Occorre tornare sui migranti, argomento di cui si è impadronito Salvini, con i 5 Stelle fin troppo attenti a non urtare l'alleato. Eppure non c'è pericolo di invasione, il numero dei migranti è crollato. Malgrado questo la Lega alza sempre più i toni, creando un allarme che non c'è. Salvini straripa, cercando di affermarsi come uomo forte del governo e ci riesce fin troppo nel silenzio altrui.
E' ancora possibile correggere il tiro ? I toni più moderati di Conte e altri Ministri che hanno riconosciuto che l'Italia non può chiudere l'accesso ai porti non bastano. Per riequilibrare lo straripante Salvini occorre che Di Maio e i 5 Stelle esprimano una posizione diversa, superando un ruolo fin troppo subalterno a Salvini e della Lega e non basta il tentativo di occuparsi di altri argomenti, al di là dei risultati.
Va superata questa divisione dei compiti aprendo un confronto esplicito sui migranti per costruire una linea diversa.
Certo, l'Italia ha oggi altri, seri problemi. La ripresa ancora rachitica sta già rallentando ed è fondamentale una strategia di rilancio economico a breve, ma questo ci deve ricordare che l'Italia ha bisogno di una quota di lavoratori stranieri proprio per reagire al rischio declino. Gli stranieri non rubano il posto agli italiani perchè la maggioranza farà lavori che gli italiani non vogliono fare, semmai questo convive - purtroppo - con il problema che i giovani italiani non trovano una risposta coerente con quello per cui si sono formati. Formazione che è costata alla collettività somme ingenti, quindi chi può se ne va. Sono due facce dello stesso problema.
Il lavoro degli stranieri subisce uno sfruttamento inaccettabile, che influisce negativamente su tutto il mercato del lavoro e sulla produttività, con condizioni di vita inumane, in ghetti invivibili, fonte di tensioni con aree della popolazione limitrofe a questo degrado. Solo una forte innovazione può fare coesistere condizioni di lavoro degne e aumento della produttività.
Per i rifugiati che hanno diritto all'asilo in Italia la situazione è chiara, ma c'è anche una storia di flussi di immigrazione, che non rientra nel diritto di asilo, controllata e motivata da ragioni economiche, da ricongiungimenti familiari, ecc. Queste esperienze sono saltate, ne resistono aree limitate (S.Egidio, tavola valdese ecc.). Una recente legge di iniziativa popolare ha proposto una versione aggiornata dei flussi programmati di immigrazione, responsabilizzando chi chiede mano d'opera immigrata. Questa proposta potrebbe essere esaminata dal parlamento e sarebbe un passo avanti la sua approvazione, ridando così centralità ai flussi migratori programmati e controllati. Così si potrebbe uscire da una polemica astiosa, in cui chi chiede di salvare vite umane viene accusato di volere aprire le porte a tutti i migranti. Tra via tutti e tutti in Italia c'è lo spazio per una linea seria e ragionevole, rispettosa dell'imperativo di salvare la vita di tutti e di organizzare l'accoglienza possibile in tutta l'Europa.
Inevitabile tornare sul trattato di Dublino. E' evidente che avere accettato, all'epoca, che il paese di prima accoglienza si tiene i migranti è stato miope, né è giustificabile il suo uso come leva per ottenere un occhio benevolo sulla gestione del debito pubblico. Se in passato è stato sospeso, sia pure transitoriamente, il trattato di Shengen, fondamento della libera circolazione intraeuropea, perchè l'Italia non può sospendere la clausola del trattato di Dublino che prevede la permanenza dei migranti nel paese di arrivo, fino alla modifica del trattato stesso ? Se ci sono paesi sottoposti ad un numero di arrivi ingestibile per un paese solo, l'Europa deve farsene carico o prenota la sua crisi. La dichiarazione che i nostri confini sono quelli d'Europa non basta, per di più è contraddetta dalla volontarietà e dall'unanimità nelle decisioni sulle questioni dell'immigrazione. Chi ha bisogno di un quadro europeo di impegni certi non può pensare che la volontarietà sia un vantaggio, su questo Conte si fa delle illusioni. I migranti sono un banco di prova fondamentale per il futuro dell'Europa. Per di più proprio ora Trump sta incoraggiando apertamente il distacco di singoli paesi dall'Unione e quindi l'Europa dovrebbe preoccuparsi del suo essere una vera comunità, altrimenti saranno guai. La combinazione di volontarietà nell'accoglienza e unanimità nella modifica dei trattati non lascia spazio all'ottimismo.
Garantire la vita dei migranti è il primo imperativo per tutti, costringerli a restare o riportarli a forza nei lager libici, ignorando pericoli per la vita e l'integrità personale, una vergogna inaccettabile, per di più fingendo di ignorare le sinergie tra gestori dei lager libici e scafisti che sono più di un sospetto.
La vergognosa e ingenerosa campagna contro le ong serve a nascondere una sconvolgente verità di morte. In Libia i bombardamenti occidentali hanno creato un caos politico tuttora irrisolto, parlare di accordi con il governo, le autorità locali, le tribù suona come un ottimismo macabro. Affidare i salvataggi alla guardia costiera libica è inaccettabile.
Europa ed Italia in passato hanno subappaltato alle ong il compito di salvare le vite in mare, salvo poi scatenare una campagna diffamatoria indiscriminata che ha l'obiettivo di escluderle, con un ministro dell'Interno italiano che si arroga il potere di dichiarare la chiusura dei porti, incontrando una troppo debole resistenza, anche se poi non ha ottenuto i risultati che voleva.
L'obiettivo di Salvini è far fare alla Libia il lavoro sporco, ignorando tutte le drammatiche conseguenze di questa scelta.
Nessuno pensa di ospitare tutti i migranti in Italia. Avere redistribuito parte degli ultimi arrivi va bene, ma occorre arrivare ad un meccanismo europeo di redistribuzione certo, di ben altre dimensioni, senza il quale l'Italia sarà di nuovo sola ad affrontare ogni nuova situazione.
L'obbligo di salvare vite in pericolo è inderogabile. Lo dicono la Costituzione e le leggi del nostro paese, una montagna di trattati e di regole europee, contravvenire è un reato, che diventa particolarmente odioso se provoca la morte di persone. Il respingimento di gruppi senza avere consentito ai singoli di dimostrare la propria condizione di rifugiato è un reato che nega i diritti delle persone.
Ministri, sottosegretari, esponenti politici commettono reati se anziché ottemperare alle leggi intimano alle strutture pubbliche di infrangerle, così debbono rispettare il ruolo di polizia, carabinieri, Gdf e magistratura, che hanno compiti stabiliti dalle leggi e possono a loro volta essere messi sotto accusa per non averle rispettate. Le leggi si applicano a tutti, chi assiste ad un reato e non lo denuncia ne diventa complice.
Occorre costituire un osservatorio per il rispetto della legalità e quindi anzitutto della vita delle persone, come previsto dalla Costituzione, dalle leggi, dai trattati, e quando questo non avviene occorre avviare la procedura per mettere in stato di accusa chi si macchia di questi reati.
Alfiero Grandi