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La ballata dei Tremonti Bond
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  13/10/2009  17:14:12, in Finanza, letto 1920 volte
Il Ministro dell’Economia insiste nel tentare di convincere le banche a sottoscrivere i Bond che portano il suo nome. La banche resistono perché cercano di evitare di sborsare allo Stato interessi da usura attraverso la sottoscrizione di questi particolari bond.
Anzitutto perché Il Ministro ha cavato questo coniglio dal cappello ? Erano i giorni difficili in cui le banche di tutto il mondo guardavano con apprensione alla possibilità che si diffondesse il caso Northern Rock, con i risparmiatori agli sportelli per chiedere indietro i loro soldi che la banca ormai non era più in grado di restituire . Il Governo inglese capita la situazione decise di nazionalizzare la Northern Rock a tambur battente. Così i risparmiatori sono stati garantiti e il Governo inglese ha evitato che si diffondesse il panico con il conseguente effetto domino sulle altre banche.
In Italia il Ministro dell’Economia ha deciso di garantire i depositi dei risparmiatori, che però erano già protetti da un impegno di solidarietà tra le banche esattamente fino allo stesso importo, circa 103.000 euro.
Certo due garanzie sono sempre meglio di una, ma la vera novità del periodo sono stati i Tremonti bond.
I Tremonti bond sono soldi dello Stato. Infatti aumenta il debito pubblico italiano per la stessa cifra dell’emissione. Questi bond vanno a migliorare il rapporto tra il patrimonio delle banche che li sottoscrivono e il credito concesso (tier 1) considerato oggi troppo basso sia perché le operazioni finanziarie azzardate (ad esempio investimenti Lehman) hanno comportato svalutazione degli attivi, sia perché molte banche hanno esagerato nel concedere credito in rapporto alle loro risorse, oppure si sono avventurate in costose acquisizioni.
Del resto la ricorrente richiesta di Confindustria e delle banche di modificare l’accordo di Basilea 2 denuncia indirettamente che le banche hanno già concesso troppo denaro in prestito, almeno se rapportato al loro patrimonio reale, e oggi non sono in grado di rispettare quei parametri. Di qui la richiesta di farli saltare per consentire alle banche di riaprire i cordoni del credito.
In occasione della recente crisi finanziaria furono presi impegni solenni - da parte dei Governi e delle Autorità monetarie - di adottare nuove e più stringenti regole nel sistema bancario e finanziario. Impegni fino ad ora non mantenuti. E’ strano che si inizi chiedendo di allentare una delle poche regole esistenti. Si può fare tutto, anche ridiscutere Basilea 2, ma almeno ci vorrebbe la decenza di dire contestualmente quali nuove regole verranno introdotte in sostituzione di queste e quali altre in aggiunta per regolare in modo efficace il mercato finanziario dopo la tempesta che ha messo in ginocchio l’economia mondiale.
Tremonti ha deciso che le banche che avessero accettato di ricorrere a questi particolari bond per ricapitalizzarsi avrebbero pagato interessi allo Stato tra il 7,5 e l’8,5 % e quindi con un costo molto alto (il tasso della BCE è all’1 %) con in più un impegno delle stesse banche a concedere più crediti alle piccole e medie imprese, utilizzando la cosiddetta leva, cioè il rapporto tra il capitale e il credito concesso, con un rapporto almeno 1 a 5.
Se le banche debbono, come debbono, rientrare entro un rapporto più accettabile tra capitale e credito concesso non si capisce come potrebbero - appena ottenute le nuove risorse dallo Stato per questo fine - senza contraddire la ragione iniziale, per di più con una leva di almeno 5 volte.
In questo modo le banche tornerebbero esattamente alla situazione precedente di squilibrio e quindi i bond sarebbero stati semplicemente inutili per realizzare l’obiettivo. Del resto non a caso ora il Ministro dell’Economia si unisce al coro di quanti chiedono di rivedere i criteri prudenziali di Basilea perché altrimenti non potrebbe spiegare questo salto logico e finanziario. Chissà se l’ha detto anche ai colleghi europei.
Dov’è il problema ? Le maggiori banche italiane hanno oggi un tier 1 al 7,3 %, quelle europee al 10,4 % e quelle americane al 13,2 %. Quindi quelle italiane sono più esposte e questo potrebbe fare mancare le risorse finanziarie per il sostegno alla ripresa.
Con l’aggravante che questi bond prevedono interessi molto alti che graverebbero sui loro bilanci e che anche se questi costi non venissero fatti gravare direttamente sulle imprese in un modo o nell’altro qualcuno finirà con il pagarli.
Le banche hanno gravissime responsabilità nella crisi finanziaria ed economica e debbono essere assoggettate a nuove e più stringenti regole, di cui peraltro il Ministro Tremonti parla sempre meno. Tuttavia si può capire che alcune banche, dopo una attenta riflessione, abbiano preferito ricorrere al mercato per ricostituire il loro capitale, piuttosto che ai Tremonti bond, con costi minori.
Unico vantaggio dei Tremonti bond sarebbero le maggiori entrate per il bilancio dello Stato, cosa in sé non disprezzabile, ma che c’entra poco con la crisi finanziaria e ancora meno con la difficoltà delle imprese ad ottenere credito dalle banche.
Come è servito a ben poco il tanto sbandierato intervento dei Prefetti sul credito.
In realtà il Governo non ha fatto nulla per rimettere ordine nel sistema finanziario e del credito, ha dichiarato aperta una nuova caccia all’untore mettendo strumentalmente sotto accusa le banche. Le banche hanno certamente gravi responsabilità nella crisi, ma non è da queste misure del Governo che riceveranno la spinta giusta.
Il Governo infatti non è intervenuto su nessuno dei nervi realmente scoperti delle banche come gli stipendi dei manager, le regole per la formazione e la vendita dei prodotti finanziari ai risparmiatori, il rapporto da rispettare tra capitale e credito, la specializzazione del credito alle imprese, solo per dirne alcuni. Per non parlare dei reati finanziari come il falso in bilancio, che addirittura è oggetto di condono/amnistia mascherato, attraverso lo scudo fiscale, come del resto altri reati finanziari.
Le banche, anche quelle italiane, debbono rispondere dei loro gravi errori che hanno contribuito in modo decisivo alla crisi finanziaria e dovrebbero essere assoggettate a nuove regole severe, ma tra questi errori non c’è il mancato acquisto dei Tremonti bond che sono semplicemente una tangente sul sistema del credito spacciato per maggior credito alle imprese, meglio se raccontando che il sostegno è indirizzato alle piccole, cosa che in realtà è possibile solo nella fervida fantasia del Ministro dell’Economia, troppo impegnato nella sua ripicca personale con le banche per rendersi conto che il sistema economico ha bisogno di interventi veri a sostegno dell’economia e dei redditi. Interventi che solo lo Stato può dare e che purtroppo non dà, mentre è impegnato in queste scaramucce di potere.
Alfiero Grandi

11/10/2009