Ognuno dovrebbe chiarire per la sua parte» afferma il sottosegretario alle Finanze Alfiero Grandi.
Intervista di Paolo Baroni per La Stampa
L’altro lunedì, l’11 dicembre, era lui a guidare la cabina di regia sulla Finanziaria. Notte di telefoni bollenti, si racconta, e di discussioni anche accese. «Io - spiega - posso dire quello che è successo sino alle dieci di sera, fintanto che ho seguito i lavori, poi non so cosa sia successo». «Per contribuire a fare chiarezza», dopo un articolo uscito su «Liberazione», lunedì Grandi ha steso una nota nella quale conferma che governo e maggioranza avevano raggiunto un’intesa per respingere la norma proposta dal senatore Fuda sulla prescrizione dei reati nella Pa. «Per ragioni di avvicendamento - ha spiegato il sottosegretario ds - mi sono trovato in “cabina” quando questo emendamento, che era tra quelli selezionati insieme a tanti (troppi) altri, è stato sottoposto alla valutazione del governo e della maggioranza. Quando venne illustrato apparve chiaro che avrebbe avuto la spiacevole e inaccettabile conseguenza di accorciare i tempi di prescrizione dei reati degli amministratori».
E a quel punto cosa è successo?
In cabina di regia ci fu una breve ma chiara discussione. Il governo, in questo caso rappresentato dal sottoscritto oltre che dal collega Giampaolo D’Andrea, si pronunciò nettamente contro questo emendamento e ne chiese il ritiro. E la maggioranza concordò all’unanimità di non inserire in Finanziaria questa proposta di modifica come è scritto chiaramente il resoconto dei nostri lavori. Lì c’era scritto un “no” molto chiaro, come poi sia diventato un sì proprio non si capisce.
Ma come è potuto accadere un «incidente politico» di questo tipo?
Non so rispondere. Sono solo certo che la discussione tra governo e maggioranza aveva escluso senza ambiguità questa norma e, in seguito, per qualche ragione che non conosco è rientrata.
Secondo lei, qualcuno ha fatto delle pressioni?
C'è stata discussione, come per altri casi importanti».
Si è detto che accettando la proposta di Fuda il governo si sarebbe assicurato il suo voto in bilico fino a quel momento.
C'era qualche preoccupaziome, ma poi la discussione si è concentrata sul merito».
Si parla anche di un forte interessamento di Zanda della Margherita che lo appoggiava.
Zanda non era presente alla riunione di lunedì sera.
Un giallo nel giallo: dell’emendamento originale il testo finale ne recepisce solamente una parte.
Questa per me è un’aggravante. Posso capire l’errore materiale, ma allora il testo doveva entrare integralmente non un pezzetto.
Zanda e anche Fuda sostengono che l’emendamento originale aveva tutt’altro senso.
No, l’originale era già un orrore. Certo poi il suo surrogato è anche peggio. Ma noi in cabina di regia avevamo bocciato il testo originale.
Al di là del merito l’episodio è molto grave.
Ognuno farebbe bene a chiarire la sua parte. Anche io vorrei sapere chi è stato ad inserire quelle tre righe. Poi magari si scopre che è stato un dattilografo, però sarebbe bene fare chiarezza».