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La democrazia ha bisogno di alcune condizioni per funzionare, a partire dal rapporto diretto tra elettore ed eletto
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  13/03/2021  12:00:17, in Politica, letto 1325 volte
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 12/03/21 che illustra lo scopo della lettera ai Deputati e ai Senatori)

Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ha deciso di rilanciare l’iniziativa per arrivare ad una nuova legge elettorale che sostituisca il “rosatellum”, attualmente in vigore nella versione voluta dalla Lega e purtroppo votata anche dal Movimento 5 Stelle nel maggio 2019, durante il governo Conte 1. Non è la prima volta che lanciamo l’allarme. Purtroppo il parlamento, o almeno la parte che avrebbe dovuto ascoltare, finora non ha fatto nulla. Durante il governo Conte 2 fu presentato il disegno di legge Brescia ad impianto proporzionale ma con una soglia di sbarramento eccessiva, al 5%, e senza risolvere il decisivo problema di chi elegge realmente i parlamentari.

Oggi i parlamentari sono di fatto nominati dai capi partito, come dimostra Italia Viva partito che non è in parlamento per i voti presi ma perché Renzi gestì le liste a suo piacimento, decidendo chi doveva entrare in parlamento e di conseguenza quando ha deciso di uscire dal Pd è stato seguito dai fedelissimi che gli dovevano l’elezione. I parlamentari dovrebbero invece rappresentare chi li vota, cioè gli elettori, che però oggi non possono scegliere in una lista di chi fidarsi e quindi non hanno alcuna influenza sull’esito finale della scelta dei parlamentari. Il catenaccio, incostituzionale, di un voto unico obbligatorio previsto dal rosatellum per il collegio uninominale e per la circoscrizione impedisce ai cittadini di scegliere coloro di cui si fidano. Una legge elettorale come il rosatellum ha tra i suoi difetti quello grave di limitare la possibilità dei cittadini di scegliere i loro rappresentanti che quindi non sentono alcun bisogno di rendere conto del loro operato a loro e per certi versi anche volendo non saprebbero come fare visto che nella maggioranza delle situazioni non c’è un legame tra eletto ed elettore.

La democrazia ha bisogno di alcune condizioni per funzionare. Se viene interrotto il rapporto diretto tra elettore ed eletto il rapporto di fiducia si rompe con conseguenze evidenti.

Naturalmente ci sono altri aspetti decisivi come il ruolo e il funzionamento dei partiti, ormai ridotti a comitati elettorali, senza una vera vita democratica, a cui si è cercato di rispondere con altre modalità che hanno, se possibile, peggiorato la situazione come le primarie aperte a tutti i cittadini. Una contraddizione in termini perché il leader e il gruppo dirigente di un partito dovrebbero essere scelti dai suoi componenti, mentre affidarne l’elezione ad un indistinto ed occasionale corpo elettorale si presta a molteplici contraddizioni, ma non riesce a risolvere la questione della stabilità e della fiducia nelle scelte, come dimostrano le dimissioni di Zingaretti. È giunto il momento di approvare normative che affrontino il problema delle regole che la vita di un partito deve rispettare. A partire dai diritti dell’iscritto a non trovarsi di fronte a fatti compiuti nella scelta delle candidature e ancora di più nelle scelte di orientamento politico. Senza partiti funzionanti e democratici la vita politica è monca e oggi la situazione non è soddisfacente. I partiti sono un punto fermo nella Costituzione.

Inoltre la Costituzione prevede esplicitamente un ruolo dei cittadini associati ed organizzati, sia nelle forme più note come i sindacati, le associazioni di impresa e quelle diverse o più recenti ma importanti come il volontariato. Varie forme di partecipazione dal basso per affrontare problemi grandi e piccoli, nel territorio, nella cultura. Anche il nostro Coordinamento rappresenta una delle molteplici forme in cui si manifesta la partecipazione attiva dei cittadini, anche quando non ha propri obiettivi elettorali. La Costituzione offre anche possibilità come le leggi di iniziativa popolare, i referendum per ora solo abrogativi. Tuttavia queste possibilità sono difficilmente percorribili. Anche se riesci a raccogliere le firme per una legge di iniziativa popolare poi questa viene chiusa in un cassetto del Senato o della Camera e là resta. Anche i referendum abrogativi sono stati compressi da una procedura prevista dalla legge vigente di raccolta delle firme che ne scoraggia l’utilizzo ed eleva i costi a livelli difficilmente raggiungibili. Partiti e forme di partecipazione democratica meritano interventi legislativi che possono costituire un altro importante strumento di rivitalizzazione del funzionamento della democrazia.

La democrazia è un meccanismo delicato, per certi aspetti fragile e per difenderlo occorre continuamente effettuare una manutenzione non solo legislativa per favorirla.

Perché il Coordinamento ha deciso di avviare ora una nuova campagna? Non c’è tempo da perdere. Basta ricordare che a gennaio per l’incapacità della maggioranza del Conte 2 di approvare una nuova legge elettorale ci siamo trovati di fronte all’approvazione di un decreto che ha reso il nuovo rosatellum pienamente applicabile proprio per mano di chi avrebbe dovuto cancellarlo con una nuova legge elettorale. Di più l’Italia ha corso seriamente il rischio di votare di nuovo anticipatamente con una legge elettorale anticostituzionale e sbagliata, che inoltre avrebbe regalato alla destra un meccanismo elettorale che la favorisce. L’altolà di Mattarella sulla possibilità di votare in piena emergenza Covid 19 ha tolto, per ora, le castagne dal fuoco anche per il sistema elettorale. In altre parole per incapacità ed incoerenza abbiamo rischiato di votare con una legge sbagliata.

Un errore come questo non si deve ripetere.

Eppure dopo la formazione del governo Draghi, che per ora si è tenuto lontano dall’argomento, i partiti che avevano tutto l’interesse a riprendere il filo della legge elettorale sono entrati in una fase di fibrillazione, di incertezza e peggio ancora. Il Coordinamento si è assunto la responsabilità di lanciare un avviso accorato a riprendere l’iniziativa per una nuova legge elettorale, che per noi – in estrema sintesi – deve essere proporzionale, salvo lo sbarramento implicito del numero dei parlamentari da eleggere, e riconsegnare la scelta di chi eleggere agli elettori, togliendola ai capi partito. Dopo la lettera ai parlamentari la nostra iniziativa continuerà cercando di coinvolgere rappresentanti politici in un confronto, sollecitando il contributo di esperti e costituzionalisti che si sono espressi nei mesi precedenti.

I settori politici che hanno interesse a tenersi la legge elettorale attuale partono in vantaggio, non debbono fare alcunché. I settori politici che hanno interesse e volontà di cambiarla debbono muoversi in fretta per risalire la china. Il Pd potrebbe essere presto oltre la crisi delle dimissioni di Zingaretti, che ha avuto posizioni contraddittorie tra proporzionale e maggioritario e ha rilanciato il monocameralismo dopo il referendum sul taglio del parlamento. Enrico Letta avrà una fase nella quale potrà decidere cosa fare, se sarà per il meglio oppure no lo vedremo se e quando si pronuncerà nel merito. Anche gli altri partiti della sinistra in parlamento debbono parlare chiaro, visto che non hanno sollevato con forza visibile critiche alla soglia di sbarramento e alla nomina dall’alto dei parlamentari, facendosi invischiare in un complicato percorso di ulteriori modifiche costituzionali prima di approvare la nuova legge. Così il Movimento 5 Stelle, dopo il danno del taglio dei parlamentari, dovrebbe porsi seriamente l’obiettivo di una legge elettorale che riduca il danno dopo il guasto di cui sono stati attori protagonisti.

Il Coordinamento non è interessato ad una discussione rivolta al passato, né a polemiche retrospettive, anche perché ha sempre detto nei tempi giusti cosa pensava. Oggi lancia un appello forte a trovare tutte le convergenze necessarie per evitare una ulteriore deriva della democrazia italiana che potrebbe portare ad una rottura della continuità dell’assetto costituzionale. La destra infatti, se dovesse vincere con la legge in vigore, avrebbe le condizioni per cambiare l’assetto costituzionale. Non è in gioco solo la legge elettorale ma quanto potrebbe accadere alla democrazia in Italia se la legge elettorale non dovesse cambiare in tempo utile, prima delle prossime elezioni.

Dovevamo dirlo e lo abbiamo fatto, speriamo ora che ci sia ascolto e in ogni caso lavoreremo per farci ascoltare con tutti i mezzi costituzionali a disposizione, nessuno escluso

Alfiero Grandi


Testo della lettera inviata ai Deputati e ai Senatori dal
COORDINAMENTO PER LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE
Riforma elettorale: ritornare alla Costituzione

Onorevole Deputato, Onorevole Senatore

gli eventi politici degli ultimi mesi hanno portato alle estreme conseguenze un malessere profondo che da lungo tempo erode la vita delle istituzioni politiche. In primo luogo la crisi che ha portato alla caduta del Governo Conte 2, aperta proprio nel momento in cui il Paese aveva bisogno di una guida rafforzata per uscire dalla pandemia ed avviare un processo di ricostruzione e di rinnovamento destinato ad incidere sul nostro futuro, ha messo in evidenza la distanza siderale fra i bisogni dei cittadini e le dinamiche dei palazzi della politica. In secondo luogo la nascita di un governo di emergenza, sostenuto da forze politiche contrapposte, ha accelerato i processi di scomposizione dei partiti, sia dal punto di vista della rappresentanza parlamentare (come dimostra la vicenda dei 5Stelle), sia dal punto di vista politico (come dimostra la vicenda del PD), anche a destra si sono aperte divaricazioni.

Sono anni che registriamo una crescente sfiducia dei cittadini nei partiti e nelle istituzioni politiche rappresentative, un male oscuro che corrode la democrazia italiana ed incoraggia la crescita delle più disparate forme di populismo e di antipolitica. Adesso tocchiamo con mano quanto sia stato dannoso lo snaturamento della rappresentanza politica perseguito inseguendo, con le fallaci scorciatoie di premi di maggioranza, una maggiore governabilità.

Nel disegno costituzionale spetta a tutti i cittadini associati in partiti di concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale (art. 49). Il compito dei partiti è di selezionare una classe dirigente politica con il concorso inscindibile dei cittadini elettori, in modo da creare un canale di comunicazione permanente fra la società e le istituzioni.

Con l’estinzione dei partiti politici come organizzazioni politiche di massa e con l’introduzione di sistemi elettorali sempre più elitari, la composizione delle assemblee parlamentari purtroppo è diventata dominio esclusivo di ristrettissime oligarchie. Gli elettori non possono mettere becco nella scelta dei propri rappresentanti, né attraverso i canali di partito (che non esistono più), né attraverso le preferenze sulla scheda elettorale, non più consentite dal 1994. Di conseguenza i componenti delle assemblee elettive sono, in senso effettivo, non più rappresentanti del popolo, bensì rappresentanti del capo politico che li ha nominati, selezionandoli in base ai livelli di fedeltà alla propria persona. Questa situazione di estraniazione della rappresentanza dalle domande politiche, dai bisogni e dalle aspettative dei cittadini èla causa principale del disagio dei cittadini.

Le convulsioni politiche ed istituzionali che stiamo attraversando impongono un cambiamento di rotta, si deve ripristinare il modello costituzionale fondato sulla centralità del Parlamento, dove le domande, i bisogni ed i conflitti che percorrono la società possano essere rappresentati e trovare composizione attraverso il confronto ed il dialogo politico.

Per ridare valore alla rappresentanza è necessario agire su due fronti, quello dei partiti e quello dei sistemi elettorali. Il metodo democratico deve valere per tutti i partiti che partecipano alla competizione elettorale, non possono essere consentite delle satrapie, ci vogliono delle regole per disciplinare la partecipazione degli iscritti e i loro diritti esigibili, i congressi, il finanziamento, la formazione delle liste. Per questo occorre una legge sui partiti, sul loro funzionamento.

Tuttavia il primo passo per il rinnovamento dei partiti deve venire dal sistema elettorale che deve di nuovo collegare la rappresentanza dei partiti alla volontà espressa dal corpo elettorale, al quale si deve rispondere. Per questo è essenziale ed urgente riavviare il percorso di riforma del sistema elettorale che in questo momento risulta bloccato. A nostro avviso la riforma deve seguire i seguenti criteri.

La rappresentanza di ciascun partito non può essere gonfiata da artifici elettorali, come avviene nei sistemi maggioritari escogitando premi di maggioranza. I sistemi elettorali devono garantire il pluralismo, senza soglie di accesso se non quelle implicite date dal numero degli eletti, e l’eguaglianza dei cittadini nel voto, sia in entrata che in uscita, consentendo agli elettori,attraversola loro scelta diretta, di concorrere con i partiti nella selezione del singolo deputato o senatore. Per questo non è più tollerabile il sistema delle liste bloccate che assicura un privilegio nella scelta dei parlamentari non più al partito-organizzazione di cittadini, ma a ristrette oligarchie, se non ad una singola persona. Il sistema delle preferenze, nel rispetto della differenza di genere e malgrado inconvenienti, che peraltro si possono prevenire con regole adeguate, può ridare dignità e ruolo adeguato all’associazionismo e alle forze vive della società civile, contribuendo in tal modo anche al rinnovamento dei partiti.Possono esistere anche altre possibilità di scelta diretta da parte dei cittadini, sempre a condizione che venga garantito che l’elettore possa indicare direttamente chi lo deve rappresentare.

E’ nei momenti di maggiore difficoltà che devono venire fuori le energie per il cambiamento. In questo momento di crisi della politica è necessario mettere in discussione gli aspetti di incostituzionalità dell’attuale legge elettorale, a partire dal voto unico obbligatorio per il collegio uninominale e la circoscrizione, per dar vita a una riforma elettorale autenticamente proporzionale, che restituisca agli elettori la facoltà di scegliere i propri rappresentantiin piena libertà, e per questa via porre le basi per ricostruire un rapporto di fiducia fra i cittadini e le istituzioni democratiche.

Chiediamo che il Parlamento si assuma la responsabilità di intervenire con urgenza per evitare l’onta che si vada di nuovo a votare con una legge elettorale che la Consulta potrebbe dichiarare incostituzionale, in quanto contraria ai diritti di partecipazione politica dei cittadini. Per quanto ci riguarda prenderemo tempestivamente tutte le iniziative necessarie per evitare che le prossime elezioni politiche si svolgano con una legge elettorale incostituzionale.

P.il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
Il Presidente prof. Massimo Villone