Dopo Firenze, avviare la costruzione di un percorso alternativo al Partito democratico
Continuano inutili bizantinismi sul partito democratico, e mentre Rutelli fa benissimo a chiarire che il Pse non è l’approdo internazionale per il partito democratico, io credo di essere facile indovino a prevedere che non si lascerà imporre da un referendum una scelta politica di affiliazione internazionale, che la Margherita ha , a chiare lettere, dichiarato di non volere. Solo la maggioranza del gruppo dirigente Ds continua a non voler prendere atto della realtà, e si appresta a una nuova arrampicata sugli specchi in cerca di soluzioni sempre più bizantine, non solo sull’affiliazione internazionale del futuro partito democratico, ma, ora, anche sullo scioglimento del partito. Dovrebbe, invece, essere chiaro a tutti che se si forma un nuovo partito quelli vecchi non ci sono più, perché, in altre parole, si sciolgono. Tanto più che, ormai, vengono indicate date e scadenze sempre più ravvicinate. La parola “scioglimento” dei Ds è pronunciata con un pudore incomprensibile, e si cercano locuzioni strane e indecifrabili. Se sciogliere i Ds e dare vita al partito democratico è una scelta, ormai, fatta, come è fatta, e sarà ratificata dall’imminente congresso nazionale, è preferibile che si proceda, senza ulteriori e ambigue dichiarazioni, che come unico obiettivo hanno quello di cercare di rassicurare i militanti che tutto cambia senza cambiare nulla. Ossimoro difficile da spiegare e ancora più difficile da credere. Ancora meno comprensibile è capire perché chi non è d’accordo con questo processo di autoaffondamento dei Ds come forza di sinistra, e non si rassegna a diventare una mera corrente di sinistra in un generico contenitore democratico, dovrebbe fermarsi. E’ del tutto evidente che la prospettiva del partito democratico, a una parte dei Ds, non interessa e, quindi, si attrezzerà per dare vita a qualcosa di diverso. La vera alternativa, del resto, non sarebbe restare dentro al partito democratico, ma fare scelte personali diverse. Lo spazio politico a sinistra c’è, e qualcuno lo deve occupare. Meglio per tutti che la sinistra Ds, esaurito il percorso congressuale, cominci, senza perdere tempo, il cammino per occupare questo spazio e prima lo fa, meglio è, perché può, così, contribuire a rimettere in movimento l’attuale articolazione della sinistra nel nostro Paese e a riequilibrare i sempre possibili contraccolpi sull’Unione, come dimostrano anche le attuali tensioni sulla legge elettorale. Deve essere chiaro a tutti, inoltre, che la sinistra Ds difenderà con le unghie e con i denti la tenuta dell’Unione e del governo Prodi, anche da azioni improvvide di “amici”. Come dice il poeta: andiamo è tempo di migrare. Per tutte e tutti.
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