Intervista di Bianca Di Giovanni per l’Unità 17 agosto 2007
Il rispetto della legalità e dell’equità fiscale chiede controlli e verifiche, anche sui personaggi pubblici.
Il caso di Valentino Rossi è solo la punta di un iceberg gigantesco: oltre 200 miliardi di euro. È questa la montagna che sfugge al fisco ogni anno. Al di là del caso mediatico resta il fatto che la lotta all’evasione è uno dei punti più importanti del programma di Prodi. Bisogna decidere: o si vive nella legalità, oppure c’è la politica dei consoni. La seconda noi non la vogliamo. Così Alfiero Grandi, sottosegretario all’Economia, commenta il caso del campione di motociclismo finito nella rete degli 007 del fisco. “Le strade sono solo 2 – insiste Grandi – O non si fa nulla, o si fa la lotta all’evasione, che richiede verifiche e incroci di dati. Non ci possiamo lamentare del fatto che i soldi non entrano e contemporaneamente criticare quando vengono colpiti personaggi così. Dal punto di vista dell’equità sociale, è bene che si cominci da chi evade fortune consistenti. Quanto all’uscita di Umberto Bossi sulle tasse, per Grandi “si tratta solo di boutade estiva. Non credo che settori del centrodestra più attenti alle istituzioni gli andranno dietro.”
Non crede che ci sia una persecuzione fiscale?
Voglio ricordare che, viste le dimensioni del fenomeno, si può dire che l’evasione è il male d’Italia. Se noi avessimo quelle somme che sfuggono al fisco, avremmo le condizioni per fare tutto: risanamento, una Finanziaria in grado di rilanciare sviluppo e innovazione, iniziative sullo stato sociale in favore dei più deboli. Nel programma del governo, da quando è nato, c’è: no ai consoni, lotta all’evasione e all’elusione, pagare tutti per pagare meno.
E sulla trasmissione in Rai?
Ecco, non mi sembra del tutto positivo il fatto che nel momento in cui gli è stata data la parola – cosa del tutto legittima – non sia stata data la parola in contemporanea a chi evidentemente ha raggiunto questo risultato, individuando che c’è uno spazio tra la residenza inglese e gli affari che vengono fatti in Italia compresa una buona dose di pubblicità che tutti noi abbiamo visto, non c’è bisogno di testimoni particolari. La cosa che andrà indagata un po’ meglio è dove sono stati pagati questi soldi: anche chi li ha versati dovrà dire qualcosa.
Il problema è che non sono stati offerti al pubblico tutti e due i punti di vista?
Si, credo che si debbano coinvolgere sempre tutte e due le parti. Poi io personalmente credo che ce n’è uno che deve prevalere – ma questo è opinabile – cioè l’interesse pubblico, quindi la lotta all’evasione.
Non crede che la privacy di Rossi sia stata danneggiata? Si poteva aspettare la fine della verifica.
Certo, fino a quando il procedimento non si chiude, la certezza non c’è. L’agenzia delle entrate però non poteva non rilevare quei 60 milioni che ha ricostruito e che non risultano da nessuna parte. Di solito le denunce dell’Agenzia si basano su elementi molto forti soprattutto a quel livello. Poi quando si tratta di personaggi pubblici è difficile rivendicare la privacy. In più ci si sarebbe aspettati qualche chiarimento di come questa cosa sia potuta accadere, ma non mi sembra che siano arrivati segnali in quel senso. La sua risposta non dice assolutamente nulla, quindi lascia del tutto impregiudicata l’azione dell’Agenzia delle Entrate.
Questa per lei è la vera alternativa ai condoni?
Si, ed è una strada obbligata, perché la politica dei consoni non porta da nessuna parte. Ricordo che la Commissione UE ha di recente impugnato davanti alla Corte di Giustizia il condono tombale del 2002 per la parte Iva. Sostenendo che l’IVA è un’imposta europea (dunque non condonabile dall’Italia), e che quel condono ha favorito le imprese che avevano evaso rispetto a chi aveva pagato le tasse. Se l’Italia dovesse perdere, la situazione sarebbe curiosa. Non solo lo Stato italiano verrebbe condannato a richiedere l0’imposta a chi si è condonato, ma a quel punto di aprirebbe anche la possibilità di controlli sull’IVA su chi ha chiesto il condono. Ci sarebbe poi un’inevitabile paragone tra l’IVA del 2002 e quella del 2006-7.
Anche il Sole 24 Ore ha punzecchiato i controlli dell’Agenzia…
Quel giornale va a corrente alternata. A volte riporta le dichiarazioni roboanti dei dirigenti di Confindustria contro l’evasione, poi ospita posizioni che sembrano tendere l’orecchio agli evasori. Bisogna decidere di cosa vogliamo vivere: di legalità o di illegalità?
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