Liberazione 1° aprile 2007
“La foglia è stata "riattaccata" all'albero del programma dell'Unione”. La Tobin Tax, come ha confermato il ministro Santagata nel suo intervento al convegno internazionale che si è svolto al Cnel lo scorso 30 marzo, è nel programma del governo, e il fremito, seguito all'assenza di questo punto dall’albero del programma, è rientrato. E' un passaggio rilevante perchè vuol dire che l’impegno che il governo metterà in campo, di fronte all'inizio del cammino parlamentare della proposta di legge che introduce la Tobin Tax anche in Italia, come parte di una più ampia iniziativa europea, sarà fortemente positivo. Alla Camera, infatti, è appena iniziato l'iter legislativo e la speranza di tanti movimenti, a partire da Attac , dei parlamentari e, a questo punto, del governo, è che questa volta si arrivi all'approvazione definitiva della proposta di legge che introduce la Tobin Tax. La Tobin Tax è una idea lanciata alcuni anni fa dal movimento, e in particolare, da Attac, con una raccolta di firme su cui c'è stata la convergenza di uno schieramento politico e parlamentare che nella scorsa legislatura è arrivato a 100 deputati. Perché tanta insistenza per arrivare all'approvazione di questa legge? L'economia mondiale è certamente sempre più interconessa ma è anche sempre più escludente. Ci sono aree del mondo dove i problemi sono quelli di sempre: malattie che portano alla morte, fame, arretratezza, assenza di diritti. Pure tra le nevi di Davos, la parte ricca del mondo si è accorta che la globalizzazione si regge altresì sull'esclusione di centinaia di milioni di persone, per le quali non c'è speranza, anche se poi scivola su una versione caritatevole. Fattori decisivi di questa separatezza, che è non solo tra le aree del mondo, ma anche dentro le stesse aree ricche, sono una economia mondiale non regolata, il cui governo solo a livello nazionale è pressoché impossibile, e una crescita della sua finanziarizzazione a livelli incredibili: 60 volte le attività produttive, commerciali, ecc. ecc. In passato c'è stato, anzi, il tentativo delle multinazionali di dettare le regole del gioco, regole, ovviamente, tutte a loro vantaggio. Un mondo senza regole e senza guida è sempre più ingiusto (la forbice si allarga) ma è anche a rischio, come dimostra il preoccupante avvicinarsi del punto di rottura negli equilibri ambientali e, anche, nel controllo dei processi scientifici più delicati e invasivi. La risposta al caos, che tende all'autodistruzione, non può che essere in un nuovo ordine: la conoscenza dei processi, la loro regolazione con il corredo di controlli e disincentivi, fino a produrre con le buone, (o con quelle meno buone), una inversione di tendenza. La Tobin Tax è uno strumento,che va in questa direzione ed è articolata su questi punti cardine. La novità è che per la Tobin Tax, come per gli altri necessari interventi di governo dei processi, sono caduti alcuni tabù che sembravano indistruttibili. Anzitutto oggi non si afferma più o quasi, che i processi finanziari mondiali sono inafferrabili. Infatti, si possono rintracciare. L'esigenza di contrastare il terrorismo ha fatto di necessità virtù e, oggi, nessuno nega che anche il più piccolo bit può essere rilevato, anzi qualcuno ne fa pagare il costo garantendo con un apposito sistema di regolazione dei pagamenti che l'invio o il ricevimento vada a buon fine. Quindi, si può conoscere e controllare. Dirò di più, anche i cosiddetti paradisi fiscali sono stati “penetrati” pesantemente in nome della lotta al terrorismo. Ne consegue che si può introdurre una piccola tassazione sui movimenti monetari, ma che per quanto piccola scoraggia la transazione in rapporto alla loro frequenza. Nessun aggravio intollerabile ma un sistema di regolazione. Le aziende che competono per qualità dei prodotti affermano che mettono già in conto alcuni interventi sociali (che costano come o anche più della Tobin Tax ) e che un mercato regolato e una speculazione meno aggressiva possono essere utili per competere con maggiore tranquillità. Le risorse poi sono utili per interventi, da parte delle aree più ricche, volti a rafforzare il sollievo delle aree più povere ed abbandonate del mondo. C’è solo l’imbarazzo della scelta perché come è noto lo 0,7% di solidarietà è ancora un obiettivo lontano. Infine, è evidente che la Tobin Tax se sarà approvata in Italia, parla all’Europa e oltre l’Europa, perché certamente la globalizzazione ha bisogno di interventi sopranazionali e il livello europeo è quello inizialmente necessario, almeno con un gruppo forte di paesi. Naturalmente il livello europeo deve servire per cominciare ad affrontare lo scenario mondiale. Iil rapporto Landau ( per il Presidente francese), già, ci aiuta a capire le modalità con cui può essere attuato un governo mondiale dei processi. La crisi di ruolo delle tradizionali istituzioni economiche mondiali, fondate dopo la seconda guerra mondiale, pone con forza l’esigenza che, partendo anche da proposte come la Tobin Tax, si arrivi a definire a livello internazionale nuove politiche e nuove sedi per esercitarle. Forse la proposta di una Onu dell’economia oggi può essere attuale, anche per superare la separatezza delle istituzioni attuali, più sensibili alle lobby e agli interessi dei paesi ricchi che a una politica mondiale di governo dei processi economici. Del resto in Europa si pone il problema del governo dei processi economici che purtroppo vedono ancora la forza della Bce, sede dell’ortodossia monetaria, contrapposta a flebili dichiarazioni dei governi sull’esigenza di un coordinamento europeo delle politiche economiche, che tuttora però non c’è. La Tobin Tax parla di tutto questo, è un’occasione da non perdere per riaprire in concreto il problema di conoscere, regolare e modificare i processi economici e sociali di una globalizzazione che si può e si deve mettere sotto controllo, pena disastri ambientali e sociali insopportabili.