CANCELLI CHIUSI PER I CARCERATI
Né amnistia, né indulto.
Questo è purtroppo l’esito negativo del voto della Camera che ha seppellito ogni speranza di
approvare una legge di clemenza per alleviare la drammatica condizione carceraria italiana.
Si sono sommati diversi elementi negativi: finto rigorismo, strumentalità, ambiguità ed errori.
Il risultato è che la legislatura finirà senza un provvedimento di clemenza e questo provocherà
inevitabilmente delusione nei destinatari e nelle loro famiglie che vedono frustrata la loro
speranza.
La situazione nelle carceri si trascinerà in condizioni indegne di un paese civile.
Finto rigorismo. AN e Lega hanno rifiutato ogni tipo di clemenza, sia per fare dimenticare i tanti
provvedimenti “salvaladri” che hanno votato senza battere ciglio, sia per tentare di recuperare
un’opinione pubblica delusa perché il Governo aveva promesso più sicurezza, che in questi anni
non ha garantito.
Strumentalità. La condizione carceraria in Italia è pessima e socialmente iniqua, perché chi ha
soldi in galera non ci va o ci resta poco. È impressionante l’altissima percentuale tra i carcerati
degli immigrati o di chi appartiene ad aree di disagio sociale. Per non parlare di chi sta in carcere
anni, prima del processo.
Difficile non riconoscere questa realtà per chi va oltre l’atteggiamento forcaiolo di AN e Lega.
Forza Italia e UDC hanno accettato di discutere un provvedimento di clemenza ma con molte
ambiguità e mettendo la condizione dell’approvazione dell’amnistia insieme all’indulto. In sostanza
FI e UDC hanno condizionato l’approvazione dell’indulto (sconto sulla pena) a quella dell’amnistia
(estinzione dei reati fino al 2001). Sia per amnistia che per indulto si è sempre ragionato su pene
inferiori a 4 anni e con molte esclusioni per reati socialmente gravi o inerenti la moralità pubblica.
Il trucco nella posizione di FI e UDC era nel fatto che per approvare l’amnistia la Costituzione
richiede i due terzi dei parlamentari. Quorum altissimo che richiede un largo accordo politico,
difficile da realizzare.
Ambiguità. Si sono create così le condizioni prima per illudere e poi per deludere gravemente le
attese di clemenza. In altri termini, c’è stato un gioco sporco che non è stato smascherato
adeguatamente anche per errori del centro sinistra.
Errori ed incertezze. Il principale è non essere riusciti a smascherare il gioco sporco del centro
destra, che dopo una divisione di facciata sull’amnistia si è ricompattato nel voto contrario
all’indulto. La decisione della maggioranza di Margherita e DS di appoggiare un emendamento
soppressivo dell’amnistia di AN e Lega è stato il pretesto per Forza Italia e UDC per sfilarsi anche
dall’indulto.
Certo l’ indulto è la via più breve per andare incontro a chi è in carcere oggi, ma anche un’amnistia
è utile per ridurre il sovraffollamento dei processi e non aggravare inutilmente il lavoro della
magistratura. Tanto più che i processi di cui si parla in parte non si svolgeranno per prescrizione.
Amnistia e indulto sono provvedimenti diversi e rispondono a problemi diversi, ma oggi sono utili
entrambi. Quindi la convergenza doveva essere ricercata sfidando Forza Italia e UDC senza
arroccarsi sul solo indulto come la maggioranza di Margherita e DS. Tanto più che oltre 100
deputati di Margherita e DS avevano chiesto l’approvazione di un provvedimento di clemenza.
Anche tra i sostenitori della clemenza è mancata un’iniziativa adeguata, forse sopravvalutando il
peso di “alleati” esterni: dall’appello del Papa all’iniziativa di Pannella, dalle presenze politiche alla
marcia di Natale fino alla convergenza sul testo di legge che l’Unione ha presentato al Senato, ma
non sostenuto alla Camera.
Questi ed altri elementi hanno contribuito a sopravvalutare le condizioni politiche per
l’approvazione di un provvedimento di clemenza.
Il centro sinistra doveva cercare un’intesa su un argomento così importante. Non è convincente
l’argomento che l’amnistia verrà fatta meglio nella prossima legislatura.
Anzitutto la clemenza è necessaria oggi e non è rinviabile ad un incerto futuro.
Poi il dissenso registrato nell’Unione rientrerà nel giro di pochi mesi?
Non c’è il rischio che le divisioni di oggi pesino anche sul futuro?
|