La manovra economica di 35 miliardi di euro e le sue tante facce.
La manovra di Tremonti ha diverse facce e quelle peggiori, o almeno più preoccupanti, vanno individuate facendosi largo tra una propaganda orchestrata con la grancassa e che ha lo scopo di oscurare la sostanza. Anzitutto la manovra è di 35 miliardi di euro su tre anni (al termine dei quali dovrebbe essere raggiunto la parità tra debito e PIL annuale) e non contiene correzioni finanziarie, malgrado il peggioramento della congiuntura economica. In altre parole (parole che Tremonti non pronuncerà mai) i conti pubblici sono in ordine e tutta la sceneggiata sull’esigenza di fare chiarezza è già finita. Ciò di cui si parla è oltre questa soglia. La manovra fa esattamente quello che in campagna elettorale era stato scagliato contro il centro sinistra: più prelievo per intermediare la restituzione. Tremonti fa esattamente questo, prende più del necessario per intestarsi delle scelte. A parte la detassazione degli straordinari che di certo non tirerà su il potere d’acquisto dei lavoratori, a meno di pensare seriamente a settimane lavorative infinite, nessuno sgravio fiscale è previsto per i lavoratori dipendenti. Dei vasti consensi alla detassazione dei salari (Confindustria, Banca d’Italia, ecc.) considerata indispensabile anche per ridare fiato all’economia e prevista dalla finanziaria 2008 in vigore si sono perse le tracce nella manovra del Governo. Anche quanto viene promesso a favore delle aree sociali più in difficoltà è meno di quanto aveva deciso il Governo Prodi per ben 2 volte a favore degli incapienti e dei pensionati più disagiati. Se con questo le aree sociali più deboli dovranno arrivare al 2011 (la manovra è triennale) c’è poco da stare allegri. Si potrebbe iniziare a parlare della manovra con una domanda: tutto qui ? Il sollievo alle fasce sociali più colpite, a partire dai lavoratori, si riduce a questo ? seriamente si pensa di sostenere la domanda interna con quanto è previsto nella manovra di Tremonti? Poi va aggiunto che due terzi della manovra sono a carico degli Enti Locali e delle regioni: 24 miliardi di euro su 35. Gli Enti locali e le Regioni non hanno più margini di manovra autonoma e contemporaneamente vengono previsti tagli draconiani. Il pensiero corre ad una frase che Cossiga ha preso a prestito da
La Rochefoucault , e che non voglio ripetere, che dice che in sostanza si fa presto a fare i ganzi con le risorse altrui. Naturalmente questo non impedisce di concedere 500 milioni freschi ad Alemanno: in sostanza la morale è a te si e a te no. La spirale del potere tende a dominare senza tanti riguardi per i principi di eguaglianza e di equità. Del resto l’ennesima norma salva Berlusconi votata in questi giorni al Senato conferma che si pensa ad un regime fondato sulla privatizzazione del diritto: in sostanza si punta ad affermare che quello che fa bene a Berlusconi fa bene all’Italia e questo porta al regime autoritario.
L’aspetto più preoccupante è che lo stato sociale è largamente gestito dagli Enti locali e le Regioni hanno compiti importanti di natura sociale ed economica e questi tagli renderanno pressoché impossibile non privatizzare tutto il privatizzabile. Qui si comprende la spinta vera sugli Enti locali: vendere i servizi e le aziende locali ed è questa la ragione che porta Confindustria ad essere così benevola con la manovra di Tremonti, anche a costo di dispiacere ai petrolieri che, si sà, non sono molto amati da quando fanno profitti a gò gò. La carta d’identità di destra è in ciò che manca (i lavoratori) e in ciò che c’è (una spinta alla privatizzazione dei servizi locali) e con questa forza non s’era mai visto.
Ultimo aspetto rivelatore. Nella manovra si parte con la restaurazione del nucleare. Si cercherà di convincere l’opinione pubblica, di farla considerare ovviamente una scelta conveniente in barba a tecnologie ormai superate, all’uranio che si esaurirà come il petrolio, a costi proibitivi che faranno la felicità solo di chi costruirà le centrali, alla sicurezza non garantita per la popolazione sia per il funzionamento che per le scorie radioattive. Si dimentica che alcuni giorni fa durante l’alluvione in Piemonte c’è stato l’allarme scorie di Trino Vercellese che come tutte le altre sono stoccate nei piazzali delle ex centrali nucleari italiane.
Meglio costituire subito i comitati per promuovere il referendum abrogativo della parte che prevede il nucleare nella legge che il centro destra è intenzionato a varare rapidamente. Ciò che gli elettori hanno deciso 20 anni fa solo gli elettori possono decidere di cambiare, con buona pace dell’ineffabile Ministro Scaiola, immemore della figuraccia su Marco Biagi che portò alle sue dimissioni. Facciamolo ridimettere con una bella bocciatura del nucleare.
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