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Candidature: uno spettacolo sconcertante, riprova che la legge elettorale è sbagliata. Aggrava la frattura fra cittadini e parlamentari. Priorità: legge di iniziativa popolare per cambiare la politica per occupazione e sviluppo
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  31/01/2018  11:00:08, in Politica, letto 3199 volte
Fermiamoli, prima che coesione sociale e diritti vengano compromessi. È una balla che la legge elettorale non interessa i cittadini, in realtà chi sostiene questa tesi non vuole che i cittadini se ne occupino, perché sa benissimo che la legge elettorale incide proprio nella vita dei cittadini.

Ad esempio: se i parlamentari debbono la loro elezione al capo o ad una ristretta consorteria di capi e capetti non potranno che obbedire alle loro decisioni. Infatti l’autonomia del singolo parlamentare può venire solo da un rapporto fiduciario e diretto con i cittadini. Se i cittadini non hanno alcun ruolo nella sua elezione perché possono solo votare la lista del partito o del movimento il ruolo del parlamentare si riduce all’obbedienza al capo o ai capetti, a votare come questi comandano. Se invece i parlamentari rispondono ai cittadini che li hanno scelti direttamente dovranno compiere scelte di cui rispondono in prima persona a loro, pena la non rielezione.

Negli Stati Uniti al presidenzialismo, che porta ad una scelta iper personalizzata si accompagna un contrappeso formidabile. I parlamentari della Camera e del Senato sono eletti indipendentemente dal presidente e possono avere orientamenti diversi, perfino contrastarlo, perché rispondono solo ai loro elettori. Se ne è avuta una dimostrazione in occasione del braccio di ferro sul bilancio degli Usa 2018, imponendo al presidente Trump di trattare. Appunto perché rispondono agli elettori non al Presidente.

Il nodo essenziale della legge elettorale è questo: a chi risponde l’eletto. Per questo la legge elettorale con cui voteremo il 4 marzo è sbagliata, come il porcellum, e aggraverà ulteriormente la frattura tra cittadini e parlamentari. I cittadini si sentiranno sempre più inascoltati. Da qui il pericolo dell’astensionismo e del voto di protesta. Questo falsa la stessa campagna elettorale. Va di moda promettere riduzioni delle tasse quando la priorità dovrebbe essere una politica economica per l’occupazione e lo sviluppo, puntando ad aumentare gli investimenti pubblici, la manutenzione del territorio e dell’ambiente, l’innovazione e gli investimenti produttivi, scelte per le quali occorrono quattrini. Ancora peggio la promessa elettorale di scardinare l’attuale sistema di tassazione, che la Costituzione prevede sia progressivo in rapporto alla capacità economica e di reddito dei cittadini. La flat tax non è una proposta come le altre, è una bomba sotto i conti pubblici ed è una esplicita promessa di manomissione dello stato sociale e della possibilità di garantire i diritti fondamentali dei cittadini previsti dalla Costituzione e dalle regole internazionali.

Questa proposta di eversione del sistema fiscale viene avanzata dalla destra nella convinzione che se il risultato elettorale darà forza parlamentare a chi la propone, si potrebbe arrivare alla sua approvazione prima che i cittadini si rendano conto del disastro che ne deriverebbe e grazie ad una legge elettorale che stabilisce un rapporto di subalternità dei parlamentari a capi e capetti. Se al contrario dovessero rispondere ai cittadini del loro operato tutta questa operazione diventerebbe difficile.Tutti gli studi confermano che negli anni della crisi la forbice tra i più ricchi e gli altri cittadini si è ampliata ed è raddoppiato il numero dei poveri, che potrebbero ulteriormente aumentare. Il dibattito sulla flat tax mentre escono gli aggiornamenti sulla sempre maggiore ricchezza concentrata in poche mani, complice il moltiplicatore finanziario, è surreale. Diminuire le tasse a chi è già ricco è insensato e ingiusto.

Per questo occorre rompere la bolla di separatezza in cui sono rinchiusi i parlamentari, questo renderebbe difficile proseguire con proposte demenziali come la flat tax, o la riduzione generalizzate delle tasse, ovviamente a vantaggio dei ricchi. Per questo occorre cambiare questa legge elettorale al più presto e il Coordinamento democrazia costituzionale con una sua proposta di legge di iniziativa popolare punta a rimettere tutto in discussione. Ne va della qualità della nostra democrazia che oggi non si sente molto bene.