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Meno parlamentari troppo governo (articolo di Alfiero Grandi su Il Fatto Quotidiano del 7 maggio 2019)
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  10/05/2019  22:31:02, in Politica, letto 723 volte

La riduzione del numero dei parlamentari attualmente in discussione ha motivazioni solo di risparmio, senza alcun riguardo al ruolo che il parlamento deve svolgere. Questa modifica della Costituzione può essere l'inizio di un cambio preoccupante della democrazia nel nostro paese, delle sue regole, della sua capacità di composizione dei conflitti.

Il parlamento ha un ruolo centrale nella nostra Costituzione e le motivazioni sul taglio del numero dei parlamentari sono assolutamente al di sotto della sua importanza nel nostro assetto istituzionale.

Da tempo è prevalsa l'opinione che in Italia il problema di fondo fosse rafforzare il ruolo del governo. Ammesso che questa riflessione avesse un fondamento anni or sono, attualmente il ruolo del governo è debordante.

I governi da almeno due decenni usano a piene mani i decreti legge, che come è noto entrano immediatamente in vigore e debbono essere convertiti entro 60 giorni dal parlamento. Così di fatto i governi decidono le scelte del parlamento e ne influenzano le decisioni, spesso invocando ragioni di urgenza per i decreti che non esistono.

Questo governo non fa eccezione. Di più: ha imparato in fretta dai precedenti che l'intreccio tra decreti legge e uso dei voti di fiducia può trasformare i parlamentari in soldatini del voto, a favore ovviamente. Perfino le giravolte politiche e le contraddizioni del governo vengono scaricate sul parlamento, come nel caso della legge di bilancio alla fine del2018, che i parlamentari hanno votato a scatola chiusa, senza poterla leggere e tanto meno modificare.

Scelte verticistiche nelle candidature prima delle elezioni grazie ad una legge elettorale che esalta il ruolo dei capi nelle scelte e ora la richiesta a raffica di voti di fiducia e le minacce ai dissidenti stanno ribaltando il rapporto tra governo e parlamento.

Il governo, secondo Costituzione, dovrebbe essere l'esecutivo che attua le decisioni parlamentari. Ora è un mondo capovolto. Il governo decide e i parlamentari (della maggioranza) debbono approvare, perfino a scatola chiusa.

Nel governo poi c'è un direttorio ristretto, composto da presidente del Consiglio e i due vicepresidenti.

I due vicepresidenti del Consiglio sommano al loro ruolo nel governo quello di capi dei rispettivi partiti, che gestiscono in modo centralizzato. Così il gioco è fatto: un gruppo ristretto decide le scelte del governo e il governo impone le sue decisioni al parlamento, a cascata. Il taglio dei parlamentari è una tappa di questo percorso.

La democrazia parlamentare disegnata nella nostra Costituzione così è destinata a cambiare in modo sostanziale. Come ci si può meravigliare se i parlamentari svolgono un ruolo non adeguato alle aspettative: è esattamente quello che si vuole per giustificarne la riduzione.

Un parlamentare autonomo, pensante, che risponde del suo operato agli elettori e usa i poteri che gli attribuisce la Costituzione è il sale della democrazia rappresentativa.

La riduzione dei parlamentari dovrebbe coerente con una visione alta del funzionamento del parlamento, invece è motivata solo con il risparmio degli stipendi.

Ci possono essere revisioni del numero dei parlamentari, ma dovrebbero essere motivate con il miglioramento del funzionamento della democrazia.

Pochi hanno notato che alla proposta di ridurre il numero dei parlamentari con la sola motivazione di risparmiare è collegata l'approvazione di una legge elettorale che rende eterna quella attuale (rosatellum) che sottrae di fatto agli elettori la possibilità di decidere i loro rappresentanti, perchè se voti il partito ti prendi il parlamentare che a sua volta si porta dietro una catena di altri parlamentari e tutti i nomi sono decisi dal capo del partito.

Rodotà anni or sono aveva ipotizzato di arrivare alla sola Camera dei deputati, purchè con più poteri ed eletta con legge proporzionale, garantendo la possibilità agli elettori di scegliere direttamente i loro rappresentanti. Riduceva il numero dei parlamentari ma in un quadro di allargamento della democrazia e di stabilizzazione del rapporto tra parlamento, governo ed elettori.

Per di più resta l'eco delle dichiarazioni che hanno sostenuto che il ruolo del parlamento sarebbe in esaurimento. Per questo è bene non dimenticare anche che nel programma del centro destra c'è il Presidenzialismo, che sarebbe uno stravolgimento della Costituzione nata dalla Resistenza.

La camicia di forza di pochi capi che decidono tutto è troppo stretta per funzionare come democrazia.

Se la Camera confermerà il testo del Senato per la riduzione dei parlamentari e di rendere eterno il rosatellum vuol dire che la maggioranza ha chiuso gli spiragli di confronto. Almeno il parlamento eviti un'approvazione con i 2/3 che impedirebbe ai cittadini di chiedere il referendum costituzionale e prepariamoci alla sfida.