Il sospiro di sollievo per avere visto sloggiare Salvini dal Ministero dell’Interno rischia di avere vita breve
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it - 5/10/2019)
Non è inutile insistere sul pericolo rappresentato dalla Lega di Salvini. È la destra peggiore degli ultimi decenni, becera, reazionaria e sanfedista, che secondo i sondaggi avrebbe risultati tali da diventare egemone nello schieramento di destra. Non a caso Salvini ha detto apertamente che le elezioni anticipate dovevano servirgli per ottenere pieni poteri. Non c’è riuscito, ha preso anche un colpo alla sua immagine di capo, ma il pericolo resta, tanto è vero che la Lega sta tentando con dichiarazioni demagogiche é//* ma ancora di più con iniziative e esplicite minacce di mettere in serie difficoltà il nuovo governo, e rischia di riuscirci.
Il referendum promosso per arrivare ad una legge elettorale tutta maggioritaria è emblematico. Può essere che il padre del porcellum, Calderoli, abbia – come spesso gli capita – esagerato. Infatti ha presentato un quesito referendario sterminato, incomprensibile ai più, che cerca di cambiare in un solo colpo 3 o forse più leggi elettorali, l’ultima delle quali è stata proposta da lui e fatta approvare pochi mesi fa (in epoca di governo verde-giallo) e che entrerebbe in vigore automaticamente dopo il taglio dei parlamentari, se verrà reso definitivo dalla Camera il 7/8 ottobre. Per Calderoli promuovere un referendum sulla legge elettorale che ha patrocinato è un paradosso, inoltre se l’iniziativa andasse in porto finirebbe con assicurare un periodo di vita a governo e parlamento solo per espletare gli obblighi derivanti dal referendum, che è il contrario di quanto vuole la Lega. I quesiti referendari sono talmente complicati e contorti da risultare incomprensibili, gli effetti toglierebbero al nostro paese la possibilità di votare e soprattutto in caso di voto provocherebbero una distorsione senza precedenti della rappresentanza degli elettori.
Chi vince si porta a casa tutto, la Costituzione italiana non lo permette.
La Lega probabilmente sa che è un referendum che verrà bocciato ma intanto usa le regioni che la destra ha conquistato per fare blocco, per ora prevalentemente al nord. Del resto è più o meno lo schieramento che vuole l’autonomia regionale differenziata. Per di più le delibere delle regioni che chiedono il referendum vengono presentate come un’iniziativa della Lega (la delegazione che ha depositato il quesito in cassazione era guidata da Calderoli che è senatore) senza alcuna distinzione tra partito e ruolo istituzionale delle regioni. Il resto della destra si accoda e subisce il protettorato della Lega. Inoltre per la prima volta emerge con chiarezza che la Lega, sostenuta da tutta la destra, vuole il presidenzialismo, fino a preconizzare che nel 2029 il Presidente della Repubblica verrà eletto direttamente, non più dal parlamento. Ai dubbi sulla sostenibilità costituzionale del referendum si risponde con un’eventuale fantomatica raccolta di firme, descritta con toni vagamente minacciosi. L’obiettivo è bloccare la maggioranza attuale. Quello che è certo è che il comportamento ostruzionistico preannunciato in parlamento, la promozione di questo referendum, inteso come mobilitazione, l’uso di toni sguaiati nella polemica elettorale confermano che la Lega ferita dal non avere ottenuto le elezioni farà di tutto, senza limiti e riguardi per contrastare questa maggioranza. La maggioranza, un poco improbabile, che si è costituita dopo la crisi della vecchia provocata dalla Lega deve rapidamente comprendere più e meglio le responsabilità che ha, perché se dovesse fallire finiremmo dritti dritti alle elezioni anticipate, con esiti imprevedibili, oltre che a votare con regole ad oggi non certe e comunque discutibili.
Il M5Stelle sembra fin troppo preoccupato di giustificare i suoi comportamenti precedenti, cerca di imporre scelte come il taglio dei parlamentari che è una loro bandiera ma che è un pessimo provvedimento, contro cui avevano votato le altre forze della maggioranza, la foglia di fico per questo capovolgimento di posizione è un impegno ad altre modifiche della Costituzione che dovrebbero riequilibrare i danni di questo taglio dei parlamentari e una nuova legge elettorale, di cui però si sa poco e quel poco preoccupa. Un pasticcio. In altri campi come il def e la legge di bilancio in cui il Pd ha certamente più voce in capitolo sembra complicato arrivare ad una linea chiara di svolta. La questione non è tanto se rimodulare o no l’Iva, neppure se la flessibilità concessa dall’Europa possa crescere ancora, ma rendere chiari, comprensibili e visibili gli obiettivi alternativi. Riuscire a bloccare i 23 miliardi di aumento dell’Iva è certamente importante, nessuno può sottovalutare questo risultato, ma occorre fare dell’altro per rimettere in moto un’economia ferma, un’occupazione stagnante che fornisce un aumento degli occupati a spese della qualità e della quantità procapite del lavoro, intervenire su un ambiente malridotto e a rischio. In altre parole non siamo ancora tornati alle ore lavorate nel 2008 e quindi consideriamo occupati quanti lavorano poche ore al mese. Magra consolazione, quasi un trucco contabile.
Non molte cose ma chiare, occorre scegliere e poiché occorrono risorse se ci si preclude la possibilità di intervenire sulla parte del nostro paese che ha accresciuto reddito e ricchezze, se non si fa un discorso serio e credibile sull’evasione fiscale si arriva inevitabilmente a ridurre la manovra economica a poca cosa, non in grado di rendere chiaro ai più cosa si intende fare. Gli interventi sui commercialisti infedeli sono comparsi e scomparsi in un battere di ciglia. È vero che i trucchi del passato pesano, ad esempio non è stato chiarito e detto abbastanza sul trucco e sulle responsabilità di Tremonti che ha affidato compiti alla Cassa depositi e prestiti crescenti, fingendo fossero attività esterne alla sfera del bilancio pubblico, poi è arrivato Eurostat che ha iniziato a riclassificare le iniziativa e il debito pubblico italiano è volato oltre il 135% senza nulla di nuovo, solo perché Eurostat in precedenza aveva interpretato benevolmente attività della Cdp. Tuttavia, occorre rompere questo equilibrio instabile proponendo nuovi interventi, meglio se in linea con le novità che stanno maturando in Europa, ma con l’obiettivo di fare crescere il Pil su cui viene calcolato il debito, per ridurlo crescendo.
Se il M5Stelle sembra preoccupato di difendere la sua continuità gli altri partner dovrebbero spingere per il nuovo, con proposte forti, senza farsi prendere dal timore della crisi. Il voto anticipato riguarda tutti, quindi il vero problema è quali sono le novità che si vogliono introdurre e porle con chiarezza. Del resto come si potrebbe chiedere un sostegno al paese se non è chiaro cosa di nuovo si vuole fare? Ad esempio Conte ha avuto un approccio giusto con i sindacati, li ha incontrati a palazzo Chigi, bene, ma se poi al concreto non ci sono soldi per i contratti, non ci sono soldi per investimenti ed occupazione non si andrà lontano e si perderà un’occasione preziosa.
Il cammino è appena iniziato, ma il tempo per dare segnali forti e chiari non è molto ed è sicuro che fuori la Lega e la destra faranno di tutto per delegittimare tutto e tutti, senza alcun riguardo alla tenuta delle istituzioni, gli interessati sono avvertiti.
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