E' già stato detto molto sulla vittoria del No - a partire dall'introduzione di Domenico - che non è affatto la vittoria del populismo. Al contrario è un No con molte componenti, diverse tra loro, ma che hanno giudicato inaccettabili la deformazione della Costituzione Renzi-Boschi e insieme l'Italicum. Abbiamo sempre sottolineato che i punti di vista, le motivazioni, gli obiettivi di chi si è schierato per il No non erano coincidenti, ma i referendum debbono decidere se accettare o respingere ed è Renzi che ha cercato il plebiscito su di sé, sul suo governo, sulla sua politica, ha goduto di un appoggio mediatico senza precedenti e malgrado questo ha perso. Anzi come ha detto lui stesso ha straperso. Noi abbiamo rappresentato un punto di vista, quello di una critica forte e netta al merito della deformazione costituzionale renziana e dell'evoluzione centralizzatrice e autoritaria derivante dall'intreccio con l'Italicum, fin troppo simile al porcellum.
Siamo orgogliosi di avere lavorato fianco a fianco con associazioni importanti, e in particolare l'Anpi, che non va dimenticato ha aderito ai due Comitati referendari ed è entrata nei nostri direttivi.
Renzi si è dimesso da Presidente del Consiglio, ma l'eredità del renzismo resta e la soluzione politica del governo Gentiloni - purtroppo - è in sostanziale continuità con quello precedente. Questo conferma che non solo Renzi non ha neppure cercato di capire le ragioni della sconfitta, ma che la soluzione alla crisi politica che lui stesso ha aperto conferma che il tentativo in campo oggi è di attenuare, archiviare, insabbiare, nascondere, misconoscere la vittoria del No. Il desiderio di restaurazione è forte. Gentiloni ha altri toni, altri atteggiamenti ma il nuovo governo sottolinea fin troppo la continuità con il governo precedente. In fondo è la conferma che la svolta politica necessaria dopo la vittoria del No, da costruire anzitutto sul recupero dei principi costituzionali, non è nelle intenzioni della maggioranza di governo e quindi il nostro compito è più che mai attuale. Non è bastato far vincere il No, occorre proseguire il lavoro iniziato, rivendicare testardamente il risultato, che per quanto ci riguarda è quello dei Comitati per il No e contro l'Italicum insieme ai 750 comitati territoriali che via via si sono costituiti, partendo dagli iniziali 160.
Faremo di tutto per far valere la vittoria del No perchè nessuna prospettiva positiva si può costruire senza questo riconoscimento, mentre nel paese del gattopardo è sempre in agguato lo svuotamento, l'aggiramento, la palude.
L'altro dato non meno importante del risultato del referendum è la partecipazione al voto, alta oltre ogni più rosea aspettativa. Abbiamo sempre detto che noi volevamo il massimo di partecipazione al voto. Così è stato ed è stata smentita l'equazione più votanti uguale più forza per il Si. E' stato esattamente il contrario Chi oggi cerca di non rispondere al messaggio che viene dal voto si assume la grave responsabilità di contraddire la volontà di partecipazione, sia di chi è tornato al voto, sia di chi ha votato per la prima volta. E' un comportamento profondamente antidemocratico, diciamolo chiaro sarebbe un vero e proprio attacco alla democrazia, che potrebbe creare una pericolosa delusione, allargando astensionismo e sfiducia nella democrazia.
Il passaggio ora è ottenere una nuova legge elettorale per entrambe le Camere, in grado di superare questa fase di mancanza di legittimità della rappresentanza istituzionale. Legge che deve essere rispettosa dei principi costituzionali, tale da inserire una forte correzione proporzionale nella rappresentanza rispetto alla governabilità, che è diventato il moloch a cui tutto è stato sacrificato in questi anni, con risultati per di più devastanti, come dimostra la crisi economica e sociale più lunga e grave dal 1929.
Basta con la fase delle elites che vogliono imporre la loro volontà alla maggioranza. Infine i rappresentanti debbono essere eletti, a tutti i livelli, dai loro rappresentati, chiudendo la fase dei nominati dall'alto, che ha causato una delle cadute di credibilità del parlamento più gravi dalla Liberazione. O il parlamento torna centrale e credibile o la tentazione dell'uomo forte al comando prima o poi riemergerà.
Il risultato del 4 dicembre e la consapevolezza che il compito non è affatto concluso ci porta oggi a decidere di restare in campo. I Comitati per il No e contro l'Italicum, la rete dei 750 comitati territoriali, insieme alle associazioni e ai raggruppamenti di diversa natura che hanno lavorato insieme a noi resteranno in campo. Renzi ha tentato di costruire un rapporto diretto, plebiscitario tra capo e popolo, una sorta di presidenzialismo non dichiarato. Gli è andata male per nostra fortuna. Ora possiamo riprendere il cammino sapendo che la Costituzione prevede il diritto dei cittadini di associarsi e di partecipare alla vita democratica nelle forme previste. I partiti sono importanti per la vita democratica, anche se oggi il quadro che offrono è spesso desolante, ma noi non vogliamo diventare partito, né tanto meno presentare liste.
Cosa vogliamo essere ? Un insieme di cittadini consapevoli che insieme vogliono partecipare senza diventare partito ma rivendicando il diritto di condurre battaglie e di far pesare le proprie idee e proposte. Per questo sulla legge elettorale pensiamo di promuovere una petizione popolare sui nostri obiettivi per affermare i principi di fondo su cui dovrebbe fondarsi la nuova legge elettorale. Appena la Corte avrà emesso la sua sentenza sull'Italicum ci metteremo al lavoro e alla luce del documento che già conoscete scriveremo un testo da sottoporre alla firma dei cittadini e su cui fare iniziative politiche, cercando in ogni modo di farci ascoltare.
Lo stesso parlamento che aveva avuto l'arroganza di modificare la Costituzione e approvare l'Italicum oggi non può trincerarsi dietro la Corte costituzionale. La Corte si pronuncerà sulle istanze degli avvocati che fanno riferimento a noi. Chi più di noi può essere interessato al suo pronunciamento ? Dopo la sentenza della Corte però il parlamento dovrà comunque prendersi la responsabilità di approvare una legge elettorale che ci consenta di votare prima possibile, prima si chiude questa fase politica e istituzionale meglio è. Dovrà farlo rispettando l'esito del referendum, anche per questo vogliamo restare in campo. Dopo l'approvazione della nuova legge elettorale e prima del voto ci riuniremo di nuovo per darci una forma organizzativa nuova, più definita, anche se resterà un punto fermo la struttura a rete che ci siamo dati, da gestire con principi unitari e nel pieno rispetto delle diversità. Discuteremo di tutto, cosa vogliamo essere, come strutturarci, come chiamarci, ma ora dobbiamo completare il nostro lavoro sulla legge elettorale e sugli altri aspetti.
Altri pensano ad altri percorsi, del tutto legittimi ma diversi, che per questo ci aiutano almeno a comprendere cosa non vogliamo fare.
Dovremo occuparci anche di altri problemi: referendum promossi dalla Cgil sui diritti dei lavoratori a cui va il nostro appoggio nelle forme che concorderemo con la Cgil stessa, sostegno alle iniziative del mondo della scuola, con cui abbiamo sempre avuto uno stretto rapporto, per modificare la controriforma del governo Renzi, solo per ricordare due punti importanti.
Anche la Costituzione deve essere oggetto di attenzione. Non abbiamo mai detto che tutto deve rimanere com'è. Anzi il nuovo articolo 81 che sancisce il pareggio di bilancio deve essere modificato. Purtroppo l'approvazione improvvida e semiclandestina durante il governo Monti impedisce il referendum costituzionale ma è possibile promuovere un'iniziativa parlamentare e noi ci impegneremo in questo percorso ma solo con un nuovo parlamento, con quello attuale di Costituzione ci rifiutiamo di parlare, ha già fatto abbastanza danni.
I costituzionalisti sono stati fondamentali nella campagna per il No, insieme ai magistrati, agli avvocati e a quanti hanno a cuore la Costituzione senza essere giuristi. Su iniziativa del prof Pace dovranno farsi carico di condurre una riflessione alta sotto il profilo scientifico, costruita nel rispetto rigoroso del 138 e dei principi fondamentali della Costituzione, con l'obiettivo di mettere a fuoco la manutenzione eventualmente necessaria alla nostra carta fondamentale su punti precisi, da sottoporre sempre al vaglio dei cittadini.
La Costituzione va fatta conoscere, discussa e ancora di più attuata. Ci sono diritti fondamentali che la nostra Carta costituzionale, unica al mondo o quasi, prevede. Diritti fondamentali che in larga misura attendono tuttora di essere pienamente attuati.
Dobbiamo dedicare ogni nostra energia a questo impegno, rinunciando se necessario a qualcosa per mantenere in vita una rete di soggetti diversi che ha saputo fino ad ora trovare punti sostanziali di unità.
Attenzione: noi non potremo risolvere tutti i problemi, dobbiamo rivolgerci alle sedi istituzionali e ai partiti ma lo faremo bene se resteremo del tutto autonomi nelle idee e nelle modalità di lavoro. Il sentiero è stretto ma abbiamo dimostrato fin qui di essere capaci di percorrerlo. Proseguiamo.