Intervista a Matteo Spicuglia per Il Resto del Carlino
L’entità del gettito rimarrà la stessa, i Comuni dovranno rispettare leggi nazionali uguali per tutti, mentre per l'Ici sulla prima casa, l'obiettivo è ridurla, anche se aumenterà il valore degli immobili. Per il sottosegretario all'Economia, Alfiero Grandi, il contribuente non avrà nulla da temere dalla riforma del Catasto. Allo studio della Camera in queste settimane (con l'obiettivo di un'approvazione in Senato prima della Finanziaria), il provvedimento prevede l'aggiornamento degli estimi, che si aggiunge al passaggio del Catasto ai Comuni. «Il nostro obiettivo è creare un sistema più vicino ai cittadini — spiega Grandi —, ma anche correggere con regole più eque alcune anomalie».
Il timore è che i Comuni possano muover si in modo arbitrario, magari spinti dall'esigenza di fare cassa...
«Non sarà possibile perché le modalità del trasferimento di poteri dallo Stato centrale ai Comuni sono pubbliche. E anche le nuove regole sugli estimi saranno definite a livello nazionale. Il sindaco sarà responsabile dei dati così come avviene oggi per l'anagrafe».
Come mai la scelta di mettere al centro gli enti locali?
«Vogliamo che anche nel nostro Paese, alle carte corrisponda
la realtà. Oggi , invece, abbiamo a che fare con un nocciolo duro di abusivismo, evasione ed elusione che lo Stato non può affrontare da solo. Coinvolgere i Comuni significa fare leva su chi conosce bene il territorio e anche il quadro urbanistico. Senza dimenticare che in prospettiva il Comune, oltre ad avere il compito della conoscenza e della raccolta dei dati, potrà gestire anche la fiscalità».
E' qui che scatta la riforma degli estimi?
«Lo scopo non è quello di aumentare le entrate fiscali, tant'è che il disegno di legge prevede l'invarianza del gettito. E' l'equità il criterio di fondo per risolvere alcune distorsioni del sistema».
Per esempio?
«Basti pensare che oggi il Catasto si basa sul criterio dei vani, quando ormai la compravendita avviene in metri quadri. Ma accade anche che un immobile in centro storico abbia un estimo molto più basso di uno in periferia. Un meccanismo da rivedere».
In che modo?
«Creando un sistema di valutazione che integri la metratura con criteri semplici, come la collocazione geografica, lo stato di manutenzione, gli standard abitativi. Pochi parametri, per legare l'estimo catastale alla situazione reale».
Con queste regole, il valore degli immobili aumenta. Più imponibile, più tasse?
«No, al massimo una redistribuzione comunque equilibrata. Con un gettito fiscale invariato, anche nei casi in cui il valore aumentasse di 3-4 volte, le aliquote potrebbero scendere proporzionalmente. Il punto è capire come creare un sistema equo».
Come definire il rapporto tra valore e aliquote?
«Noi abbiamo scelto di tutelare le prime case, con l'idea di esentare gradualmente i primi 150 metri. Una misura che può essere sostenuta con le prossime finanziarie e con la stessa riforma degli estimi».
C'è poi il capitolo ICI...
«Sì ed è nostra intenzione ridurla, arrivando ad una franchigia di 290 euro. Una misura transitoria in vista della riforma catastale, che terrà fede alla volontà di ridurre la tassazione sulle prime case».
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