Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
(www.editorialedomani.it - 21 marzo 2024)
In Basilicata l’opposizione non ha dato il meglio di sé, forse può sperare nel soccorso di chi comprende che è un momento difficile e occorre evitare che le destre si consolidino dopo avere imbarcato quella parte dell’opposizione che non ha trovato di meglio che scegliere per dispetto. E’ curioso che Renzi e Calenda facciano la stessa scelta dopo essersi divisi.
Auguri alla Basilicata di liberarsi di chi la immagina come il Texas a scapito dell’ambiente e dell’agricoltura e potrebbe puntare al deposito delle scorie nucleari, colpo già tentato in passato.
Tuttavia qualcosa accomuna Abruzzo e Basilicata e perfino la Sardegna: l’astensione. L’astensione ha raggiunto, in qualche caso superato, la metà degli elettori. E’ un problema di fondo per la democrazia, che non può restringersi a lotta per la spartizione del potere istituzionale che diventerebbe appannaggio di pochi... Continua a leggere...
(www.ilfattoquotidiano.it - 16 marzo 2024)
La prima emergenza nel funzionamento della democrazia italiana è la crescita dell’astensionismo. Questo è il segnale che accomuna Sardegna e Abruzzo.
Ci sono stati episodi di partecipazione massiccia al voto che confermano che quando si è chiamati a decidere su argomenti di grande rilievo in modo chiaro la situazione cambia, come in occasione del referendum del 2016 che bocciò la deformazione costituzionale proposta da Renz... Continua a leggere...
Nell’ultimo consiglio direttivo, dicembre 2023, avevamo messo al centro 2 temi di fondo: Autonomia regionale differenziata e elezione diretta del Presidente del Consiglio su cui il Governo ha presentato in prima persona proposte di legge e sta gestendo direttamente anche le modifiche. Consapevoli che argomenti universali come questi debbono essere oggetto di una formidabile campagna di informazione e di orientamento - tanto più se dovessero evolvere come auspichiamo, soprattutto nel caso del cosiddetto “premierato”, verso consultazioni referendarie che sono l’ultima possibilità per bloccarne l’entrata in vigore - abbiamo indicato nella Via Maestra la sede politica necessaria per affrontare queste sfide... Continua a leggere...
(www.strisciarossa.it - 7 marzo 2024)
La Via Maestra si candida a interpretare la domanda di riscossa sociale su temi di fondo come sanità, scuola, povertà e nell’affermare diritti misconosciuti come il rinnovo dei contratti di lavoro e il diritto dei sindacati di essere ascoltati sulle scelte di fondo per il futuro dell’Italia. La Via Maestra si è allargata dal nucleo originario ad un’area molto ampia di associazioni ed organizzazioni.
Sabato 2 marzo si è svolta una partecipata assemblea nazionale, punto di coordinamento di soggetti e associazioni di varia natura (oltre duecento), che si è consolidato negli ultimi tempi e di cui la Cgil è un punto di riferimento... Continua a leggere...
(www.strisciarossa.it 23 Febbraio 2024)
In questi giorni c’è chi si incarica di dare un appuntamento a nome di un’area di volenterosi a dopo le elezioni europee, quando i cittadini avranno già votato e quindi saranno usciti di scena, nell’illusione di costruire una nuova versione del premierato tale da bloccare il ricorso al referendum costituzionale, che è evidentemente la bestia nera dei fautori di questa posizione.
Il punto debole di questa posizione sta nel fatto che il Governo ha presentato una sua proposta di legge (firmata da Meloni e Casellati) sull’elezione diretta del Presidente del Consiglio, più o meno sul modello dei Presidenti di regione. Senza dimenticare che le modifiche al testo presentato dal governo vengono concordate dentro la maggioranza e presentate dal governo a nome di tutta la maggioranza... Continua a leggere...
(www.strisciarossa.it - 10 febbraio 2024)
Le destre pasticciano e raccontano balle, ma stanno preparando un piatto avvelenato la cui prima vittima sarebbe la democrazia della Costituzione del 1948.
Il progetto di legge che punta all’elezione diretta del Presidente del Consiglio è del governo: questo va ricordato a quanti parlano di questa proposta come se si fosse frutto di una procedura normale, ma non è così. Certo, non è il primo governo che pretende di cambiare la Costituzione a suo piacimento (anche il governo Renzi ci ha provato, ma non ce l’ha fatta).
Una proposta del governo
In passato, quando si è cercato di cambiare la Costituzione, le iniziative sono state prese per lo più una sede parlamentare, quindi con il coinvolgimento di tutti i partiti presenti sia alla Camera che al Senato. Per questo sono nate le commissioni ad hoc come la “bicamerale”. Una commissione parlamentare è ben diversa da una proposta del solo Governo perché presuppone un confronto tra maggioranza e opposizione... Continua a leggere...
(articolo del 8/2/24 - Left)
L’impianto del disegno di legge costituzionale Meloni-Casellati è inemendabile, nonostante siano state avanzate proposte alternative. Il referendum è la strada contro lo stravolgimento della Costituzione
È iniziato l’esame della proposta del governo (Meloni-Casellati) per stravolgere la Costituzione. Non deve trarre in inganno il tentativo di dipingere le modifiche come limitate a rafforzare il ruolo del presidente del Consiglio. La modifica interviene su punti fondamentali della Costituzione, fingendo di non farlo, ma è una balla perché - ad esempio - non è vero che non verrebbero toccati i poteri del presidente della Repubblica. Al contrario, il ruolo del presidente della Repubblica verso gli altri poteri costituzionali come governo e Parlamento verrebbe ridotto ad un ruolo notarile, di presa d’atto di decisioni di altri. Occorre comprendere le ragioni dell’iniziativa del governo che punta a un’altra Costituzione, fuori dal perimetro di quella del 1948, democratica (fondata sulla separazione dei poteri dello Stato) e antifascista perché nata dalla cacciata del fascismo. Pesano le difficoltà del governo a realizzare risultati convincenti, anche per i suoi elettori, che non dipendono dai ristretti spazi di manovra ma da idee politiche che non sono in grado di affrontare la realtà economica e sociale. A forza di rappresentare una realtà di comodo del Paese si finisce con il non riuscire a misurarsi con quella esistente e si agisce per strappi, per fughe e rinvii; gli unici punti fermi sono la subalternità agli Usa e all’alleanza atlantica più un capovolgimento, tormentato e ambiguo, del rapporto con l’Europa. Il governo fatica a governare e deve continuamente trovare colpevoli a cui addossare le responsabilità delle sue difficoltà. La Costituzione diventa il punto di attacco, del tipo: se avessi le mani libere e una diversa Costituzione potrei fare ben altro. Da qui la spinta per cambiare la Costituzione e di raccontare che lì è la radice della difficoltà di governare. Eppure il governo usa i decreti legge, che sono atti del solo governo con effetto immediato, in misura e quantità che non hanno precedenti, obbligando il Parlamento a seguire i suoi contorcimenti. Al punto che per evitare ingorghi nell’attività del Parlamento, che non riesce ad approvare la grande quantità di decreti legge del governo, si lavora in pratica a Camere alternate, una esamina e l’altra ratifica il suo lavoro, che è una pratica fuori dalla Costituzione. L’ingorgo nasce da troppi provvedimenti episodici, adottati per fini di propaganda inseguendo i singoli avvenimenti, senza una visione di insieme, tanto meno di lungo periodo. Una continua rincorsa più per fare propaganda (dai rave in avanti) che per costruire risposte politiche organiche ed efficaci. Viene dimenticato che il governo Meloni con il 44% dei voti ha ottenuto il 59 % dei senatori e dei deputati, con un premio di maggioranza del 15 %. Nemmeno Berlusconi nel 2008 ha avuto tanto, malgrado avesse ottenuto più voti. Non ha senso insistere nell’attribuire ad altri delle proprie difficoltà a governare e tanto meno questo dipende dalla Costituzione.
(www.strisciarossa.it 25 Gernnaio 2024)
Alle “trombe” della maggioranza di destra, che ha approvato il ddl Calderoli al Senato, occorre rispondere con una dura opposizione alla Camera e se necessario con le “campane” del referendum per abrogare il ddl Calderoli. Era prevedibile, dopo il patto tra Salvini e Meloni sull’approvazione dell’autonomia regionale differenziata e del premierato, che accadesse, ma l’Italia e la sua democrazia pagheranno un prezzo pesante se questi due obiettivi diventeranno realtà.
I numeri in Parlamento, purtroppo, consentono alla maggioranza di procedere. Solo le sue contraddizioni, che non sono poche, danno la possibilità di bloccare questa deriva scellerata. Il senatore Balboni, presidente della Commissione affari costituzionali, meloniano doc, ha mostrato quanto forti siano le contraddizioni di Fdi affermando che era ed è contrario al titolo V, ma che ora non vuole modificarlo perché approvato da un referendum popolare in cui lui era minoranza. Si tratta di una evidente contraddizione logica come ha replicato meritoriamente con forza il senatore De Cristofaro... Continua a leggere...
(Critica Marxista, 20 gennaio 2024)
La Costituzione resta una piattaforma politica che non solo manterrebbe l’Italia nel solco della Resistenza e dell’antifascismo ma consentirebbe di preparare una politica alternativa forte, perché quei principi sociali, economici, civili sono tuttora in larga parte insuperati e largamente non attuati
Affrontare questa complicata fase politica, economica, sociale, culturale del nostro paese, in un quadro internazionale in cui si estendono sempre più le guerre (in Ucraina, in Medio Oriente e in altre parti del mondo più o meno dimenticate) con sullo sfondo il pericolo di una guerra nucleare, richiede coraggio e capacità di progetto.
La spinta a destra è forte, come sempre quando prevale la tentazione di regolare con la forza i rapporti tra persone e stati; quindi, non ci si può limitare ad attendere che “passi la nottata” e nemmeno adagiarsi in continuità con il passato perché occorre misurarsi con la sfida di costruire una prospettiva politica su nuove basi. La vittoria elettorale delle destre nel 2022 poteva essere evitata o almeno contrastata, perché la differenza di voti tra i due schieramenti, se entrambi fossero stati effettivamente tali, avrebbe dato risultati parlamentari molto diversi. La subalternità del Pd all’allineamento a un atlantismo senza autonomia di valutazione sulla guerra in Ucraina ha prevalso sull’esigenza di evitare la vittoria delle destre, pur sapendo che tra loro c’erano posizioni che con la vittoria avrebbero tentato di manomettere la Costituzione del 1948. Oggi abbiamo la conferma, post-elettorale, di questa intenzione delle destre al governo... Continua a leggere...
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ringrazia e appoggia pienamente le forze di opposizione che hanno chiesto di invertire l’ordine del giorno del Senato e stigmatizza il comportamento della maggioranza che lo ha respinto.
Sacrosanto invertire l’ordine del giorno del Senato per mettere la discussione del ddl Calderoli sull’autonomia regionale differenziata dopo l’esame della proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare (106.000 firme) che chiede di cambiare gli articoli 116 e 117, proposta che - se approvata - imporrebbe di ridiscutere da capo il ddl Calderoli.
Se maggioranza e Governo sono contrari al ddl di iniziativa popolare se ne dovrebbero assumere la responsabilità con il voto, mentre finora la 1 Commissione non l’ha neppure esaminato. Per fortuna il nuovo regolamento del Senato attento alle iniziative popolari (proposto dall’ex Presidente Piero Grasso) impone di discuterle direttamente nell’assemblea del Senato, ma è illogico discutere delle modifiche della Costituzione solo dopo la legge ordinaria per l’autonomia regionale differenziata. Questa è solo la conferma che la maggioranza usa i rapporti di forza parlamentari, regalati da un premio di maggioranza del 15 %, come una clava per imporre la sua volontà contro ogni proposta ragionevole.
Alfiero Grandi vice Presidente
10/1/24
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