla minaccia di sciopero fiscale della Lega non può essere un arretramento politico. Semmai, occorre chiarire la destinazione di un’eventuale maggiore entrata fiscale, rassicurando gli italiani e i possessori di titoli di Stato.
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